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Caccia ai Rom in Iraq
- Subject: Caccia ai Rom in Iraq
- From: Kelebek <kelebek@imolanet.com>
- Date: Sat, 10 May 2003 17:27:06 +0200
Sul sito "Kelebek" abbiamo inserito una nuova pagina:
http://www.kelebekler.com/occ/romiraq-it.htm
Riprende il pogrom: caccia ai Rom in Iraq
Pochi si sono accorti dell'ultimo pogrom del secondo millennio, quando gli
alleati del nostro paese in pochi giorni espulsero dal Kosovo i Rom - gli
"zingari" - che vi abitavano da secoli. Altrove su questo sito raccontiamo
una microstoria di quella deportazione dimenticata.
Passano quattro anni, e un'altra guerra umanitaria porta il suo danno
collaterale: stanno cacciando una comunità di Rom ancora più antica, quella
dell'Iraq. La Mesopotamia fu infatti una tappa precedente lungo la strada
che portò questa gente dall'India fino in Spagna.
La barbarie si scatena sul mondo: non sono solo le opere più antiche
dell'uomo a essere state distrutte in un'unica giornata di vivace
modernizzazione, durante il saccheggio del Museo di Baghdad. Nella grande
macina della violenza globale, spariscono in silenzio tutti i popoli di
un'antica convivenza. Perché la guerra non solo uccide e mutila: scatena
soprattutto gli istinti peggiori di tutti noi, con effetti imprevedibili.
Cento anni fa, decine, forse centinaia di popoli diversi, appartenenti a
molte religioni diverse, abitavano tra l'Istria e Bassora, in una grande
fascia di terra che per secoli era stata sotto dominio ottomano. Non si
trattava certamente né del migliore, né del più efficiente governo della
storia. Proprio per questo colpisce la tragedia che seguì la caduta
dell'impero: fu infatti dopo, proprio con il trionfo di un Occidente che si
proclamava tollerante, che questi mondi sono scomparsi ad uno ad uno,
divorati dai nazionalismi e dallo sfascio delle culture.
È interessante notare le analogie tra il destino dei Rom nel Kosovo e in
Iraq.
C'è un curioso paradosso per i romantici, che vedono nella "vita zingara"
una felice alternativa al rigore dello stato. Non occorre amare né Tito, né
Saddam Hussein, né Milosevic, per capire che senza uno stato forte, i più
deboli soccombono. Come in Jugoslavia, i Rom iracheni hanno avuto dallo
stato un riconoscimento, diritti e - come vediamo da questo articolo -
anche case. In Italia, chi fuggiva dalla sua casa in Jugoslavia è oggi
costretto a vivere nei cosiddetti campi nomadi… Quando la globalizzazione
distrugge gli stati, con le riforme o con la violenza, i primi a subirne le
conseguenze sono sempre i Rom.
Come in ogni altra parte del mondo, i Rom sono sospettati di malefatte.
Certo, i Rom ovunque vivono sospesi tra i poli della minima sussistenza e
l'annientamento, e questo comporta forme diffuse di microdelinquenza.
Leggiamo però con attenzione il testo che segue: i vicini che hanno appena
rapinato le case ai Rom non accusano i Rom di aver rubato a loro; li
accusano, piuttosto, di averli indotti in tentazione. Con alcol e donne, e
con la fedeltà al dittatore che tutti fino a ieri riverivano, almeno a
parole.
I Rom paghino quindi i peccati dei loro vicini…
Un'ultimo punto in comune tra Iraq e Kosovo: il silenzio quasi assoluto dei
media. Particolarmente meritorio quindi questo servizio dell'agenzia Islam
On Line.
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I Rom dell'Iraq lottano per sopravvivere dopo la caduta di Saddam
Di Imam El-Liethy, corrispondente di Islam On Line IOL in Iraq
Nota: Questa traduzione è stata effettuata nell'ambito delle iniziative dei
Traduttori per la Pace (http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace/).
BAGHDAD, 5 maggio 2003 (IslamOnline.net e agenzie stampa) - I Rom dell'Iraq
subiscono continue vessazioni da parte delle tribù di Baghdad che vivono
nelle loro vicinanze, e sono stati costretti a fuggire dalle loro case
quando le forze USA sono entrate nella capitale irachena, proclamando la
caduta di Saddam Hussein.
Rom iracheni
Prima che iniziasse la guerra americana il 20 marzo, oltre 10.000 Rom
vivevano a Baghdad: accusati di sfruttare della prostituzione e di
commerciare in bevande alcoliche, vivevano isolati e odiati dagli abitanti
del posto.
La maggior parte di loro è stata costretta ad abbandonare le loro case
adesso che Saddam, che li proteggeva, non è più al potere.
Per dispetto, il leader iracheno aveva permesso ai Rom, nonostante la loro
cattiva fama, di insediarsi nel distretto di Abu Ghreib, dieci chilometri a
ovest di Baghdad, dove vive la tribù degli Zawabei, nota per la sua
religiosità e per i suoi legami con il movimento islamista iracheno.
Secondo fonti della tribù, l'insediamento dei Rom fu una specie di
rappresaglia, perché la tribù degli Zawabei era nota per i suoi stretti
legami con l'ex-presidente Abdel-Salam Arif.
"I Rom vagavano di luogo in luogo fino all'arrivo al potere del Baath e di
Saddam", dice Abdullah Taha, membro degli Zawabei.
"Siamo persone molto religiose, e Saddam ha voluto intaccare la nostra
immagine costruendo appartamenti per i Rom sul nostro territorio, a partire
dal 1979," aggiunge.
"Vendevano whisky e birra e commerciavano in donne. Eravamo preoccupati per
la sicurezza dei nostri figli, con questo andazzo", dice Ibrahim
al-Zawabei, un altro membro della tribù. Con la caduta del regime di
Saddam, i Rom del paese sono stati attaccati violentemente dai loro vicini.
“Ci hanno attaccati con le bombe e con le armi, costringendo 136 famiglie a
fuggire, lasciandosi dietro le loro case e i loro averi,” dice Ahmed, un
Rom, in un campo lungo la strada per Baghdad.
Amal Hassouna, una cantante Rom, si vanta del fatto che una sua amica
sarebbe stata l'amante dell'ex-vicepresidente iracheno Taha Yassin Ramadan,
attualmente uno dei 55 principali ricercati dalle forze angloamericane.
Ma gli abitanti del distretto di Abu Ghreib hanno negato di aver cacciato i
Rom dalle loro case dopo la caduta del regime di Saddam.
"Sono stati sconfitti… sono scappati per conto loro", spiega Mohamed Bashir
Al-Bindeiri, un abitante della zona.
Ma i Rom sembrano essere scappati perché temevano di non essere più
protetti. "Erano protetti dai dirigenti del precedente regime, e in cambio
dovevano presentare a ognuno di loro una donna all'alba", accusa un altro
abitante.
questo articolo può essere riprodotto liberamente,
sia in formato elettronico che su carta, a condizione che
non si cambi nulla, che si specifichi la fonte - il sito web Kelebek
http://www.kelebekler.com -
e che si pubblichi anche questa precisazione
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Kelebek: Oriente e Occidente, religione,
politica e potere nella Terza Guerra Mondiale
"Il deserto cresce: guai a colui che cela deserti in se'!"
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