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SBANCOR: AMERICAN NIGHTMARE - INCUBO AMERICANO
- Subject: SBANCOR: AMERICAN NIGHTMARE - INCUBO AMERICANO
- From: "kowalski" <kowalski@informationguerrilla.org>
- Date: Fri, 23 May 2003 19:17:43 +0200
- Importance: Normal
Recensione di AMERICAN NIGHTMARE, thriller reportage e saggio antagonista di
SBANCOR, uscito per NUOVI MONDI MEDIA (http://www.nuovimondimedia.it)
da Clarence:
SBANCOR: AMERICAN NIGHTMARE
di giuseppe genna
Dall'eccezionale fucina di Nuovi Mondi Media, la casa editrice che negli
ultimi tempi mi pare la più incisiva quanto a proposta e innovazione
culturale, esce come un lapillo letalmente incendiario l'atteso libro di una
delle voci più misteriose e autorevoli della controcultura italiana: l'ormai
leggendario Sbancor. Chi è costui? E' un papavero dell'alta finanza? Un
grigio bancario che raccoglie voci di corridoio? Quanti anni ha? Dove vive?
E' possibile rispondere cautamente: Sbancor è un esperto di finanza
internazionale, occupa un posto piuttosto prestigioso in una grande realtà
finanziaria italiana, soltanto pochissimi conoscono la sua identità. Tre
anni fa era uscito per Derive/Approdi Diario di guerra. Potete leggere gli
eversivi, informatissimi, circostanziati interventi di Sbancor su Indymedia,
Rekombinant e Information Guerrilla. Di Sbancor, Nuovi Mondi Media ha
pubblicato American Nightmare, uno dei libri più interessanti dell'anno: una
sorta di romanzo reportage e saggio che vale una banca dati della
controinformazione seria - un thriller alla Ellroy che entra in osmosi con
un assalto alla Ziegler. Il tutto introdotto da una acutissima prefazione di
Valerio Evangelisti.
Che cos'è l'Incubo Americano che Sbancor svela in American Nightmare? E' il
nostro incubo: l'incubo che dura da cinquant'anni, la fisionomia precisa di
una forma di tentato dominio planetario - il sogno neoconservatore che, per
noi viventi e umani, si tramuta nel peggiore degli incubi, appunto. Per
delineare, con filologica acribia, il profilo di questo sterminato complotto
che è a tutti gli effetti in atto dal dopoguerra a oggi, Sbancor dispone i
suoi strumenti di aggressione, che sono: una sterminata banca dati di
informazione, a cui può avere accesso lui insieme a pochi altri; una tecnica
narrativa incisiva e raffinata; uno sconfinato amore per l'umanità e una
passione politica altissima; un'apertura alare della mente amplissima e una
capacità di esercizio della lucidità che provoca ammirazione stupefatta. Con
questo armamentario, Sbancor va alla guerra: una guerra le cui bombe
intelligenti, per una volta, sono davvero bombe intelligenti, poiché sono le
parole: le parole che dicono la verità. Queste parole svelano scenari,
descrivono situazioni ignote ai più, tornano indietro nel tempo per
rievocare fatti e li mettono in connessione con fatti successivi, dispongono
un ordine che è cronologico e storico e poetico al tempo stesso. Insomma:
questo libro è un atto di denuncia civile che costituisce uno dei primi
assalti letterari in scala adeguata rispetto all'unico soggetto in grado di
opporsi all'Incubo Americano: cioè il Movimento dei Movimenti. Anonimo e
ricchissimo di memoria passione e stile esattamente come i Wu Ming o lo
stesso prefatore Evangelisti, Sbancor entra nel ristretto novero degli
intellettuali e artisti italiani che hanno rimesso in moto, alle nostre
latitudini, la complessa macchina controculturale, ridandole dignità nel
momento in cui le si ridà fondamento. Poiché questo è uno dei fattori non
secondariamente differenziali dell'opera di Sbancor rispetto alla
letteratura paracivile tentata in Italia negli ultimi vent'anni: col cavolo
che ci troviamo di fronte alla "contaminazione dei generi", col cavolo che
dobbiamo approcciarci a questo libro con canoni di critica letteraria -
tutt'altro, qui ciò che è detto viene pronunciato a partire da competenze di
economia, geopolitica, storia contemporanea, tecnologia militare e, certo,
letteratura.
E' Valerio Evangelisti, con perizia di logica aristotelica (meglio: di
logica tomistica) a sottolineare la profonda rivoluzione di paradigma
culturale che opere come quella di Sbancor comportano: "Contrariamente al
vocabolario usuale, la metodologia dei 'cospirazionisti' è induttiva (dal
particolare al generale), mentre quella di Sbancor è deduttiva (il
contrario), ciò che è molto raro quando si parla di economia. E di
impostazione deduttiva è questo libro, che, conformandosi allo stile
dell'autore, miscela materiali apparentemente incompatibili: riflessioni di
ampia portata e ricordi individuali, analisi rigorose e brandelli
pudicamente accennati di storie d'amore, fino a concludersi col saluto a
pugno chiuso a un amico ex partigiano appena morto, e con il ritorno, subito
dopo, in quell'America adorata e detestata in egual misura (a seconda che si
parli della vita delle persone o del sistema politico ed economico che la
governa)". E' questo il fattore differenziale: si esce dall'oscura nebula
con cui la cultura di destra ha ammantato la scienza storica delle
cospirazioni. Sbancor offre un paesaggio che è mappato alla perfezione: ciò
che racconta equivale alla vicenda JFK raccontata da Ellroy. Certo, Ellroy è
un romanziere inarrivabile, Sbancor non si avvicina a simili vette, ma
nemmeno mi sa che gli importa arrivarci. Non è questa l'angolatura da cui
leggere, e non tra le righe, lo sviluppo di una tragedia mondiale che
Sbancor racconta attraverso i canoni del thriller.
Thriller, per l'appunto, eterodosso: inserti saggistici, lettere pubbliche,
schede informative vanno a intrecciarsi a un racconto in forma di febbrile e
coerente delirio. Tiriamo soltanto un filo della trama: possiamo allora dire
che American Nightmare è anche la storia dell'agente Cia Ted, anzianotto
ormai, che ha partecipato alle covert operations più devastanti degli ultimi
trent'anni di vita dell'Agenzia. Il tutto collassa l'11 settembre 2001,
mentre crollano le Torri e brucia il Pentagono, tragedia nella tragedia
intorno a cui Sbancor effettua una sorta di controinchiesta non soltanto
narrativa e ben distante dalle maliziose stronzate di Meyssen e dei suoi
compari.
Il pendolo che Sbancor fa impazzire dall'oggi (l'11 settembre, Genova, la
guerra in Afghanistan) allo ieri (soprattutto la politica della funebre
trimurti Kissinger-Huntington-Brzezinski) scandisce le fasi irregolari di un
precesso di ricostruzione dell'irregolare: la violazione della regola come
scientifica operazione di controllo sociale viene impalata da Sbancor con
tutti i crismi della conoscenza e della partecipazione politica e
passionale. Accelerazioni improvvise, schegge di rivelazioni che vengono a
ricomporsi per ricostruire il vetro infranto. Una tra molte, giusto per
intenderci: "Tutto comincia con 'Executive Order 12333' durante la
Presidenza Ford. Vietano l'omicidio politico alle Agenzie di Stato. Ma non
vietano al Presidente di ordinarlo. Solo non può essere un funzionario
pubblico a sparare. La distinzione è sottile. Lì si privatizzano
l'intelligence e la sicurezza. Agenzie private sostanzialmente autonome, e
non sottoposte all'approvazione del Congresso. EATSCO, Stanford
Technologies, Intercontinental Industries, E-Systems, Southern Air
Transport, e soprattutto Wackenhut, quella banda di assassini".
La verità è semplice: la si pronuncia in un minuto e mezzo. Ma quanto tempo,
energia e umano disgusto si è dovuto affrontare per venirne a conoscenza? E'
proprio di questo impegno personale che tutti noi dobbiamo ringraziare
Sbancor e il suo American Nightmare.
Sbancor - American Nightmare - Nuovi Mondi Media - 12 euro