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da Emergncy testimonanze dall'Irak




 Il team di Emergency arriva a Bagdad

 Il team di Emergency partito ieri l'altro da Amman (v. news sul sito) è
arrivato oggi, venerdì 11 aprile, alle 13 (ora italiana) a Baghdad. Con il
team anche un cargo con 30 tonnellate di medicinali e materiale di consumo
per chirurgia di urgenza
 La frontiera tra la Giordania e l'Iraq è stata attraversata la mattina del
10 aprile (alle cinque ora locale) e ha raggiunto in tarda serata Karbalà, a
100 km a sud di Baghdad. Ripartito questa mattina, il team ha raggiunto la
capitale irakena dopo sette ore di viaggio.

 "Non ho mai visto niente del genere" queste le prime parole di Gino al
telefono "La città è in preda alla anarchia totale. Le porte dei palazzi
vengono sfondate dai tank e poi tutto viene abbandonato a se' stesso. La
citta' e' cosi' preda di migliaia di sciacalli che compiono razzie, mentre
la popolazione rimane rintanata in casa terrorizzata, senza acqua ne' luce.
 Le strade sono invase dal fumo che sale dai palazzi colpiti dalle bombe. E,
per le strade, solo sciacalli. Sciacalli e cadaveri, tanti sciacalli e
purtroppo tanti cadaveri".
 "I militari entrati in citta' non pensano minimamente alla sicurezza o alla
sopravvivenza della popolazione, ma solo alla loro. I carri armati che
sfondano le porte lasciano la strada aperta alle migliaia di saccheggiatori
che predano ogni cosa assolutamente indisturbati: ospedali, palazzi
presidenziali ma anche case private, ambasciate, uffici, negozi".

 Poi Gino ci racconta del viaggio verso Bagdad "Un viaggio difficile,
massacrante, con frequentissimi posti di blocco militari. Strade chiuse da
auto in fiamme o da filo spinato. Ogni volta, ci si doveva fermare a
trecento metri. E mi toccava scendere e avvicinarmi a piedi con le mani bene
alzate, in vista, in una atmosfera di tensione impressionante".


 fonte: ketty agnesani - mailto:ketty@emergency.it  gruppo: Sede
  argomento: Iraq

 Mario ci scrive che la guerra e' finita...

 Sulaimaniya, mercoledì 9 aprile 2003
 La notizia arriva in maniera insolita....mentre in terapia intensiva
armeggiamo con due drenaggi toracici, una infermiera entra in lacrime e si
siede alla scrivania con la testa tra le mani.
 Non capisco, e continuo a non capire quando vedo che gli altri infermieri
scoppiano a ridere e si danno pacche sulle spalle. Continuo a districarmi
tra i drenaggi e penso che non sono carini con la collega, io non me la
sento di chiedere come mai piange ma spero che qualcuno mi riferisca il
perche'.
 Basta attendere pochi secondi: "Kaka Mario, Bagdad BUM!" Come BUM? Sta a
vedere che c'e' stata qualche esplosione grossa...inizio a preoccuparmi, ho
avuto modo di conoscere molti dei giornalisti che ora sono in città e le
notizie da un po' di giorni non sono molto felici per loro.
 In televisione, tra la gente che soccorreva i giornalisti vittime di "fuoco
amico", ho riconosciuto qualcuno con cui abbiamo cenato insieme durante la
nostra permanenza a Bagdad lo scorso mese.
 Come BUM?, chiedo ancora, mentre sto decidendo di cambiare il bottiglione
del drenaggio troppo pieno di sangue...: "Kaka Mario, Bagdad finish, war
finish". Un po' lento ma inizio a capire.....
 L'infermiera ora ride, si asciuga le lacrime e si abbraccia con gli altri
colleghi. Dispongo la sostituzione del bottiglione ed esco dalla terapia
intensiva.

 Ore 15.00
 Oggi e' anche giorno di visita. Fuori l'ospedale si sentono macchine che
strombazzano all'impazzata e le voci della gente, della tanta gente, che
viene a trovare i feriti nell'ospedale di Emergency. Attendono il loro turno
per essere perquisiti e poter entrare, come da regola, senza armi.
 Ora si sente anche sparare....certo, sparano in aria per festeggiare, io
inizio a preoccuparmi. Chiedo al nostro responsabile delle guardie di
rafforzare la sicurezza....capisce al volo, non vorrei mai che in questo
trambusto qualcuno si dimenticasse di posare le proprie armi al di fuori
dell'ospedale.

 Passo in pronto soccorso: finora niente feriti, solo un ferito da mina
stamattina e due ustionati. Gli infermieri sono tesi, sanno bene per
esperienza che le pallottole sparate per aria prima o poi cadono per terra,
non si dissolvono come per magia, e prima o poi qualcuno beccano.
 Mi arrivano notizie da Erbil: quattro feriti, un bambino grave, tutti per
"festeggiamenti". E poi arriva la notizia che non volevamo....poco lontano
dall'ospedale un bambino di 8 anni morto per un proiettile in testa. Lo
hanno lasciato sulla strada, non hanno nenanche tentato di portarlo da noi.
 Cerco di razionalizzare, mi distraggo guardando la gente che balla fuori
dai cancelli, che piange, che ride, le macchine che passano con i soldati
che sventolano bandiere e fucili.....la guerra e' finita.

 Sulaimaniya, giovedì  10 aprile 2003 ore 17.00
 La guerra continua. E forte. Stanotte riceviamo 13 feriti, altri 6
stamattina, un'altra decina in arrivo dai nostri FAP,s.  Tra loro una
giovane donna arrivata già morta. Molti peshmerga, qualche civile, e anche
tre combattenti irakeni. Mentre scrivo queste ultime righe approfitto per
fumare avidamente una sigaretta. Gli infermieri mi informano che stanno
combattendo a Kirkuk, molti feriti arriveranno nelle prossime ore. Sento Ake
al telefono, la situazione a Erbil e' la stessa. Guardo la mia divisa sporca
e mi impongo di cambiarla prima di tornare in pronto soccorso. Cerco un te'
e accendo un'altra sigaretta, la guerra e' finita, forse, i feriti no.

 Mario
 Emergency Surgical Centre - Sulaimaniya

 Mentre mettiamo on-line questa lettera di Mario, Ake da Erbil ci comunica
che nella notte sono stati ricoverati 13 feriti da arma da fuoco, vittime
degli scontri contro le forze governative a Kirkuk.