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E.Deiana-Lettera alle/ai parlamentari che aderirono allaCoalizione contro la guerra in Iraq



Lettera alle parlamentari e ai parlamentari che aderirono alla Coalizione
contro la guerra in Iraq



Care colleghe, cari colleghi,



segnalo alla vostra attenzione il fatto seguente, che molto ha a che fare,
a mio giudizio, con l'impegno contro la guerra all'Iraq che nei mesi scorsi
abbiamo condiviso.

In questi giorni verrà discusso in sede referente presso le commissioni
Esteri e Difesa della Camera il DL n° 165/2003 relativo a "Interventi
urgenti a favore della popolazione irachena nonché proroga della
partecipazione italiana a operazioni militari internazionali". Seguendo una
assai negativa prassi che purtroppo si è ormai consolidata, tutte le
missioni militari italiane all'estero vengono discusse, senza alcune
distinzione sulla eventuale diversità di natura che possono presentare, in
un unico contenitore legislativo e pressoché esclusivamente sotto il
profilo del finanziamento o del rifinanziamento.

Come si evince dal decreto in questione, questo avviene inopinatamente
anche per l'invio del contingente in Iraq, che è già per altro partito da
tempo dall'Italia ed è già quasi operativo nel teatro di sua destinazione,
nel sud dell'Iraq. Come ben  sapete, circa la natura di questa missione
italiana si sono moltiplicati i distinguo da parte di esponenti del governo
e in particolare dei responsabili degli Esteri e della Difesa, il primo
tendente a accentuare il carattere umanitario, il secondo quello di
ristabilizzazione democratica, quindi più poliziesco-militare, della
missione. A tutt'oggi né il Parlamento né l'opinione pubblica sanno bene
qual sia il vero carattere e quali siano le reali finalità della missione.
Il DL pertanto vuole ratificare l'esistenza di qualcosa che continua a non
avere una precisa definizione. Inoltre la drammatica evoluzione del dopo
guerra in Iraq nonché le burrasche politico-istituzionali che hanno
investito direttamente i due protagonisti della guerra, il presidente Bush
e il premier Blair, accusati nei loro Paesi di aver falsificato,
manipolato, inventato le prove sull'esistenza delle armi di distruzione di
massa in Iraq,  avrebbe sicuramente richiesto un nuovo passaggio di
discussione in Parlamento, perché fosse più chiaro e precisato il profilo
della missione e soprattutto, alla luce del nuovo contesto internazionale,
per valutare se non fosse il caso di soprassedere completamente dall'invio,
impegnandosi, anche a livello di presidenza italiana dell'UE,  a lavorare
intensamente per una soluzione che investisse direttamente la
responsabilità dell'ONU nel cercare una soluzione di transizione per l'Iraq.

In questo contesto, l'invio delle truppe italiane, oltre a rappresentare un
gravissimo atto di reiterazione dell'appoggio del nostro Paese alla guerra
contro l'Iraq, oltre a far svolgere ai nostri militari il ruolo di truppe
occupanti, coinvolgendo l'Italia in un'avventura che sempre più chiaramente
mostra i segni dell'intervento neo-coloniale ed esponendo anche a gravi
rischi la vita dei soldati là inviati, conferma una sempre più accentuata
linea di tendenza da parte del Governo di depotenziamento del ruolo e delle
funzioni del Parlamento.

Vi invito pertanto a riflettere sulla necessità di criticare fortemente la
presentazione di questo decreto calderone da parte dell'esecutivo,
pretendendo che l'invio delle truppe italiane in Iraq sia oggetto di uno
specifico e approfondito iter di discussione parlamentare, distinto e
separato da quello delle altre missioni, che non dia per scontato e
assodato il già avvenuto ma che lo rimetta liberamente in discussione come
necessario e urgente che avvenga alla luce di tutto quello che sta
avvenendo.

Molto cordialmente



Elettra Deiana



14 luglio 2003