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Internazionale #5 di Roberto Di Nunzio - 7 luglio
- Subject: Internazionale #5 di Roberto Di Nunzio - 7 luglio
- From: "kowalski" <kowalski@informationguerrilla.org>
- Date: Mon, 7 Jul 2003 11:15:14 +0200
- Importance: Normal
La pena capitale negli Stati Uniti. Dalla parte degli afro-americani nel
braccio della morte
di Roberto Di Nunzio - http://www.nuovimondimedia.it
Bianca Cerri, con forza, determinazione e passione riesce ad introdurci nel
tema della pena di morte negli Stati Uniti raccontando cosa vuol dire per i
condannati vivere nelle prigioni Usa, e quando sia ancora più difficile per
gli afro-americani. Persino nel braccio della morte.
Cos'è il "P.u.r.e"? "Il "P.u.r.e" (Panters United of Revolutionary
Education) è stato fondato da Emerson Rudd e Kamau Wilkerson, condannati a
morte in America a 18 anni e giustiziati rispettivamente nel 2000 e nel
2001. E' un movimento nato nel braccio della morte della prigione federale
del Texas nel 1994. Oggi, a capo del movimento c'è Howard Guidry, 26 anni,
condannato alla pena capitale per un reato commesso a 17 anni. Guidry,
insieme ai suoi compagni "dead man wolking" ed a tutti i detenuti rinchiusi
nelle prigioni nord-americane denuncia la pratica degli arresti di massa di
migliaia di giovani afro americani negli Stati Uniti al solo scopo di
poterne sfruttare il lavoro nell'industria carceraria. Decine di
"afrikaner", inoltre, vengono sistematicamente condannati a morte e
giustiziati in America a seguito di processi dalla durata di poche ore,
senza il rispetto delle minime garanzie per i diritti umani degli imputati,
e dove troppo spesso gli accusati afro-americani vengono giudicati da giurie
interamente composte da bianchi".
L'organizzazione, se non sbaglio, denuncia una sorta di ipocrisia da parte
di molte delle associazioni che si definiscono "contro la pena di morte".
Cosa mi puoi dire in proposito?
"I compagni del "P.u.r.e" lamentano la strumentalizzazione del drammatico ed
insoluto problema della pena capitale negli Usa da parte di gruppi di
opinione europei ed americani che si definiscono "umanitari", ma che nei
fatti si limitano a sbandierare le storie e le facce dei condannati a morte
in modo autoreferenziale. Queste associazioni non possono rappresentare chi
lotta per la salvezza della propria vita in un ambiente che non cessa di
elaborare metodi e strumenti sempre più raffinati per reprimere chi attende
di essere giustiziato".
Il problema degli afro-americani, all'interno delle carceri statunitensi,
rappresenta poi un problema nel problema, è vero?
"Gli afro-americani condannati a morte negli Stati Uniti combattono una
lotta simile a quella di qualsiasi altro popolo vittimizzato dalla
bestialità dell'uomo contro l'uomo. Le autorità carcerarie che li hanno in
custodia impongono loro ogni giorno punizioni eccessive e crudeli che
dureranno sino all'ultimo istante precedente l'esecuzione. Il "P.u.r.e"
chiede di essere sostenuto, nella sua lotta per la dignità che spetta a ogni
essere umano condannato a morte o meno, a tutti i compagni e alle compagne
europei, e riuscire ad offrire un minimo del loro tempo per arrivare ad
aprire un dibattito serio e condiviso sulle condizioni di vita di migliaia
di afro-americani incarcerati nei gulag americani. Molti di loro in attesa
della morte".
Quando hai iniziato ad occuparti di "P.u.r.e."?
"I miei contatti con gli uomini condannati a morte negli Stati Uniti sono
iniziati molti anni fa, con la scelta tutta privata di iniziare una
corrispondenza per lettera con un giovanissimo condannato alla pena
capitale. Malato di Aids e quasi completamento cieco. Ho poi compiuto
diversi viaggi in America per riuscire ad incontrarlo di persona. Quello che
mi si è svelato davanti agli occhi è stato uno scenario di repressione,
brutalità, arbitrio, corruzione, abusi di potere. Uno scenario al di là di
ogni immaginazione".
Quindi hai incominciato a conoscere anche la realtà sociale più profonda e
meno conosciuta degli Stati Uniti…….
"Si parla dell'imperialismo americano da sempre, e siamo in molti a
conoscere la parte avuta dagli Stati Uniti nelle vicende di tanti paesi e di
tanti popoli. Mi piace ricordare sempre che esiste anche un sorta di assedio
interno alla provincia americana, che quotidianamente criminalizza, incarcer
a e spinge in condizioni di emarginazione estrema i cittadini più fragili,
le minoranze etniche più vulnerabili. Queste sono le categorie alle quali in
genere è riservata la condanna alla pena capitale".
Tu hai scritto un libro bellissimo, recentemente, che ha avuto il merito di
mettere in luce i temi che ti occupano con tanta passione, impegno civile e,
lasciamelo dire, con una contagiosa capacità di comunicazione…
"Si, è vero, a settembre dello scorso anno ho pubblicato "America Letale",
un libro per la casa editrice "DeriveApprodi", che ha ricevuto un buona
accoglienza e che Andrea Colombo sul Manifesto ha definito "un rapporto
agghiacciante sulle attuali forme di tortura". Mi ha poi fatto molto piacere
che Nanni Balestrini l'abbia inserito nel sito web di "RaiLibri", e questo
nonostante i temi trattati non siano certo facili. Con "America Letale" mi
sono presa la responsabilità di denunciare la corruzione di quei legislatori
americani che "gestiscono" i processi che sfociano nella pena capitale, e
sono stata in grado di fare i nomi e rendere pubblici gli abusi compiuti. Ma
soprattutto ho deciso di prendere una posizione di distanza netta dal
"buonismo", dai pastrocchi dei radicali e di altre organizzazioni cattoliche
che strumentalizzano i diritti umani per farsi un giro in televisione o per
ramazzare qualche offerta economica".
Un'accusa grave, la tua.
"I prigionieri del braccio della morte non vogliono essere un "prodotto"
adatto per le fortune degli altri, ma al contrario e con decisione affermare
la loro condizione in prima persona. Molti convogliano le energie nella
protesta sociale e nella formazione di una coscienza tentando di non
rimanere isolati dal mondo. Credimi, la cosa che rifiutano maggiormente è
l'ipocrisia delle destre che da un lato si fanno garanti di una moratoria
sulle esecuzioni con il Governatore dell'Illinois per poi estradare a forza
un cittadino siriano colpito da sentenza capitale e approvare una legge che
prevede l'uso della forza militare sui disperati che riescono a sfuggire
alla fame e alla miseria della loro terra. I radicali italiani si comportano
come se avessero una specie di monopolio sul problema della pena di morte, e
poi appoggiano incondizionatamente l'attacco all'Iraq e si ritrovano in
compagnia dei più convinti sostenitori della globalizzazione. Per i
condannati a morte non ha senso che partiti e organizzazioni di formazione
schiettamente poliziesca rappresentino il loro diritto alla vita".
Nei bracci della morte, i diritti umani e civili dei prigionieri sono
praticamente ridotti a zero. Ma, se è possibile fare una classifica delle
violazioni, qual'è quella che denunceresti con più forza?
"Nelle carceri e nei bracci della morte di tutta l'America esistono delle
tremende realtà punitive: strumenti elettronici come gli anelli "punitivi",
le "maschere" di cartone, le "sedie di contenimento", i manganelli
elettrici. Solo per cirae alcune delle forme di tortura. Un numero
imprecisato di detenuti muore ogni anno (o forse sarebbe meglio dire che
rimane ucciso) per cause legate al sovra-affaticamento da lavoro. Dopo
essere stato costretto a produrre ricchezza per le multinazionali,
retribuiti con pochi cents l'ora. Ma nessuno, ripeto, nessuno ha mai
ritenuto opportuno assumere pubblicamente una posizione critica sui
trattamenti riservati agli oltre due milioni di prigionieri detenuti nelle
galere degli Stati Uniti".
Ma in Italia, non è stata portata recentemente in parlamento una richiesta
di moratoria contro la pena di morte?
"Il primo firmatario risulta essere il deputato di Forza Italia La Loggia,
il quale non oserebbe certamente arrecare un simile dispiacere al suo capo
Berlusconi ed al governo americano di Mister Bush. Neppure le esplicite
forme di razzismo tuttora imperanti nei tribunali americani, dove ad esempio
i procuratori distrettuali consigliano ai colleghi più giovani (per
iscritto) di non ammettere neri nelle giurie o dove, per fare un altro
esempio quando imputato è un nero, il giudice si prende l'arbitrio di
saltare la fase preliminare del processo. Quella nella quale si dovrebbero
esprimere le maggiori garanzie per l'imputato. Trovare un bianco condannato
a morte per aver ucciso un nero è un'impresa titanica, ma migliaia di neri
sono condannati per reati contro i bianchi anche in assenza di prove. Cosa
questa che non sembra preoccupare troppo coloro che si pavoneggiano avvolti
nella bandiera di "attivista per i diritti umani".
Cosa dovremo fare tutti per dar voce alle proteste dei prigionieri
condannati a morte?
"E' veramente giunta l'ora che le proteste dei condannati e dei detenuti
trovino una visibilità stabile e prioritaria all'interno di tutti i
movimenti che vogliono impedire l'"americanizzazione" del mondo. Una
sindrome dalla quale sembrano essere afflitti in molti". Padre Alex
Zanotelli, per citare una figura autorevole del "movimento" italiano non
perde occasione per prendere posizione su questi temi…… "Padre Zanotelli ha
parlato oggi (venerdì 4 luglio, ndr) dell'industria carceraria. E ne sono
davvero lieta. In più ti posso anticipare che sto per terminare un altro
libro sul carcere inteso come "forza centrifuga" del potere degli Stati
Uniti. Mille storie terribili e drammatiche di quanti sono torturati,
manipolati fino ad essere letteralmente "annientati" dal sistema carcerario
degli Usa. Ma che nonostante questo continuano ad esprimere il loro talento,
in alcuni casi il "genio", in altri persino originali teorie politiche,
arrivando a rappresentare con assoluta efficacia tutti gli aspetti di
quell'oppressione che ha cercato di assoggettarli. Dobbiamo entrare
nell'ordine di idee che costoro vanno sostenuti con la stessa forza ed
onestà intellettuale che usiamo, quotidianamente, per schierarci a fianco di
tutte le categorie di lavoratori che lottano".
(Per quanti volessero aiutare Bianca Cerri e l'attività del "P.u.r.e"
sappiano che ora, proprio in questi giorni, sarebbe impellente far pervenire
ai militanti dell'organizzazione imprigionati una macchina da scrivere, un
Atlante degli Stati Uniti ed un abbonamento al quotidiano US Today. Per far
questo è possibile scrivere a Bianca Cerri: bcerri2000@yahoo.com)
Roberto Di Nunzio
http://www.nuovimondimedia.it