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Data:  Tue, 20 May 2003 11:30:09 +0200 
A:  stampa@amnesty.it 
cc:   
Oggetto:  "Una condotta poco raccomandabile". Per Amnesty International il
progetto della condotta Baku-Tblisi-Ceyhan, in cui è coinvolta 
 

# Questa lista per la distribuzione delle informazioni
# e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International.

COMUNICATO STAMPA 
CS76-2003

UNA CONDOTTA POCO RACCOMANDABILE'. PER AMNESTY 
INTERNATIONAL IL PROGETTO DELLA CONDOTTA BAKU-
TBLISI-CEYHAN, IN CUI E' COINVOLTA ANCHE L'ENI, METTE A 
RISCHIO I DIRITTI UMANI 

'Il progetto della condotta che colleghera' il mar Caspio al 
Mediterraneo rischia di avere serie conseguenze sui diritti umani per 
migliaia di persone che vivono nelle regioni interessate', si legge in 
un rapporto pubblicato oggi da Amnesty International. 'I termini legali 
del contratto quarantennale firmato nel 2000 dal governo della 
Turchia e dal Consorzio proprietario della condotta creano una 
corsia preferenziale esentata dal rispetto della legge, senza 
minimamente tener conto della minaccia incombente sui diritti umani 
di migliaia di persone' - ha dichiarato l'organizzazione.

Il Consorzio, che si propone di portare petrolio e gas per 1740 
chilometri da Baku via Tblisi fino a Ceyhan (attraversando 
Azerbagian, Georgia e Turchia), con un costo totale di oltre 4 miliardi 
di euro, comprende importanti aziende di dimensioni mondiali, tra cui 
BP (Regno Unito), Statoil (Norvegia), Unocal (Usa), Itochu 
(Giappone), TotalFinaElf (Francia), ConocoPhillips (USA) e, per il 
5% del contratto, ENI (Italia).

'Non e' accettabile che un'azienda come l'ENI, che afferma nei suoi 
documenti di impegnarsi ovunque, nell'ambito della propria sfera di 
competenza, a sostenere e rispettare i principi della Dichiarazione 
universale dei diritti umani, utilizzi finanziamenti provenienti da 
investitori privati o dai contribuenti italiani per partecipare ad un 
contratto che espropria un governo della sua responsabilita' di 
garantire il pieno rispetto dei diritti umani' ' ha dichiarato Umberto 
Musumeci, responsabile del Coordinamento diritti economici e 
sociali della Sezione Italiana di Amnesty International.

Il rapporto dell'organizzazione per i diritti umani esprime grave 
preoccupazione per il fatto che l'Host Governement Agreement 
(HGA) negoziato dalla capofila BP e dal governo turco mette 
quest'ultimo nella impossibilita' di proteggere i diritti umani nell'area, 
poiche' la Turchia si e' impegnata a pagare ingenti rimborsi al 
Consorzio in caso in cui la costruzione dell'oleodotto o la sua 
operativita' siano 'disturbate'. 

'Si tratta, in sostanza, di una multa per aver rispettato la legge, che 
la Turchia dovrebbe pagare se applicasse nell'area interessata 
dall'oleodotto le stesse norme che sono valide nel resto del suo 
territorio e che invece, secondo il contratto, non potra' applicare nella 
zona' ' ha aggiunto Musumeci. 'Siamo di fronte a un'imposizione 
che vieta alla Turchia di aderire a nuovi trattati internazionali, o di 
applicare quelli gia' sottoscritti, se essi dovessero risultare in 
contrasto con le clausole del contratto'.

Secondo Amnesty International, durante i 40-60 anni previsti per la 
costruzione e l'operativita' dell'oleodotto si potrebbero avere le 
seguenti conseguenze:
- limitazione del diritto al risarcimento per le 30.000 persone che 
saranno costrette a cedere i propri diritti sulla terra per far posto 
all'oleodotto;
- inadeguata applicazione delle norme a tutela della salute e della 
sicurezza per i lavoratori e la popolazione locale;
- gravi rischi di abusi dei diritti umani nei confronti delle persone che 
intendessero protestare contro le modalita' di realizzazione 
dell'opera;
- difficolta' di accedere alle fonti d'acqua per la popolazione locale, in 
un'area peraltro gia' caratterizzata da mancanza di acqua.


Il Professor Sheldon Leader, consulente legale di Amnesty 
International, ha dichiarato che 'l'HGA firmato da Turchia e 
Consorzio di fatto introduce un precedente, sul piano politico e 
giuridico, che crea disordine nel sistema legale internazionale. La 
richiesta alla Turchia di pagare una indennita' al Consorzio per ogni 
rottura dell'equilibrio economico del progetto significa che la Turchia 
sara' costretta a scegliere tra l'obbligo di proteggere i diritti umani e 
la loro violazione, quando la prima opzione si porra' in contrasto con 
la legge degli affari'.

'L'HGA e' inoltre in clamorosa rotta di collisione con la Convenzione 
europea sui diritti umani, che richiede agli Stati di intervenire 
preventivamente anche solo in presenza di un rischio eventuale per 
la vita delle persone.' ' ha proseguito Musumeci ' 'Esso si limita a 
prevedere la possibilita' per la Turchia di intervenire sul progetto solo 
in caso di minaccia imminente e materiale alla sicurezza, pena la 
corresponsione di grosse indennita'. Le autorita' turche peraltro non 
avrebbero neanche la possibilita' di adire le vie legali tramite il 
proprio sistema giudiziario, poiche' cio' e' chiaramente escluso dal 
contratto, che prevede l'obbligatorieta' di usare l'opzione arbitrale, da 
esercitare tramite una organizzazione di arbitraggio collegata alla 
Banca Mondiale, l'International Centre for the Settlement of 
Investment Disputes (ICSID)'.

In un momento in cui la Turchia sta cercando di migliorare la propria 
situazione dei diritti umani, anche in vista di un eventuale futuro 
ingresso nell'Unione Europea, una stringente necessita' di 
finanziamenti esteri la mette in condizione di non poter aderire a 
nuovi trattati internazionali o di non rispettare quelli gia' firmati, 
perche' potrebbero essere in contrasto con gli obblighi imposti 
dall'HGA.

Gli arresti e le detenzioni arbitrarie di prigionieri di coscienza, le 
torture, le sparizioni, le esecuzioni extragiudiziali e le altre violazioni 
dei diritti umani regolarmente denunciate da Amnesty International, 
non potranno certo diminuire se la Turchia sara' obbligata a creare 
lungo il tragitto dell'oleodotto una 'zona franca' rispetto ai diritti 
umani: eventuali oppositori o contestatori dell'operazione rischiano di 
aumentare la gia' numerosa lista dei perseguitati.

La Sezione Italiana di Amnesty International chiedera' al governo 
italiano di non mettere a disposizione dell'operazione - ne' 
direttamente ne' tramite aziende di propria partecipazione o istituti 
statali - somme di denaro pubblico sotto qualunque forma (prestito, 
contributo, credito all'export) se non dopo una profonda revisione dei 
termini legali del contratto.

A tale proposito, Amnesty International chiede che:
- siano inserite nell'HGA specifiche clausole che affermino 
espressamente il diritto della Turchia di rispettare i diritti umani in 
base al diritto internazionale e al suo diritto interno;
- sia costituito un organismo indipendente che tuteli gli interessi degli 
stakeholder (soprattutto le rappresentanze delle comunita' locali) per 
controllare da vicino gli standard applicati e ricevere ed esaminare le 
proteste dei lavoratori e della popolazione locale lungo tutta la vita 
del progetto. A tale organismo dovrebbero essere attributi poteri di 
intervento sul progetto quando ritenuto necessario;
- il Consorzio sottoscriva un impegno concreto con coloro che 
saranno impiegati nel progetto per garantire loro che, lungo tutta la 
durata delle costruzione e della operativita', il progetto sara' gestito 
in conformita' alle norme internazionali sui diritti umani. 

'I diritti umani' ' ha concluso Musumeci - 'non possono essere 
oggetto di trattative in contratti fra le aziende e i governi: essi sono 
un requisito intoccabile. Questo progetto non deve andare avanti se 
non se ne cambieranno le clausole che minano l'applicabilita' dei 
diritti umani.' 
FINE DEL COMUNICATO 
Roma, 20 maggio 2003
Il rapporto Human rights on the line 'The Baku-Tblisi-Ceyhan 
pipeline project e' disponibile presso il sito Internet 
www.amnesty.org