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In merito a Cuba - DIANA JOHNSTONE



 

Counterpunch
1 Maggio 2003

vers. originale

Che dire di Guantanamo?

In merito a Cuba

di DIANA JOHNSTONE

La cosiddetta "Lettera di Casey" in cui si protestava per la repressione a Cuba ha ricevuto numerose adesioni e ha suscitato una notevole discussione. Vorrei spiegare qui, con un commento punto per punto, perché non firmerò questa lettera. (Il testo completo della lettera è alla fine del mio commento?

"Siamo uomini e donne della sinistra democratica, uniti dall'impegno per i diritti umani, per la democrazia e la giustizia sociale, nella nostra nazione e in tutto il mondo. In solidarietà con il popolo cubano, ..."

Questo è il tipo di esordio che inevitabilmente mi tenta a dire: " E allora?" Esso trasuda di pie auto-congratulazioni. Se i processi a Cuba sono ingiusti, non si ha il bisogno di far mostra di credenziali "politically correct" per criticarli. Ma forse tutto ciò che resta ad una "sinistra" sempre più priva di efficacia è di rivendicare il diritto di definire chi è di "sinistra" e chi non lo è.

"... condanniamo la repressione da parte dello stato cubano di pensatori indipendenti e scrittori, attivisti per i diritti umani e democratici". Ancora, cosa consente a questi americani di definire chi è "indipendente" e chi è "democratico"?

Nel contesto cubano, ciò potrebbe sembrare piuttosto ambiguo. Ma ancora, se i processi sono davvero ingiusti, non importa se i pensatori sono "democratici indipendenti" o no. Le regole sono regole.

"Per 'crimini' quali essere autori di saggi critici verso il governo e incontri con delegazioni di leaders politici esteri, circa 80 dissidenti politici non-violenti sono stati arrestati, processati sommariamente a porte chiuse, senza difesa e preavviso adeguato, e condannati crudelmente e duramente a decine di anni di prigione"

Processare sommariamente chiunque a porte chiuse senza difesa e preavviso adeguato, ecc., è un brutto modo di fare, punto. Ma non vedo come sia possibile conoscere così tanto riguardo a ciò che è accaduto dal momento che il processo era a porte chiuse. Erano tutti incontri innocenti con delegazioni di leaders politici esteri? Non con agenti della Cia, forse? Per quanto riguarda i "non violenti", ho scritto un'altra nota al riguardo, sottolineando che gli Stati Uniti, con la sua enorme ricchezza e potere, hanno la possibilità di usare tutti i metodi, quelli dei potenti e quelli dei deboli, inclusa la "non violenza" (gli agenti statunitensi insegnavano la "non violenza" all'abbondantemente sovvenzionato movimento "Otpor" in Serbia per liberarsi di Milosevic ... il che non preclude l'utilizzo anche dei gruppi violenti). Considerata la campagna dell'amministrazione Bush per il "cambiamento di regime" (per nulla "non violenta", come è stato illustrato in Iraq), si deve presumere che le autorità cubane hanno ragione di preoccuparsi per la sovversione nel loro paese, forse in preparazione di un'invasione. Ci si può anche preoccupare che le autorità cubane siano innervosite e commettano seri errori. Ed è perfettamente ragionevole sottolineare che i principi di giustizia debbano essere rispettati anche in circostanze difficili.

"Queste sono violazioni delle più elementari norme del giusto processo che ricordano i processi di Mosca dell'Unione Sovietica durante l'epoca staliniana."

Perché questa particolare analogia? La gente conosce oggi così tanto riguardo ai processi di Mosca perché questo paragone sia illuminante? La storia è piena di violazioni delle norme del giusto processo, e sebbene i professionisti dei diritti umani sembrino non accorgersene, un esempio attuale è in corso proprio adesso a L'Aia. E di fronte a Cuba, c'è Guantanamo, ma i cubani non hanno udito parola su quanto accade lì ...

"The democratic left worldwide has opposed the US embargo on Cuba as counterproductive, more harmful to the interests of the Cuban people than helpful to political democratization."

"La destra democratica in tutto il mondo si è opposta all'embargo contro Cuba in quanto controproducente, più dannoso agli interessi del popolo cubano che utile alla democratizzazione politica".

Adesso aspettate un minuto! "Controproducente"? Ma questo dipende dallo scopo? La "sinistra democratica" ha emanato le sanzioni per i propri (come dichiarato sopra) nobili scopi? In questo caso, forse, si potrebbero definire "controproducenti". Oppure le sanzioni sono state emanate da un governo statunitense il cui scopo, al contrario, era di favorire ed eventualmente far ritornare al potere la stessa "classe affaristica" profondamente corrotta che si è spostata a Miami dove esercita un'influenza sproporzionata come lobby politica? In questo caso, le sanzioni non state affatto "controproducenti, in quanto hanno causato delle considerevoli privazioni alla popolazione cubana, privazioni di cui si può dare la colpa al regime. Tali sanzioni (come si è già visto in Serbia e Iraq) causano una crescente disaffezione e il desiderio di fare qualunque cosa richiesta per diventare una nazione "normale".

L'argomento della "controproduttività" assume che lo scopo (delle sanzioni, in questo caso) è lodevole, ma mal indirizzato. È difficile capire la natura di una "sinistra democratica" che accarezza tali illusioni.

"L'attuale repressione da parte dello stato cubano dei dissidenti politici giunge ad essere una collaborazione con gli elementi più reazionari dell'amministrazione statunitense nel loro sforzo di mantenere le sanzioni ed istituire misure ancora più punitive contro Cuba".

Bene, scusatemi, ma si potrebbe dire che questo preciso pretesto in questo preciso momento "giunge ad essere una collaborazione con gli elementi più reazionari dell'amministrazione statunitense" nel loro sforzo "di istituire misura ancora più punitive contro Cuba."

Perché invece non esprimere la preoccupazione che la repressione cubana (non importa di chi...) rischia di essere "controproducente" in quanto fornisce alla amministrazione Bush il pretesto per organizzare il "cambiamento di regime". Un tale argomento renderebbe più credibile sostenere che le firme sono "in solidarietà con il popolo cubano"...

"L'unica conclusione che si può derivare da questa brutale repressione è che il governo cubano non ha fiducia che il popolo cubano possa distinguera la verità dalla falsità, i fatti dalla disinformazione." È questa realmente l'UNICA conclusione? Un ulteriore piccolo sforzo di immaginazione è richiesto qui...

"Un governo di sinistra deve avere il sostegno popolare: deve garantire i diritti umani e promuovere la più ampia democrazia possibile, incluso il diritto a dissentire, così come promuovere la giustizia sociale. Con le sue azioni, lo stato cubano palesa che non è un governo di sinistra, a dispetto delle sue rivendicazioni di progresso sociale nell'educazione e nella cura della salute, ma soltanto un'altra dittatura, preoccupata prima di tutto di mantenere il suo monopolio del potere."

È comprensibile che una "sinistra democratica", definitivamente lontana da qualsiasi esercizio del potere, o di influenza sulla società, si possa prendere il privilegio di scomunicare dal punto di vista di una tale "sinistra democratica" un tentativo di rivoluzione sociale posto sotto assedio come quello cubano. Se "sinistra" vuol dire totale mancanza di potere, qualsiasi governo è squalificato. Ma dovremmo chiederci: se è "soltanto un'altra dittatura", perché il governo degli Stati Uniti ha compiuto uno sforzo eccezionale lungo quarant'anni per distruggerla? Permettetemi di dubitare. E se il progresso sociale nell'educazione e nella cura della salute sono semplici "rivendicazioni", che dire di tutte le dittature che hanno mancato di fare tali "rivendicazioni" e mai sono state soggette a sanzioni?

Fidel Castro has committed the terrible impurity of managing to keep a left government in power for forty-four years. To be pure, he should have kept to the standards of the "democratic left"... following the example of the democratically elected Guatemalan reformist Jacobo Arbenz, forced to resign after three years in office by a U.S.-backed putsch, or Salvador Allende, murdered by a U.S.-backed putsch. The "democratic left" was unable to save those leaders, but it still has the self-confidence to condemn the survivor for displaying such tenacity. Surrender, Castro! Then perhaps you may gain the approval of the "democratic left".

Fidel Castro ha commesso la terribile impurità di provare a conservare un governo di sinistra al potere per quarantaquattro anni. Per essere puro, avrebbe dovuto mantenere gli standard dalla "sinistra democratica" ... seguendo l'esempio del riformista guatemalteco democraticamente eletto Jacobo Arbenz, costretto alle dimissioni dopo tre anni di governo da un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti, o di Salvador Allende, assassinato da un colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti. La "sinistra democratica" è stata incapace di salvare questi leaders, ma ha ancora la presuzione di condannare i sopravvissuti per aver dimostrato una tale tenacità. Arrenditi, Castro! Allora forse potrai conquistare l'approvazione della "sinistra democratica".

Diana Johnstone è autrice di The Politics of Euromissiles: Europe's Role in America's World and FOOLS' CRUSADE Yugoslavia, NATO, and Western Delusions. Pup essere raggiunta all'indirizzo: DianaJohnstone@compuserve.com