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I: bandiere di pace - proposta





EDITORIALE. LIDIA MENAPACE UNA PROPOSTA PER LE BANDIERE 
DELLA PACE [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: 
llidiamenapace@virgilio.it) per questo intervento. 
Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa 
alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento 
cattolico, pubblica amministratrice, docente 
universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le 
voci piu' alte e significative della cultura delle 
donne, dei movimenti della societa' civile, della 
nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti 
e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in 
quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di 
autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un 
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, 
Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 
1974; Economia politica della differenza sessuale, 
Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con 
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra 
indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le 
donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 
2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001]



Il grande successo delle bandiere della pace e' un 
fatto, e mi attengo alle disposizioni date da chi le 
propose e terro' dunque la bandiera esposta anche se 
col sole dell'estate forse diventera' bianca: del resto 
a me la bandiera bianca va pure benissimo. Ma a parte 
tutto, mi vien voglia invece di dire qualcosa in 
merito, anche a seguito di un discorso scambiato con 
Giovanni Catti in quanto membri ambedue del comitato 
scientifico della Scuola di pace del Comune di 
Senigallia. Dice Catti che bisognera' trovare un modo 
di gestire le bandiere, altrimenti si sporcano, 
sbrindellano, ecc. Propone di dare indicazione di 
ritirarle, lavarle e metterle via, e di stenderle 
sempre ad ogni inzio di stagione come per chiedere una 
stagione di pace dopo l'altra: dunque adesso passato il 
21 di giugno si ritirano e si rimettono fuori un giorno 
o una settimana il 21 di settembre, il 21 dicembre e 
poi il 21 di marzo. A mia volta propongo che 
tassativamente si espongano sempre il 2 giugno per 
protestare contro la deriva militarista della festa 
della Repubblica. A me pare che se si lasciano sempre, 
a parte che via via stingono e si sbrindellano, non si 
vedono piu', fanno parte del paesaggio: invece bisogna 
rinnovare ritmi e riti per ancorarli nella  coscienza e 
nella memoria: che ve ne pare?

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