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Storia del movimento per la pace in Italia - gli ultimi 50 anni - bozza



Storia movimento per la pace

Il movimento per la pace e i partiti politici

Partito Radicale
Negli anni Settanta le iniziative antimilitariste sono sostenute 
prevalentemente, a livello politico, dal Partito Radicale che in 
particolare si batte sui temi dell'obiezione di coscienza.
Con uomini sandwich sui luoghi delle parate militari del 4 novembre ("festa 
della vittoria") e del 2 giugno ("festa della repubblica"), i radicali 
organizzano diverse dimostrazioni e finti cortei funebri cre creano 
scompiglio fra i militari. Vengono organizzate inoltre manifestazioni 
contro le basi nucleari come quella della Maddalena. Il Partito Radicale 
promuove un'apposito centro di ricerca - l'IRDISP - che svela la mappa 
delle installazioni militari in Italia, ossia "cio' che i russi gia' sanno 
e che gli italiani non conoscono ancora". In quegli anni il Partito 
Radicale puo' giocare a pieno campo in quanto il PCI attutisce la critica 
alla NATO fino ad accettare di farne parte (1974). Negli anni Settanta il 
Partito Radicale e' tra i promotori della LOC, la lega degli obiettori di 
coscienza. In questo periodo Pannella da' l'impressione di voler prendere 
la testa del movimento pacifista e di voler diventare il "Gandhi italiano". 
I pacifisti vengono rimproverati di farsi strumentalizzare dai radicali o 
di essere dei radicali camuffati; e' il periodo in cui i pacifisti vengono 
blanditi dai radicali e visti con sospetto dai comunisti. Il Partito 
Radicale promuove, durante il periodo della "solidarieta' nazionale", un 
referendum contro i tribunali militari; la sua strategia passera' poi negli 
anni Ottanta verso obiettivi quali la lotta alla fame nel mondo 
differenziandosi (e dissociandosi) dal movimento pacifista che marciava 
contro gli euromissili e che aveva ricominciato a vedere la presenza dei 
comunisti. Il Partito Radicale privilegera' poi altre tematiche e lascera' 
da parte le sue tradizioni antimilitariste per appoggiare negli anni 
Novanta la Guerra del Golfo e la Guerra in Kosovo.

PCI
Negli anni Cinquanta e Settanta il PCI e' schierato su posizioni 
"pacifiste", favorevoli al disarmo atomico, alla fine della guerra 
fredda  e alla distensione internazionale. Intellettuali e artisti di 
ispirazione marxista saranno impegnati per costruire una "coscienza umana" 
che ripudiasse la guerra. Gianni Rodari con le sue favole, Pablo Picasso 
con i sue colombe e Bertolt Brecht con le sue poesie saranno gli artefici 
di questa "cultura della pace" che entrera' nei libri di scuola. Il PCI e' 
schierato contro la Nato ed e' favorevole ad uno spostamento dell'Italia 
nel settore dei paesi non-allineati come l'India e la Jugoslavia, ossia non 
facenti parte ne' della NATO ne' del Patto di Varsavia. La crescita del suo 
peso politico e la crescita del movimento del sessantotto generano 
preoccupazione negli ambienti Nato e ne consegue una stagione torbida 
aperta nel '69 dalle bombe a Piazza Fontana e da una strategia della 
tensione che vede la copertura dei servizi segreti italiani, secondo alcuni 
"deviati", secondo altri perfettamente allineati con i piani della Nato 
(con cui i servizi segreti italiani sono integrati). Dalla stagione delle 
bombe nelle piazze e nei treni il PCI riesce ad uscirne grazie a due mosse: 
una forte mobilitazione unitaria con il movimento sindacale e una revisione 
dei suoi principi di politica estera. Il PCI giunge ad accettare la Nato e 
dopo poco finiscono gli attentati neofascisti coperti dai servizi segreti. 
Questo "patto di non belligeranza" fra PCI e Nato ha come conseguenza la 
graduale fuoriuscita, dall'azione del PCI, degli elementi di critica verso 
le forze armate e di attivismo politico al suo interno (rimarra' solo Lotta 
continua ad organizzare i "Proletari in Divisa") per limitarsi 
all'approvazione di principi che "democratizzassero" l'Istituzione 
militare. Il PCI della seconda meta' degli anni Settanta non promuovera' un 
controllo e un'opposizione intransigenti nell'ambito dei piani militari, 
tanto che verra' messa in cantiere la "portaelicotteri" Garibaldi, la quale 
via via diventera' - nel silenzio - una portaerei, la prima portaerei 
italiana. Episodi del genere vedono l'opposizione dei soli radicali 
(Rutelli inviera' un esposto alla procura della repubblica per la 
conversione della Garibaldi in portaerei). Da1976 al 1979, il PCI persegue 
una politica di solidarieta' nazionale con la DC passando dall'opposione 
all'astenzione e all'appoggio esterno a governi presieduti da Andreotti. In 
questo periodo l'Italia vende prevalentemente armi a paesi in dittatoriali. 
Agli inizi degli anni Ottanta il PCI cambia strategia politica passando dal 
compromesso con la DC (anni della solidarieta' nazionale) ad un'opposizione 
che - giunto al governo Craxi - si fa sempre piu' intransigente. Il 
movimento pacifista viene in varie realta' sostenuto anche economicamente 
dal PCI che paga viaggi in corriera, fax, volantini, mette a disposizione 
strutture; Craxi ha la netta sensazione che Berlinguer gli voglia 
"scagliare contro" il movimento pacifista e negli anni Ottanta e' proprio 
il PSI il partito piu' deciso a criticare "i pacifisti a senso unico". 
Cosi' come negli anni Settanta i pacifisti erano rimproverati di farsi 
strumentalizzare dai radicali o di essere dei "radicali camuffati", ora 
negli anni Ottanta i pacifisti vengono rimproverati di farsi 
strumentalizzare dai comunisti, se non considerati come dei "comunisti 
camuffati".
E' questo il periodo delle marce contro gli euromissili che giungono a 
manifestazioni oceaniche mai viste (l'Unita' parlera' di un milione di 
persone in piazza nel 1983). Durante la Guerra del Golfo con l'Irak il PCI, 
pur schierandosi contro la guerra, non sostiene il movimento pacifista con 
la stessa decisione del periodo degli euromissili; e' infatti impegnato in 
un dibattito interno che portera' amutarsi in PDS e al distacco di 
Rifondazione Comunista. All'interno del PCI emergono esplicitamente le due 
anime storiche, quella pacifista di Ingrao e quella realista di Napolitano. 
Prevarra' la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarieta' agli Usa e 
alla Nato, la quale avra' la sua definitiva consacrazione nella guerra del 
Kosovo con la posizione ferma di D'Alema, definito da Clinton affidabile 
"come una roccia".

PSI e mondo laico
La vicenda del PSI assomiglia alla parabola del Partito Radicale e del 
PCI-PDS. Partito da concezioni pacifiste, il PSI smorza poi la sua iniziale 
identita' per passare ad essere un partito filo-Nato. Il PSI e' uno dei 
pochi partiti dell'internazionale socialista (la Seconda Internazionale) 
che si schiera contro la prima guerra mondiale e questa sua natura 
pacifista viene rimarcata, subito dopo la fine del fascismo, nei lavori 
della Costituente in cui i socialisti sono tra i piu' aperti ai temi della 
pace e del disarmo. In particolare Sandro Pertini si battera' perche' nella 
Costituzione si fissi il principio che le spese militari non possano 
superare quelle per l'istruzione, salvo apposita legge promulgata dal 
parlamento. Questo principio costituzionale verra' bocciato. E' pero' 
indicativo dell'impegno dei socialisti che si caratterizzeranno per un 
impegno per la pace. L'impegno pacifista dei socialisti non sara' succube 
rispetto ai piani di Mosca che puntava ad un movimento per la pace 
internazionale contro l'atomica nel periodo in cui non poteva disporre di 
un arsenale nucleare competitivo con gli Usa. Sempre i socialisti saranno i 
piu' aperti verso le tematiche dell'obiezione di coscienza, divenendo gli 
interlocutori in Parlamento dei nonviolenti. Il leader del movimento 
nonviolento italiano e' Aldo Capitini, di formazione liberalsocialista, ed 
e' nel filone culturale liberalsocialista che maturano le concezioni 
libertarie e antimilitariste piu' consone ai movimenti pacifisti; alle 
marce di Capitini parteciperanno i repubblicani con le loro bandiere 
(mentre in seguito i repubblicani saranno i piu' critici verso i 
pacifisti); Norberto Bobbio maturera' in queste esperienze gli elementi 
"pacifisti" della sua concezione laica; qui si formera' anche la cultura 
dei radicali e dei precursori dei verdi. La cultura laica e socialista si 
caratterizza come "pacifismo non allineato", sulla scia degli appelli di 
Bertrand Russel e di Albert Einstein per il disarmo nucleare. L'impegno 
pacifista dei socialisti italiani perdura fino alla meta' degli anni 
settanta, quando il responsabile delle forze armate e' l'ex ufficiale della 
marina militare Falco Accame, il quale diventa presidente della Commissione 
Difesa. Con l'avvento di Craxi, Falco Accame non ha piu' spazio e termina 
la sua militanza socialista, mettendo le sue competenze al servizio di 
iniziative pacifiste.

DC mondo cattolico
L'esperienza di governo della DC e la guerra fredda relega in secondo piano 
gli esponenti "pacifisti" presenti al suo interno. Essi fanno riferimento a 
La Pira e Dossetti. In particolare La Pira, sindaco di Firenze eletto come 
indipendente nella DC, sara' un riferimento essenziale con la sua politica 
di unione "dal basso" delle citta' e dei sindaci contro la minaccia 
nucleare. All'interno della DC si apre negli anni Sessanta una stagione di 
rinnovamento, in sintonia con l'apertura del Concilio Vaticano Secondo 
inaugurato da Papa Giovanni XXIII. E' in questo contesto che si fanno 
strada nel mondo cattolico le idee di pace e solidarieta' di Raoul 
Follereau che mobiliteranno milioni di giovani cattolici e non.
Figure come don Milani, padre Barducci e Gozzini faranno dibattere il mondo 
cattolico sui temi della pace. Anche nella DC saranno discusse - fra 
segnali di apertura e reazioni di chiusura - le questioni dell'obiezione di 
coscienza che porteranno poi nel 1972 all'approvazione della prima legge 
sull'obiezione di coscienza.

Verdi e Rifondazione Comunista
I verdi si sono posti come gli interlocutori del movimento pacifista 
nonviolento avendo recepito in origine quegli elementi di identita' 
culturale della cultura gandhiana. Non a caso al loro interno sono 
confluiti vari ex radicali. Ma la guerra del Kosovo, che ha visto la 
partecipazione di vari governi europei con i verdi al governo, ha prodotto 
all'interno dell'"internazionale verde" lo stesso effetto dirompente che 
venne scatenato sulla Seconda Internazionale dall'assenso dato alla guerra 
da vari partito socialisti e socialdemocratici. La cultura dei verdi si sta 
pertanto spostando verso una priorita' della difesa dei diritti umani in 
funzione della quale giustificare le azioni militari come quelle nel Kosovo.
Rifondazione Comunista - a differenza dei verdi - e' nata non su 
presupposti gandhiani ma su presupposti marxisti che non escludono ma 
prevedono l'uso della forza per scopi di giustizia. Pertanto l'appoggio 
dato da Rifondazione Comunista al movimento pacifista non giunge a 
promuovere anche quella cultura delle nonviolenza che ne e' la 
caratteristica nuova e distintiva rispetto al "vecchio" movimento per la 
pace degli anni cinquanta e sessanta.

1947
L'Assemblea Costituente delinea una nuova costituzione in cui all'articolo 
11 viene sancito: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla 
liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie 
internazionali". Alcuni socialisti cercano di spingere oltre il dettato 
costituzionale proponendo un emendamento che avrebbe reso legale 
l'obiezione di coscienza e negato l'adesione ad ogni patto militare: "Il 
servizio militare non e' obbligatorio. La Repubblica, nell'ambito delle 
convenzioni internazionali, attuera' la neutralita' perpetua" (emendamento 
Cairo, PSLI, Chiaramello, PSLI e Calosso, PSI).
Sempre in sede di Assemblea Costituente il socialista Pertini, assieme a 
Calosso, Chiaramello e Matteotti, propone che "nel bilancio dello Stato le 
spese per le forze armate non potranno superare le spese della Pubblica 
Istruzione, salvo legge del Parlamento di durata non superiore ad un anno". 
Ma la proposta venne giudicata demagogica e fu bocciata anche dai 
comunisti. (Fonte: Sergio Albesano, "Storia dell'obiezione di coscienza in 
Italia", ediz.Santi Quaranta, Treviso, 1993)
Il sindacato CGIL attua una forma di azione nonviolenta definita "non 
collaborazione", che viene cosi' definita in un comunicato ufficiale: "Una 
limitazione dell'attivita' lavorativa a cio' che e' di stretto obbligo 
contrattuale, senza quell'apporto supplementare di sforzo fisico o 
intellettuale che il prestatore si impone volontariamente  per ottenere il 
maggior rendimento possibile". (Soccio p.298)

1948
Nel novembre 1948 scoppia il caso Pinna. Pietro Pinna si dichiara infatti 
obiettore di coscienza. Viene processato e incarcerato perche' la legge 
italiana allora non prevedeva l'obiezione di coscienza. Queste erano le 
carceri militari per obiettori, descritta da un anonimo detenuto: "Lunghe 
m.2, larghe m.1,50, molto umide, con l'acqua talvolta per terra e con 
pochissima luce. Il detenuto deve vivere in quella tomba a pane e acqua". 
(Albesano p.51)

1949
Sotto la guida di Di Vittorio, leader della CGIL, si inaugurano forme 
originali di lotta non violenta quali lo "sciopero alla rovescia" 
consistente nel lavorare per opere di pubblica necessita' e nel chiedere di 
ottenere il pagamento. L'azione viene intrapresa da disoccupati e operai, 
come nelle miniere abruzzesi, nella Valle Padana, a Cerignola, ecc. La 
tecnica dello scipero alla rovescia verra' ripresa da Danilo Dolci.
Inoltre si verificano forme di lotta contigue allo "sciopero alla 
rovescia": i contadini marciano sulle terre incolte dei latifondi (la cui 
suddivisione era stata prevista dalla Costituzione ma non attuata per 
ragioni politiche), picchettano i terreni per indicarne la presa di 
possesso e cominciano ad ararle e a seminarle. Il governo a guida DC, 
invece di attuare la Costituzione, si attiva per la difesa delle proprieta' 
dei latifondisti e manda i carabinieri che in varie occasioni sparano sui 
contadini. Diversi gli eccidi. (Soccio p.296)
Il 23 novembre il socialista Calosso e il cattolico Giordani unificano in 
un unico disegno di legge le loro precedenti proposte per il riconoscimento 
dell'obiezione di coscienza.

1950
Elevoine Santi, studente di architettura, viene arrestato per obiezione di 
coscienza. Egli si sacrifica volutamente ritenendo che la presenza di un 
obiettore in carcere potesse aiutare l'approvazione di una legge 
sull'obiezione di coscienza. Di idee antifasciste, questo giovane aveva 
partecipato alla Resistenza senza mai portare armi con se', ottenendo la 
qualifica di "patriota". Santi e' membro del Servizio Civile 
Internazionale, il cui scopo e' di "offrire al governo dei Paesi che hanno 
la coscrizione militare obbligatoria un modello pretico, che funzioni, di 
servizio alternativo volontario per gli obiettori di coscienza: servizio 
faticoso, gratuito, su scala internazionale, che faccia incontrare e 
collaborare insieme giovani di varie nazioni, classi, religioni, ideologie 
politiche, generando il rispetto, la comprensione reciproca, il culto 
dell'uomo, la conciliazione, l'amore". Santi scrive al Presidente della 
Repubblica e al Ministro della Difesa: "Al mondo siamo tutti fratelli. La 
morte di unqualsiasi individuo e' un lutto per me. Con la guerra si 
distrugge l'umanita': gli eserciti, anche in pace, preparano questa 
distruzione; per questo mi rifiuto di servire l'esercito". Mentre Santi e' 
nel carcere militare di Gaeta, Albert Einstein dischiara in una lettera: 
"Verso il signor Santi e per il modo con cui ha agito, io provo stima e 
simpatia. E' una vergogna che al tempo nostro la schiavitu' dell'individuo 
arrivi a tal punto che esso e' obbligato dallo Stato ad agire in modi 
riprovati dalla sua coscienza come immorali. Volentieri rilascio pubblica 
dichiarazione di questa mia convinzione". Santi viene punito dal cappellano 
del carcere militare per non essersi messo sull'atenti davanti a lui. 
(Albesano p.52)
Sulla Civilta' Cattolica, organo dei gesuiti, padre Messineo prende 
posizione sull'obiezione di coscienza scrivendo: "I giudici che hanno 
condannato il giovane Pinna a due anni di reclusione come renitente di leva 
hanno compiuto il loro dovere e la Camera compira' il proprio respingendo 
la proposta di legge. La pericolosita' del soggettivismo, che con essa si 
intende rendere legale, si puo' gia' vedere in atto nel rifiuto degli 
operai di qualche industria bellica di lavorare alla produzione delle armi".
Per protestare contro la guerra fredda i portuali di Genova, Ancona e altri 
porti si rifiutano di scaricare le armi destinate alle basi americane in 
Italia. (Soccio, p.298)

1954
Franco Alasia, un operaio di una fabbrica milanese, si rifiuta di fresare 
un coperchietto per strumenti bellici, pagando con il licenziamento 
l'affermazione della propria coscienza (Soccio p.316).

1956
Danilo Dolci, facendo esplicito riferimento all'articolo 4 della 
Costituzione che sancisce il diritto al lavoro, organizza uno "sciopero 
alla rovescia" di centinaia di disoccupati siciliani per riattivare una 
trazzera intransitabile. Due anni piu' tardi la tecnica viene adottata da 
tremila braccianti a Enna per iniziare la costruzione di una diga. Sono 
forme di lotta che il movimento operaio italiano ha elaborato al fine di 
gestire il conflitto con strumenti non violenti e creativi. Per alcuni 
questa era nonviolenza tattica, per altri (come Danilo Dolci) queste 
esperienze erano programmate in un'ottica strategica.

1961
Il 24 settembre Aldo Capitini inaugura la prima "Marcia per la pace e la 
fratellanza fra i popoli" da Perugia ad Assisi a cui partecipano decine di 
migliaia di persone di diverso orientamento politico; viene procalmato che 
la pace "e' un bene troppo importante per lasciarlo nelle mani dei soli 
governanti". Perche' Capitini sceglie la forma della marcia e non del 
comizio? "Nella marcia - egli dice - non ci sono capi, ognuno e' uguale 
agli altri, e ognuno puo' esprimere la sua aspirazione con un cartello. La 
marcia tocca le case, si mostra al popolo, e' un atto piu' che parole". 
(Soccio p.309)
Il 18 novembre il sindaco di Firenze Giorgio La Pira fa proiettare il film 
"Non uccidere", del regista francese Claude Autant-Lara. Il film narra un 
fatto accaduto realmente, quello di un giovane francese che si rifiuto' di 
indossare l'uniforme militare perche', come cattolico, non voleva imparare 
ad uccidere. Poiche' il film esaltava la figura di un obiettore di 
coscienza, la commissione ministeriale sulla censura vi aveva rintracciato 
il reato di istigazione a delinquere e lo escluse dalle sale 
cinematografiche. Tale censura aveva gia' suscitato l'indignazione del 
deputato Sandro Pertini che, assieme ad altri socialisti, aveva presentato 
un'interrogazione parlamentare. Ma il sindaco va oltre e, con un atto di 
disobbedienza civile, infrange, nella citta' di cui e' sindaco, il divieto 
di proiezione e invita giornalisti e uomini di cultura a vedere il film. 
Scoppia un caso internazionale, dato che anche in altre nazioni il film era 
stato boicottato fin dall'inizio, tanto che per girarlo il regista era 
stato costretto ad andare in Jugoslavia, poiche' ne' la Francia ne' 
l'Italia avevano autorizzato le riprese nel loro territorio. (Albesano p.62)
Una sentenza del Tribunale Supremo Militare respinge la tesi della difesa 
di alcuni obiettori, la quale sosteneva che tra i diritti umani 
fondamentali tutelati dall'art.2 della Costituzione fosse compreso il 
diritto di non uccidere. (Albesano p.65)

1962
Rifiuta di indossare la divisa Giuseppe Gozzini, primo obiettore di 
coscienza cattolico che in Italia entra in galera per corenza con il quinto 
comandamento: "Non uccidere".
In Francia - dopo il dibattito suscitato dal film "Non uccidere" di Claude 
Autant-Lara - viene approvata una legge che consente l'obiezione di coscienza.

1963
Un'altra serie di episodi fa discurere: si dichiarano obiettori di 
coscienza il laico socialista Susini e i cattolici Viale e Fabbrini. 
L'obiezione di coscienza apre un dibattito pubblico: padre Balducci, che 
solidarizza con gli obiettori, vIenE denunciatO per apologia di reato. Ecco 
la dichiarazione che "incrimina" Padre Balducci: "Quando in nome della 
patria si spregiano gli scrupoli della coscienza e si oltrepassano i 
superiori limiti tra il giusto e l'ingiusto siamo gia' nel paganesimo. 
Motivo di piu', questo, per avere un attimo di silenziosa ammirazione per 
coloro che a proprie spese testimoniano un'assoluta volonta' di pace (...) 
Un cattolico in caso di guerra totale ha, non dico il diritto, ma il dovere 
di disertare". (Albesano p.71)
Sul Resto del Carlino Salvador De Madariaga scrive: "Il modo migliore per 
mettere al bando le bombe e' quello di mettere al bando i pacifisti". 
(Albesano p.72)

1965
L'11 febbraio un gruppo di cappellani militari in congedo della Toscana 
votano un ordine del giorno in cui "considerano un insulto alla Patria e ai 
suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza", che, estranea al 
comandamento cristiano dell'amore, e' espressione di vilta'". Don Milani 
riponde inviando una lettera ai giornali che e' considerata ancora oggi un 
documento della cultura della pace: viene denunciato. Comincera' per don 
Milani un lungo processo che durera' fino alla sua morte.

1966
Il 4 novembre viene dichiarato dagli antimilitaristi "non festa ma lutto" e 
in occasione delle parate militari sono organizzate delle 
contomanifestazioni. "Rifiutando il significato nazionalista, patriottardo, 
militarista che ufficialmente veniva dato alla manifestazione - scrive 
Matteo Soccio - i nonviolenti sostenevano un modo migliore di onorare i 
caduti, quello di festeggiare la vittoria della pace sulla guerra". (Soccio 
p.315)

1967
Danilo Dolci presiede un comitato che promuove una marcia per la pace nel 
Vietnam che parte il 4 novembre e si snoda per tutta l'Italia, giungendo 
davanti a Montecitorio il 29 novembre. La marcia, a cui partecipano 
esponenti dell'America dissidente e pacifista e una rappresentanza 
vietnamita, chiede una dissociazione del governo italiano dall'aggressione 
Usa nel Vietnam.

1968
Il 15 gennaio un terribile terremoto distrugge la valle del Belice in 
Sicilia. La colpevole lentezza con cui lo stato procede nella 
ricostruzione, spinge millecinquecento terremotati a presidiare 
Montecitorio a marzo: il Parlamento approva rapidamente la legge sulla 
ricostruzione. Ma la legge non viene applicata e gli abitanti del Belice 
avviano alcune forme di disobbedienza civile, fra cui il rifiuto del 
servizio di leva. Alla fine di un nuovo presidio, i giovani del Belice 
vengono esonerati dal servizio militare per potersi dedicare alla 
ricostruzione dei paesi distrutti. (Soccio p.306)

1970
Manrico Mansueti, impiegato comunale di Sarzana (La Spezia), detrae dalla 
sua dichiarazione dei redditi il 12,5%. Non vuole destinare tale somma al 
Ministero della Difesa ma ad un lebbrosario in India. Motiva tale 
intenzione con una lettera all'Ufficio delle Imposte dirette e, per 
conoscenza, al Ministero della Difesa e delle Finanze. Ne parlano i 
giornali e Mansueti riceve diverse attestazioni di solidarieta', fra cui 
quella del Consiglio Comunale di Sarzana, espressa in un apposito ordine 
del giorno.
L'esempio di Mansueti viene seguito in quell'anno da Giuseppe Franchi, 
insegnante di Borgo a Buggiano (Pistoia). Negli anni successivi le 
obiezioni alle spese militari si faranno piu' frequenti fino a diventare 
una campagna nazionale ufficiale nel 1981.
Si verificano anche forme di non collaborazione e di boicottaggio per 
protestare contro la violazione dei diritti umani in Grecia ad opera della 
"dittatura dei colonnelli": trentacinquemila portuali si rifiutano di 
scaricare merci da navi greche per solidarieta' con la lotta del popolo greco.
(Soccio p.298)

1972
Viene approvata la prima legge sull'obiezione di coscienza.

1973
Pinochet prende il potere in Cile con un golpe ai danni del presidente 
socialista Allende, democraticamente eletto; con il sostegno della Cia, 
Pinochet elimina migliaia di socialisti e comunisti. I portuali italiani 
boicottano le navi cilene rifiutandosi di scaricare le merci importate dal 
Cile e di caricare macchinari destinati al Cile. (Soccio p.298)

1977
Il 30 febbraio  viene attuato da manifestanti antinucleari un blocco 
ferroviario nella stazione di Capalbio (Grosseto) per protestare contro il 
progetto di costruzione nella zona di ben quattro centrali nucleari. 
Manifestazioni antinucleari si tengono anche a Montalto (17 e 20 marzo) e a 
Caorso (24 aprile). E' solo l'inizio di una serie di manifestazioni che 
proseguiranno per i mesi e gli anni successivi dando l'avvio a quel 
movimento antinucleare destinato a convergere con il movimento pacifista.

1981
Gli anni Ottanta si aprono all'insegna di un ritorno alla guerra fredda e 
al riarmo atomico.
Il 27 febbraio centomila persone sfilano nella marcia da Perugia ad Assisi. 
"Il suo successo - scrive Matteo Soccio - diede il via al vasto movimento 
pacifista degli anni '80".
A partire dal 1981 alcuni comuni italiani si autoproclamano "comuni 
denuclearizzati". Il primo comune che si dichiara "zona libera da armi 
nucleari" e' Robassomero (Torino): e' il 17 dicembre 1981. Cinque anni dopo 
i comuni decunclearizzati saranno circa 500. Si dichiareranno 
denuclearizzate la provincia di Trento e cinque intere regioni: Valle 
d'Aosta, Piemonte, Toscana, Umbria e Calabria. Tali delibere, pur non 
avendo efficacia giuridica, hanno espresso l'indisponibilita' di intere 
comunita' a divenire sedi di basi atomiche. Rimane tuttavia l'ambiguita' 
del nucleare civile, considerato "buono" da piu' di qualcuno fino 
all'incidente di Chernobyl.
La mobilitazione tocca il mondo della cultura scientifica: nel 1981 
ottocento fisici (docenti universitari e ricercatori) firmano un documento 
contro la corsa agli armamenti nucleari. Verra' fondata l'Uspid (Unione 
Scienziati Per Il Disarmo) che, insieme all'Archivio Disarmo, costituisce 
negli anni Ottanta una delle piu' qualificate fonti di contro-informazione 
pacifista.
Sempre nel 1981 Maurizio Saggioro, operaio di una fabbrica di Baranzate di 
Bollate, si rifiuta di stampare dei dadi per mine. Viene prima sospeso e 
poi licenziato, aprendo un caso che fa discutere nel sindacato e che 
suscita interesse nella stampa (Soccio p.316).

1982
A Comiso il movimento pacifista comincia ad acquistare terreni per 
sottrarli alla base per gli euromissili. Vi verra' costruita sopra una 
"pagoda per la pace" da un monaco buddista. Viene raccolto un milione di 
firme per bloccare i lavori della base di Comiso: firma anche il vescovo di 
Trapani.
Alla Campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese militari, 
lanciata l'anno precedente, aderiscono nel 419 persone.
Un'altra iniziativa e' quella della restituzione dei congedi illimitati, 
come gesto di obiezione di coscienza di chi ha gia' finito il militare e 
che ne ripudia l'esprienza; e' messo in atto da 171 persone, fra cui anche 
ufficiali e sottufficiali. (Soccio p.316)
L'8 agosto in provincia di Taranto ad Avetrana si effettua un referendum 
autogestito per consultare la popolazione circa la costruzione della 
centrale nucleare, appoggiata da tutte le forze politiche: su 5.255 aventi 
diritto al voto si recano alle urne in 4.053 e solo 35 si esprimono a 
favore della centrale nucleare. Contrari: 4005 cittadini (98,8%). Sulla 
scia dell'opposizione anti-nucleare comincia anche l'opposizione alla 
costruzione della nuova base navale a Taranto, destinata a diventare la 
piu' grande base navale della Nato nel Mediterraneo.

1983
Nell'estate inizia l'International Meeting Against Cruise (IMAC), con la 
partecipazione di migliaia di pacifisti italiani e stranieri che 
sperimentano forme di lotta nonviolenta di fronte alla base dei missili 
nucleari Cruise, come sit-in, incatenamenti ai cancelli e tappeti umani per 
ostacolare il traffico dei mezzi che trasportavano i missili.
Il 22 ottobre ha luogo a Roma in Piazza S.Giovanni la piu' grande 
manifestazione per la pace mai organizzata in Italia (un milione di 
partecipanti, secondo alcuni giornali), in cui viene simulata la morte 
atomica con migliaia di manifestanti stesi per terra dopo l'allarme della 
sirena.

1984
In tutta la Sicilia viene promosso un referendum autogestito, con cinque 
mlioni di schede: l'80% dei cittadini si esprime contro l'installazione dei 
missili nucleari a Comiso. (Soccio p.313)

1989
Il premier jugoslavo Milosevic revoca al Kossovo l'autonomia e inizia la 
repressione contro i kossovari. Viene fondata la Lega Democratica del 
Kossovo (LDK) e Ibrahim Rugova ne diventa il presidente; Rugova, insieme al 
sociologo Anton Cetta, comincia a guidare i "consigli della 
riconciliazione" che rendono possibile la pacificazione di centinaia di 
famiglie albanesi, divise dalla vendetta del sangue praticata secondo 
l'arcaico codice consuetudinario del sangue. (Fonte: G.e V. Salvoldi, 
L.Gjergji, "Kosovo, nonviolenza per la riconciliazione, EMI, Bologna 1999)

1990
Viene approvata una legge, da tempo richiesta dal movimento pacifista, che 
vieta l'esportazione di armi italiane a nazioni che violano i diritti 
umani. Nel frattempo l'Italia sta per consegnare le ultime navi militari a 
Saddam Hussein, con cui intrattiene buoni rapporti commerciali e militari 
fino a pochi mesi prima della guerra. Ma l'invasione del Kuwait (agosto) 
non consente di concludere l'affare e le quattro navi rimangono a fare la 
ruggine ormeggiate a La Spezia.

1991
Scoppia la Guerra del Golfo e l'Italia si trova paradossalmente a combatte 
contro l'ex partner commerciale e militare Saddam Hussein. Per la prima 
volta l'Italia entra in guerra effettuando bombardamenti con aerei Tornado. 
L'ammiraglio Buracchia, comandante della squadra navale italiana inviata 
nel Golfo per effettuare l'embargo, in un'intervista a "Famiglia Cristiana" 
spiega che la guerra poteva essere evitata; e' polemica e viene sostituito.
In Italia l'obiezione fiscale alle spese militari tocca il suo punto piu' 
alto, con quasi diecimila adesioni.
La guerra del Golfo viene condotta dal movimento pacifista con un nuovo 
strumento: il fax.
Ma emerge anche l'esigenza di nuove forme di coordinamento e per la prima 
volta si parla di telematica. Dopo la pausa estiva (in cui alcuni pacifisti 
studiano come usare il computer per scopi di pace) nasce PeaceLink, 
sperimentata a Taranto e a Livorno.

1999
Scoppia la guerra del Kossovo. Per la seconda volta l'Italia entra in 
guerra, ma con un impegno ancora piu' massiccio e senza alcuna copertura 
dell'Onu. Al governo ci sono alcune forze politiche che otto anni prima si 
dichiaravano contrarie alla Guerra del Golfo.
Se la Guerra del Golfo fu per i pacifisti la "guerra dei fax", la Guerra 
del Kossovo e' stata la "guerra del modem", con la possibilita' di 
dialogare via Internet con le vittime della guerra nella Jugoslavia.

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Fonti:
Sergio Albesano, Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Editrice 
Santi Quaranta, Treviso 1993
Matteo Soccio, Le forme di azione nonviolenta in Italia dal 1945 ad oggi, 
saggio posto in appendice a Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta 
vol.2 le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986