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R: [coordinamento185] legge 185



    Osservazioni sui testi di Pistelli e Mattarella.
    I ragionamenti di Pistelli e Mattarella sono ragionevoli all'interno di
una logica che, bisogna dirlo, è irragionevole.
    Favorire l'industria delle armi, "che ha bisogno della guerra come
l'industria dei cappotti ha bisogno dell'inverno" (Eduardo Galeano), è
favorire la guerra, perciò il pericolo e il dolore generale.
    Un'Europa che voglia rendersi indipendente dal dominio imperiale degli
Stati Uniti e che creda di farlo con la concorrenza impotente sul piano
militare di tipo aggressivo (come quello USA e quello che l'Europa stessa
sta progettando), anziché puramente ed esclusivamente difensivo-territoriale
(solo questo armamento dà sicurezza a chi lo possiede, perché dà ad ogni
eventuale avversario la sicurezza che non sarà aggredito; infatti, la
capacità aggressiva produce insicurezza, mentre la capacità di resistenza
insieme all'incapacità aggressiva ottiene sicurezza; la quale o è reciproca
o non c'è per nessuno), sta perdendo il treno della storia;
    un'Europa che non si ponga neppure il problema di un'altra cultura della
difesa, sempre meno militare e sempre più civile (giacché ogni popolo
istruito, e non sostituito dal monopolio militare della difesa, ha capacità
proprie, civili, di difesa, come la storia non-militare dimostra), con un
Parlamento Europeo che non disseppellisce dai cassetti la proposta di Alex
Langer del Corpo Civile Europeo di Pace, sta perdendo il treno della storia;
    un'Europa che non sappia neppure immaginare di cominciare a ridurre del
5% all'anno le spese militari per investire altrettanto in cultura e
addestramento alla difesa civile (obiettivi voluti invano dalla legge
italiana 230/1998 sull'obiezione di coscienza e il servizio civile,
all'art.8) sta perdendo il treno della storia;
    un'Europa che scimmiotta in piccolo la politica mondiale stolta e
criminale degli Stati Uniti (v. ultimamente, se ce ne fosse bisogno, i
giudizi di Eric Hobsbawm, "Dove sta andando l'impero americano?", in Le
Monde Diplomatique, giugno 2003) si accoda alla loro condanna storica e si
attira lo stesso odio da parte del mondo.
    Nella politica di difesa, un'Europa all'altezza del meglio della sua
storia molto ambigua, di civiltà umanistica e di conquiste violente,
dovrebbe anzitutto praticare il transarmo (passaggio dalle armi offensive
alle armi esclusivamente difensive); quindi la difesa planetaria globale e
non faziosa, nell'ambito delle istituzioni di pace dell'intera famiglia dei
popoli (Carta delle Nazioni Unite), che dispongono il divieto della guerra e
la difesa non-bellica contro le minacce alla pace, da chiunque vengano;
quindi lo sviluppo delle capacità nonviolente dell'umanità civile nella
gestione costruttiva dei conflitti.
    Solo camminando in questa direzione l'Europa potrà realizzare, nelle
dinamiche attuali delle civiltà umane, quella "civiltà dell'incontro" (Aldo
Capitini), che è la sua migliore autentica vocazione.
    Il resto è tempo pericolosamente perduto, con i più
ragionevoli-irragionevoli motivi.
    Enrico Peyretti
http://www.arpnet.it/regis
www.ilfoglio.org







----- Original Message -----
From: Margherita Grigolato
To: coordinamento 185
Sent: Monday, June 16, 2003 10:40 AM
Subject: [coordinamento185] legge 185


dalla mailing-list di margheritaonline ricevo ed inoltro, che ne pensate?
ciao
margherita grigolato

Cari amici
ho ricevuto un certo numero di lettere che mi invitano  - con toni diversi -
a spiegare cosa è successo in Parlamento sulla Legge185 del 1990, o meglio
quali modifiche solno state introdotte nella legge in questione duranta la
ratifica di un accordo europeo fra 6 paesi per una politica comune della
industria della difesa.
Spero di non essere l'unico dei molti interpellati a rispondere alle vostre
sollecitazioni, anche perchè l'argomento si è prestato ad atteggiamenti e
motivazioni molto differenziate fra i singoli deputati. Parlo dunque,
sinteticamente, a titolo personale, personalissimo.
1. In una precedente "vita", sono stato -e non è una battuta - fra coloro
che ha scritto la legge 185, approvata nel 1990, ma scritta e discussa a
partire dal 1987 (ero assistente parlamentare): sono dunque attaccatissimo a
quel testo; conosco le mediazioni che lo hanno costruito nella sua forma
attuale; conosco soprattutto le infamie che accadevano prima dell'adozione
di quella legge.
2. Ho votato in prima lettura tutti gli emendamenti restrittivi della norma
che sono stati presentati e sottolineo che alcuni di quelli sono stati, con
fatica, recepiti dal governo e dalla maggioranza. In seconda lettura, il
Senato ha ulteriormente manipolato il testo sempre in senso maggiormente
restrittivo. Ho votato tutti gli emendamenti in terza lettura, ma ho deciso
di non partecipare al voto finale (ero presente in aula al mio posto) perchè
seriamente combattuto sulla seguente questione.
3. L'accordo da ratificare fu negoziato e firmato dal governo dell'Ulivo ed
aveva (ed ha) lo scopo di creare una politica comune dell'industria della
difesa europea, che, a sua volta, dovrebbe sostenere una politica della
difesa europea che, a sua volta, dovrebbe fungere da strumento di una
politica estera comune europea. Quell'accordo è la sostanza della decisione
ed io credo che non si possa parlare di politica europea diversa (se non
alternativa quando serve, agli Stati Uniti) (pensate all'Iraq) se poi non
siamo in condizione di decidere assieme su quelle cose  come ad esempio
l'industria della difesa europea (pensate se anche l'approvigionamento
militare avviene "ognun per sè e Dio per tutti").
4. Il governo ne ha sicuramente approfittato per allargare le maglie della
legge 185, ottima legge, ma legge solamente italiana, e su quel punto
abbiamo svolto il nostro dovere di emendatori.
5. Resta la sostanza che maglie di controllo più deboli ma europee sono, per
me, meglio di maglie più strette ma solo italiane. Come per le quote latte o
i fondi strutturali, quando si negozia qualcosa in Europa, non sempre si
riesce ad imporre tutto intero il proprio punto di vista. In alcuni casi, le
maglie apparentemente più larghe in Europa diventano addirittura
sostanzialmente più strette per tutti, poichè non si può più praticare il
giochino della strizzata d'occhio al Paese vicino ("in quel Paese vai tu che
a me la legge lo impedisce, ma poi tu mi rendi il favore da un'altra
parte"), oppure perchè si definiscono le autorità e le procedure incaricate
di sanzionare le violazioni.
6. Insomma, il governo (come per le rogatorie) ha cercato di usare un
accordo della scorsa legislatura per modificare - tramite la ratifica nel
nostro ordinamento - una legge buona di 13 anni fa. Abbiamo fatto il
possibile per impedirlo. Ma era giusto votare contro l'accordo in sé, da noi
sottoscritto come Ulivo assieme ad altri governi di centrosinistra europei,
per sottolineare la non condivisione delle forzature tentate dal governo
attuale ? Da questo è nata la differenziazione nei voti che abbiamo
espresso, in vari modi. E questo almeno è stato il mio percorso di scelta
personale.
Per chi volesse leggere ancora, allego la dichiarazione di voto di Sergio
Mattarella (unico a votare a favore), che di quell'accordo del 1999 è stato
il firmatario a nome del Governo.
Grazie delle critiche e grazie delle richieste di spiegazione. E' sempre
meglio (e cioè la norma) di quando a nessuno interessa quello che facciamo.
Con amicizia

Lapo Pistelli

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