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Appunti sul "grande fratello" a stelle e strisce
- Subject: Appunti sul "grande fratello" a stelle e strisce
- From: "Alcatraz Bazar" <alcatrazol@libero.it>
- Date: Tue, 6 May 2003 10:48:56 +0200
Appunti sul "grande fratello" a stelle e strisce
Sentiamo in questi giorni da destra e da molta sinistra che
l'antiamericanismo che si manifesta in Europa è preoccupante, che mettere
Saddam Hussein e Bush sullo stesso piano è delirante, che gli USA ci hanno
liberato dal nazifascismo,e che l'Europa, se non ci fossero gli americani a
difenderla, sarebbe una terra di conquista.
Cercando di dimenticare le facce di bronzo che fanno con larghezza di mezzi
queste affermazioni, ci affidiamo a un volantino che da soli stamperemo e
da soli andremo a distribuire in giro per rispondere e fare un ripassino di
Storia, che non fa mai male.
Cominciamo da lontano e ricordiamo come è iniziata la storia.
Consistenti gruppi di cittadini europei di origine inglese, francese,
minoranze religiose olandesi, tedesche, furono incoraggiati a recarsi nel
nuovo mondo e ad impadronirsi dei territori dei nativi in nome di una
superiore civiltà europea per portare il messaggio cristiano a quelle
selvagge popolazioni.
Per fare prima, ne sterminarono una decina di milioni. I superstiti li
rinchiusero nelle riserve, e si misero al loro posto con la coscienza di
aver fatto il loro dovere di civilizzatori, avvalendosi di quella
superiorità tecnologica: fucili e cannoni contro archi e frecce, che anche
ai giorni nostri è la base della loro strategia.
Visto che al Sud mancava mano d'opera, per avviare una agricoltura di tipo
industriale, pensarono bene di organizzare dall'Africa dei confortevoli
viaggi nell'interesse degli stessi africani, che così trovavano abbondante
lavoro, però con la clausola che non venivano pagati.
La cosa bella è che dopo la guerra civile e la fine della schiavitù, dopo
aver creato ricchezze immense, che furono alla base del successivo sviluppo
industriale, i neri per integrarsi dovettero sottostare alle angherie di
organizzazioni bianche razziste e ancora oggi sono discriminati.
Lo sterminio degli indiani e la vergognosa epoca dello schiavismo sono nel
DNA di questa nazione, assomigliano molto ai massacri di Maori e Aborigeni
fatti, rispettivamente in Nuova Zelanda e in Australia, dai loro fratelli
e maestri inglesi, che come loro chiusero nelle riserve i superstiti e si
misero al loro posto.
Questi liberatori anglo-americani hanno molto in comune.
Ricordiamo qualcosa della liberazione dell'Europa: lo scopo principale
degli USA fu quello di fermare l'influenza sovietica, e il muro di Berlino
fu il risultato della volontà di due parti che dopo aver fatto muro con i
loro eserciti, decisero di dividere il mondo in sfere d'influenza.
La famosa barbarie del muro di Berlino dipendeva da due volontà, non da una
sola.
Lo stesso accadde lungo la linea del 38° parallelo per le due Coree e anche
lì il muro e la successiva tragica guerra furono il risultato della volontà
di definire quelle "sfere di influenza" (1950-1953).
Nello stesso solco anticomunista si colloca l'intervento nel Vietnam dove
gli Usa rimarranno impantanati per ben 10 anni(1965-1975) con gravi perdite
e una sconfitta militare su cui meditare.
Dimenticavo la questione cubana: quando nel 1959 Fidel Castro e Che Guevara
presero il potere a Cuba gli americani ci rimasero così male che l'anno
dopo, 1960, decretarono un embargo economico verso l'isola che dura ancora
oggi dopo 44 anni, ma per ricordo si tennero la base militare di Guantanamo
che oggi gli torna comoda per torturare i talebani e gli uomini di Bin
Laden.
Nel 1962 la famosa crisi dei missili a testata nucleare che vennero
installati sull'isola dagli alleati sovietici: Gli Usa non esitarono ad
organizzare un blocco navale, ossia un atto di guerra, intorno all'isola,
perché detestavano l'idea di poter essere colpiti nello stesso spazio di
tempo in cui i loro missili schierati in Germania e Turchia potevano
colpire l'URSS:
Agli americani, si sa,la "par condicio" non va a genio.
Finita la crisi si impegnarono, democraticamente, in un centinaio di
tentativi di uccidere Fidel e finanziarono qualche sbarco, ma non
concludendo niente decisero di lasciar perdere.
Per rimanere nella dimensione imperiale, si appoggia in Cile il golpe
militare contro il presidente Allende, democraticamente eletto, e si
riconosce il governo del dittatore Pinochet, isolato per i massacri
compiuti, dai governi di tutto il mondo.
Si continua con la costituzione di un poderoso esercito dello Stato di
Israele, dotato delle armi più moderne e della tecnologia nucleare, che
deve sostituire l'IRAN del detronizzato Scià di Persia nel ruolo di
gendarme del Medio Oriente.
La grande democrazia americana provvede ad allearsi con il dittatore
dell'IRAK Saddam Hussein, lo riempie, di armi comprese quelle di
distruzione di massa, perchè le usi contro l'Iran degli aiatollah,
provocando una guerra che durerà 10 anni con un milione di morti,
combattuta per conto degli Usa.
Contemporaneamente si stabiliscono rapporti di fraterna collaborazione con
il signor Bin Laden che viene armato e appoggiato contro i sovietici in
Afghanistan.
William Blum -ex funzionario del Dipartimento di Stato USA- nel libro "Con
la scusa della libertà" (Marco Tropea Editore), a pag. 53 e segg., riporta
una lista di importanti esponenti stranieri al cui assassinio ( o alla cui
pianificazione) gli Stati Uniti hanno preso parte a partire dalla fine
della seconda guerra mondiale (Gli agenti della CIA in alcune occasioni
hanno definito ironicamente queste operazioni "esecuzioni di suicidi
involontari"):
1949 - Kim Koo, leader dell'opposizione coreana
Anni 50 - La Cia e i neonazisti mettono a punto una lista di oltre 200
esponenti politici tedeschi di cui " sbarazzarsi" in caso di invasione
sovietica
anni 50 - numerosi attentati alla vita del primo ministro cinese Zhou Enlai
anni 50, 1963 - Sukarno, presidente dell'Indonesia
1951 - Kim Il Sung, primo ministro della Corea del Nord
1953 - Mohammed Mossadeq, primo ministro dell'Iran
metà anni 50 - Claro M. Recto, leader opposizione nelleFilippine
1955 - Jawaharlal Nehru, primo ministro indiano
1957 - Gamal Abdul Nasser, presidente egiziano
1959,'63,'69 - Norodom Sihanouk presidente della Cambogia
1960 - Abdul Karim Kassem, primo ministro Irak
anni 50-60 - Josè Figueres, presidente del Costarica (due attentati alla
sua vita)
1961 - Francois "Papa Doc" Duvaller, presidente di Haiti
1961 - Patrice Lumunba, primo ministro Congo
1961 - Rafael Trujillo, presidente Repubblica Dominicana
1963 - Ngo Dinh Diem, Presidente Vietnam del Sud
Anni 60 - Fidel Castro, presidente di Cuba,subisce numerosi attentati
Anni 60 - Raul Castro, alto esponente del governo cubano
1965 - Francisco Caamano,leader opposizione dominicana
1965/66 - Charles De Gaulle, presidente francese
1967 - Che Guevara, leader rivoluzionario
1970 - Salvador Allende, presidente del Cile
1970 - Renè Schneider, comandante in capo dell'esercito cileno
anni '70-1981 - Omar Torrijos, presidente di Panama
1972 - Manuel Noriega, capo servizi segreti di Panama
1975 - Mobutu presidente Zaire
1976 - Michael Mannley, primo ministro della Giamaica
1980/86 - Mohammar Gheddafi presidente libico (diversi attentati contro la
sua vita)
1982 - Khomeini, leader dell'Iran
1983 - Ahmed Dlimi, comandante esercito marocchino
1983 - Miguel D'Escoto, ministro esteri del Nicaragua
1984 - I nove comandanti del Comitato nazionale sandinista
1985 - Sceicco Mohammed Hussein Fadlallah leader sciita libanese
1991 - Saddam Hussein, presidente Iraq
1998 - Osama Bin Laden, principe saudita a capo organizzazione terroristica
Al Qaeda
1999 - Slobodan Milosevic Presidente Yugoslavia
A pagg,113 e segg. dello stesso libro "Con la scusa della libertà" di
William Blum è riportata la
"Lista di paesi che gli Stati Uniti hanno bombardato dalla fine della
guerra mondiale a oggi"
Cina 1945-46
Corea e Cina 1950-1953 (guerra di Corea)
Guatemala 1954
Indonesia 1958
Cuba 1959-1961
Guatemala 1960
Vietnam 1961-1973
Congo 1964
Laos 1964-1973
Perù 1965
Cambogia 1969-1970
Guatemala 1967-1969
Grenada 1983
Libano 1983-1984 (obbiettivi siriani e libanesi)
Libia 1986
El Salvador, anni ottanta
Nicaragua, anni ottanta
Iran 1987
Panama 1989
Iraq 1991-2001
Kuwait 1991
Somalia 1993
Bosnia 1994-1995
Sudan 1998
Afghanistan 1998
Jugoslavia 1999
Afghanistan 2001
Lo spartiacque è il 1989 con la caduta del Muro di Berlino e la
dissoluzione dell'URSS.
Tutte le motivazioni che erano sempre state usate per la necessità di
fronteggiare l'avanzata del comunismo diventavano improvvisamente inutili o
vecchie, ed era necessario inventarsi qualche altro nemico per continuare a
svolgere, finalmente da unica super-potenza, il proprio ruolo imperiale.
Ma il terreno di scontro diventava qualitativamente diverso per il
dispiegarsi degli interessi ormai planetari delle multinazionali Usa,
strutture portanti dell'economia americana, con i loro appetiti in tutti i
settori economici mondiali, favorite dal controllo Usa su Fondo Monetario
Internazionale, favorite dalla libera circolazione dei capitali, e dal 1995
dal WTO, interessate a godere della protezione di un apparato militare
forte di più di 200 basi sparse in ogni parte del mondo.
L'intreccio tra politica, affari, e forza militare diventa strategia con
carattere di globalizzazione, offre copertura alle multinazionali del G8
che si identificano nel progetto, e così si disegna un mondo dominato dagli
interessi economici dell'Occidente, ben protetti dall'ombrello militare
statunitense.
Con un repubblicano al potere, e per di più petroliere e attorniato da
petrolieri e lobbysti delle armi, si fa strada l'idea di confezionare un
"pacco" che comprenda false prove sul collegamento tra Bin Laden e Saddam,
false prove su inesistenti armi chimiche e batteriologice, attacco alla
autorità dell'ONU, e consentirà, salvo imprevisti, di mettere le mani, e
anche i piedi, nel piatto petrolifero del Medio Oriente, che rappresenta il
70% di tutte le risorse mondiali, ridurre al silenzio qualunque
opposizione nella zona e forse liquidare vecchie partite con Siria e Iran.
Il tutto con inaudito cinismo di chi per il Dio dollaro è disposto a
sacrificare la vita dei propri soldati e quella delle popolazioni civili
coinvolte e con la vigliaccheria di chi aggredisce con uno strapotere aereo
e tecnologico enorme.
Il capitalismo delle multinazionali in combutta con il potere politico e
militare Usa ci regala questa bella pagina di democrazia.
E diamo un prima risposta a coloro che si scandalizzano se si mettono sullo
stesso piano Bush e Saddam, e ringraziamo Gino Strada di Emergency che l'ha
fatto,: è vero, bisogna rispondere, non sono sullo stesso piano, è molto
più colpevole colui che ha utilizzato e armato il dittatore Saddam per
muovere guerra all'Iran e ora che non fa più comodo e si ha una diversa
strategia, lo si vuole eliminare con un intervento armato.
E ciò che brucia è che l'America, pur con questi comportamenti criminali,
che basa la sua politica estera sulla lotta armata, venga considerata una
democrazia.
Se ci fosse un po' di buona fede e meno pensiero unico su questo tema,
basterebbe considerare il meccanismo elettorale americano, massima
espressione di come e chi si manda al potere.
Gli enormi capitali che servono non solo per le costosissime campagne
presidenziali, ma per l'elezione dei singoli deputati al Congresso, sono
messi in campo dalle varie lobbyes petrolifere, militari, ebraiche,
mediatiche, etc, etc., e sono decisivi per comprare spazi televisivi,
organizzare propaganda e manifestazioni e, a elezione avvenuta,
presenteranno il conto ai riconoscenti deputati.
E non ci vuole una grande intelligenza per capire che gli americani stessi
che vanno a votare solo nella misura del 40%, sono rassegnati ad un sistema
che viene definito democratico, ma è in realtà un ferreo meccanismo pagato
dai potenti gruppi capitalistici per avere una classe politica al proprio
servizio.
E se in America tocchi certi interessi, anche se sei diventato Presidente,
ti stendono.
Una grande democrazia, come viene definita l'America dai dirigenti della
sinistra (quasi tutta), che per sua natura dovrebbe cercare sempre
soluzioni democratiche, perché possiede più di 200 basi militari in tutto
il mondo, perché spende ogni anno 900.000 miliardi delle vecchie lire per
il proprio esercito, che non è un'armata di tipo difensivo, ma aggressivo,
perché non ha sciolto la Nato dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia,
perché non si attiene alle risoluzioni dell'Onu invece di ridicolizzarlo
per sostituirsi ad esso, perchè vende armi a mezzo mondo e in modo
spropositato ad Israele, alterando equilibri secondo la sua convenienza?
Ancora oggi in America c'è la libera vendita di armi, ne girano più di 200
milioni.
C'è in questo popolo un DNA violento che trova normale ricorrere alle armi
per sistemare i conflitti.
Agghiaccianti le scuole americane dove la mattina gli alunni devono passare
sotto il metal-detector per evitare sparatorie in classe.
Vi sono i films, soprattutto quelli popolari, delle varie serie militari,
di Roky, di 007, delle guerre stellari, che distillano violenza con una
voluttà e un potere di convinzione così forte, soprattutto sulle giovani
generazioni, che difficilmente queste avranno interesse alla vita
democratica.
Per ciò che riguarda l'informazione la maggior parte dei canali TV sono di
proprietà di 5 network strettamente interconnessi: Aol Time Warner(che
controlla la CNN), Disney, Viacom (che controlla MTV), Newscorp di Rupert
Murdoch, e la General Electric proprietaria di molti canali.
I 5 consorzi maggiori controllano quasi tutte le stazioni di TV e radio,
non tutte, così gli imbecilli possono dire che c'è la democrazia. Quindi,
malgrado i 57 canali a disposizione, gli spettatori consumatori hanno
sempre meno scelta.
Come dice Bruce Springteen in una delle sue canzoni "57 canali e niente in Tv".
La " libertà di stampa" è diventata proprietà delle multinazionali che
considerano l'informazione una merce che circola nel mondo globalizzato
seguendo le leggi della domanda e dell'offerta, per veicolare messaggi
pubblicitari, all'interno dei prodotti, brevi semplici e divertenti,
lasciando la realtà fuori dalla porta.
I Sindacati: che invece di essere espressione democratica dei lavoratori
sono in mano alla mafia, e quando va bene in mano a forze padronali senza
scrupoli pronte a far uso della forza contro le rivendicazioni operaie.
Echelon: il grande spione che registra ogni impulso elettronico emesso in
Europa, scandalosa ingerenza nei fatti privati e nell'economia degli
europei: Il grande orecchio che come una sorta di aspirapolvere risucchia
tutto: fax, telefonate di apparecchi fissi e mobili, e-mail, telex, voci,
testi, immagini, sette giorni su sette, 24 ore al giorno. Usa, Inghilterra,
Australia, Nuova Zelanda e Canada pilotano una colossale rete di stazioni
automatiche per l'intercettazione che copre l'intero pianeta.
Nacque negli anni '70 per intercettare le trasmissioni satellitari
sovietiche, non solo non è stata smantellata con il dissolvimento
dell'URSS, ma potenziata in capillarità e raggio d'azione.
Il sistema Echelon funziona senza che vi sia riconoscimento ufficiale della
sua esistenza e viola moltissime leggi internazionali.
Dalla guerra contro il "comunismo" si è passati a ingerenza totale in tutti
i sistemi di comunicazioni mondiali e a molti episodi di spionaggio
industriale.
Tra l'altro in un rapporto al Parlamento europeo si denunciava il
doppiogioco della Gran Bretagna che spiava i suoi partners europei.
Agghiacciante il sistema sanitario che lascia le persone senza
assicurazione a crepare senza aiuto.
Incredibile il cinismo con cui vengono trattati gli stessi soldati
americani, sottoposti senza protezione e senza essere informati ad
esperimenti di guerra batteriologica, esposti agli effetti devastanti
dell'uranio impoverito usato dai loro proiettili, tanto sono neri,
ispanici, filippini e sottoproletari bianchi, che una volta tornati a casa
risultano tra i più poveri e disadattati, malati e senza casa.
Quanto al diritto degli Usa di disarmare Saddam delle armi di distruzione
di massa (che gli avevano venduto loro), la cosa non sta né in cielo né in
terra:
A prescindere che bisogna stabilire quali esse siano: ad es un bombardiere
non è forse responsabile di massacri?
E una volta stabilito in sede Onu quali esse siano, se ne deve ordinare la
distruzione in tutti i paesi che le possiedono, per prima l'America che già
le ha usate sulle popolazioni civili di Hiroshima e Nagasaki:
Noi saremmo entusiasti di cancellare da tutto il mondo le armi offensive,
compresi bombardieri, portaerei, missili con un raggio di più di 100 km, e
le armi nucleari.
Tutti gli eserciti delle nazioni dovrebbero essere solo difensivi ed essere
strutturalmente incapaci di portare invasione e morte in un paese lontano.
Tutti parlano di pace anche quelli che appoggiano in qualche modo la
guerra, ma perché non propongono nulla che renda le guerre di aggressione
impossibili e non danno i giusti poteri all'Onu?
Perché il predominio economico e militare dell'Occidente sul mondo, dietro
il paravento della "demoKrazia", è una vera e propria strategia che non
prevede la pace e la cooperazione tra i popoli.
Se mi chiedono se sono anti-americano gli rispondo di sì e gli spiego
perché.e non faccio distinzione tra il popolo e dirigenti politici: nei
sondaggi a guerra iniziata il 70% degli americani sta con Bush.
L'Europa deve allontanarsi dall'America, prendere le distanze dalla sua
pericolosa politica imperiale deve uscire dalla Nato e costituire un suo
esercito integrato, ma non di tipo offensivo, ma difensivo.
Deve parlare con una voce sola, e le decisioni di politica estera devono
essere prese a maggioranza, non all'unanimità, come in una democrazia
normale.
Deve sviluppare e finanziare massicciamente energie alternative: idrogeno,
solare, fotovoltaico, eolico per dipendere sempre meno dal petrolio.
Deve uscire unilateralmente da FMI, Wto, dominati dalle convenienze
commerciali americane, deve aprire un dibattito sull'Onu per riformarlo e
dotarlo di nuovi poteri.
Per fare ciò, che è il minimo per arrivare ad una dignità Europea, non
bisogna chiedere il permesso all'America, non occorre dichiarare guerra a
nessuno.
Ci piace la pace e la prospettiva di una Europa unita che cammina verso uno
sviluppo compatibile con la vita sulla terra e la cooperazione tra popoli.
Per ottenere ciò abbiamo necessità di unire quelle forze che si riconoscono
nell'analisi del pericoloso ruolo economico-militare-globale che
Usa-Inghilterra e Israele vogliono svolgere, per rigettare qualsiasi tipo
di complicità con la loro politica e quindi sconfessare qui in Italia la
ambigua ed equivoca posizione del governo Berlusconi favorevole ai
criminali signori della guerra.
Una massiccia e globale ondata di riduzione dei consumi di merci
provenienti dall'asse anglo-americano-israeliano può diventare l'innegabile
prova di dissenso generale e profondo che può far decidere ai cittadini di
questi paesi di mandare a casa i propri governanti guerrafondai e ripensare
la politica internazionale su basi nuove.
Regolandosi ciascuno secondo la propria coscienza e sensibilità, è
importante astenersi dal consumo di qualsiasi prodotto proveniente da Usa,
Inghilterra, Israele, evitare viaggi turistici nei suddetti paesi, non
andare a vedere i loro films, non consumare la loro musica, rifiutare
l'abbigliamento dei loro "marchi" famosi, diminuire i consumi di benzina,
in particolare la ESSO, che comunque vanno a incrementare i guadagni delle
multinazionali del petrolio, non acquistare le auto Ford, GM,Crysler, Opel:
Visto che è molto difficile stilare un elenco di tutti i prodotti da
evitare, volta per volta i consumatori consapevoli devono controllare le
etichette di provenienza e fare la loro scelta.
E se qualcuno vi comincia a dire che la cosa danneggia i lavoratori e
continua con i se e con i ma, rispondetegli che la pace è al primo posto, e
quello che si vuole aprire con l'aggressione all'Iraq è un periodo
lunghissimo di violenze e ritorsioni terroristiche che insanguineranno il
mondo e lo convinceranno che tra gli uomini la pace non è possibile.
Se riusciamo a far diventare fenomeno di massa il rifiuto rigoroso di
foraggiare con i nostri acquisti i paesi guerrafondai, potremo essere a
posto con la nostra coscienza, sicuri di colpire nel segno, anche perché
questo atteggiamento deve continuare nel tempo, al di là della durata
della guerra, fino a ottenere lo scioglimento di tutte le alleanze
militari, la chiusura di tutte le basi militari all'estero, la sconfitta
del progetto di guerra permanente al terrorismo che altro non è che il
paravento per continuare a dominare il mondo con la forza e la prepotenza
economica.
A questa strategia globale, il Forum di Porto Alegre, che è l'unica sede in
cui si parla di una risposta globale all'imperialismo del G8, non ha
trovato risposte capaci di fronteggiare l'attuale dominio
economico-militare:
Inapplicabile appare la Tobin-Tax, lontana l'ipotesi di un Governo
mondiale, mentre sarebbe urgente creare le condizioni per l'abbandono del
Fmi e Wto, premere sulla richiesta dell'eliminazione del debito dei paesi
poveri, mettere subito in cantiere la deglobalizzazione: cioè la
trasformazione delle grandi monocolture, sfruttate dalle multinazionali, in
proprietà diffusa di cooperative o singoli contadini che producano
prioritariamente per soddisfare i consumi interni del Paese e non per
l'esportazione.
Urgente anche la democratizzazione dell'Onu secondo il principio "una
persona un voto" che porterebbe questo organismo a superare la politica dei
veti dei potenti, per arrivare ai bisogni della maggioranza della
popolazione della terra.
Solo una Europa, aperta verso la Russia e chiusa per l'Inghilterra, avrebbe
la "massa critica" politica ed economica per appoggiare un processo globale
che dia risposte alle grandi questioni planetarie di cui abbiamo detto,
parlando con una voce sola, uscendo dalla sua storica subalternità agli Usa
per avviarsi sulla strada di uno sviluppo rigorosamente compatibile con la
salute degli uomini e della terra, per una politica di pace, disarmo e
cooperazione.
Al di fuori di questa strategia politica per l'Europa c'è il nulla, c'è
l'accettazione subalterna della politica del più forte, c'è la divisione
che gli Usa provocano all'interno della Comunità Europea nella speranza che
si sfasci, c'è la scelta della forza come strumento per far valere i propri
interessi, c'è la scelta di uno sviluppo non compatibile con la vita.
Temo che se non riusciremo a costruire una Europa fino alla Russia, con una
identità e una unità politica, i problemi globali di cui abbiamo parlato
non avranno la minima possibilità nemmeno di essere affrontati, e il
dominio imperiale americano sul mondo rimarrà intatto ed impunito.
E se non si riconosce come presupposto evidente che gli Usa non sono più
una democrazia, ma una potenza minacciosa che abitualmente interviene in
ogni parte del mondo con interventi militari, complotti Cia, sostegni
economici per truccare elezioni, forniture militari sofisticate, assassini
politici, addestramento di personale militare straniero per colpi di stato
e repressione sociale, e quanto altro è stato documentato in questi anni,
qualunque azione politica che voglia portare l'Europa fuori dal grande
abbraccio americano risulterà ambigua e alla lunga inefficace.
Questo è un piccolo "Bignami" dedicato non agli specialisti, ma a coloro
che credono che l'America sia il faro della libertà e della civiltà
democratica.
Chiunque ne condivide i contenuti ne faccia qualche copia e la
distribuisca. La consapevolezza di certi fatti può solo far bene.
Indispensabile, per chi desidera trovare conferma delle affermazioni
contenute in questo documento o vuole approfondire, leggere di William
Blum, "Con la scusa della libertà" Marco Tropea Editore, e di Noam Chomsky
"Sulla nostra pelle" sempre di Marco Tropea Editore. Veramente
indispensabili per una opinione approfondita sugli USA, visto che sono dei
cittadini americani a raccontarci dell'America, e nel caso di William Blum
dall'interno del potere, visto che era funzionario del Dipartimento di
Stato USA.