Mi piacerebbe che tra le 'azioni per la pace' fosse
incluso anche una raccolta dati su quello che i nostri parlamentari dichiarano
o fanno di questi tempi... un sito da consultare fra qualche anno, prima delle
prossime elezioni politiche, giusto per rinfrescarsi la memoria e votare in modo
ben consapevole.
cordialmente
Katia Galeazzi
----- Original Message -----
Sent: Saturday, April 12, 2003 3:20
PM
Subject: dossier Irak - versione 3
DOSSIER IRAK
LIBERATI O CONQUISTATI?
Le azioni per la pace e i diritti umani contro la guerra
infinita e il neocolonialismo A cura di PeaceLink http://www.peacelink.it
Versione 3
del 12/4/03
--- CHE FARE OLTRE I CORTEI? Manifestazioni
di piazza, cortei, e poi? Che fare? Molti se lo stanno chiedendo. L’importante
è estendere e radicare nella società il movimento e non perdere il 70% del
consenso fino ad ora accumulato. E’ essenziale spostare l’attenzione
dell’opinione dalla celebrazione di una “vittoria” (che sta generando caos e
problemi imprevisti) a priorità quali: 1.portare nuovamente al centro
dell’azione internazionale l’ONU, in particolare nella gestione del passaggio
ad un governo irakeno liberamente eletto, creando un fronte di opinione
pubblica che ripudi nuove guerre; occorre sottolineare che a questa invasione
ne possono seguire altre nella logica degli attacchi preventivi e della guerra
infinita; 2. promuovere le azioni di soccorso umanitario in questo momento
di grave caos, premendo affinché gli aiuti non divengano un’arma per creare un
consenso e ricattare gli irakeni; diversi giornalisti indipendenti stanno
documentando che attualmente in Irak Bush non ha consenso, tanto che è vietata
l’esposizione della bandiera Usa per evitare rivolte (solo nei filmati tv si
vendono limitate scene di giubilo e qualche bandiera a stelle e strisce); è di
grande valore appoggiare le associazioni umanitarie per la difesa dei diritti
umani e il soccorso d’emergenza come Amnesty International ed Emergency; 3.
creare nelle scuole e tra i giovani percorsi di dibattito, di informazione e
di educazione alla pace (segnalando o creando siti che promuovono la cultura
della pace), sostenendo l’osservatorio sulle menzogne di guerra (Mediawatch) e
facendo ricerche che documentino i retroscena neocoloniali della guerra in
Irak: la guerra irakena si sta combattendo sul terreno dell’orientamento
dell’opinione pubblica.
Il sentimento a favore della pace può
diventare quotidianità, vita civile ordinaria ed impegno costante di tante
persone. A nostro parere è perciò rilevante agire in modo nuovo. Ecco alcune
cose che ognuno di noi può fare.
--- BOICOTTA BUSH Ognuno
di noi può promuovere in forma assolutamente nonviolenta il boicottaggio
mirato di aziende i cui interessi sono legati al conflitto in Iraq, in
particolare le compagnie petrolifere come la ESSO che per contratto fornisce
il carburante alle forze armate Usa. La campagna è stata lanciata da
Greenpeace; per saperne di più clicca su : http://www.greenpeace.it/stopesso Inoltre è
partita anche“Fuori la guerra dalla tua spesa”, una campagna di boicottaggio
delle aziende che hanno finanziato la campagna elettorale di Bush e che sono
collegate alla guerra. Per saperne di più cliccare su
http://www.peacelink.it/campagne/boycott_bush.html
Questa campagna di consumo critico è stata lanciata dal Centro Nuovo
Modello di Sviluppo e da Rete Lilliput. E’ basata su uno studio del Centro
Nuovo Modello di Sviluppo che a Vecchiano (Pisa) conduce da anni ricerche sul
consumo critico (si veda il libro "Guida al consumo critico", edizioni EMI di
Bologna http://www.emi.it). Qualcuno ha
obiettato che simili campagne di boicottaggio sono “poco utili in quanto si
vanno poi a ripercuotere sugli operai delle aziende boicottate”. Come
rispondere? E’ intuibile che una forma di boicottaggio si possa ripercuotere
"anche" sugli operai, del resto così è stato anche per le fabbriche di mine.
Ma a ben vedere anche gli scioperi degli operai si ripercuotono sull'andamento
delle fabbriche. La questione è quella di orientare nel verso giusto il senso
etico del boicottaggio. Il Centro Nuovo Modello di Sviluppo tende a promuovere
forme di boicottaggio che siano condivise dalle popolazioni e dai lavoratori
delle nazioni e delle aziende coinvolte. Il boicottaggio incide per pochi
punti percentuali e manda un "segnale", così come lo manda il consumatore tu
quando dice che un prodotto non gli piace. Le aziende sono molto attente ai
consumatori e - quando un boicottaggio funziona - modificano in genere le loro
condotte e lo comunicano. Quindi alla fine in genere non ne vien fuori un
danno per gli operai ma una modifica della condotta dell'azienda, che è
proprio il fine del boicottaggio. Il boicottaggio è pertanto una forma di
orientamento attivo che il consumatore critico - ossia ognuno di noi - può
adottare inserendo fra i criteri di scelta, oltre alla qualità e al prezzo dei
prodotti, anche la loro "qualità etica".
--- ESPONI LE BANDIERE
ARCOBALENO Occorre proseguire l'iniziativa delle bandiere come
dichiarazione di estraneità a questa azione di guerra neocoloniale mascherata
da “guerra di liberazione”. La “vittoria” non cancella il carattere illegale,
arrogante e omicida di questa guerra.
--- FAI UN VOLANTINO SULLE
SPESE MILITARI Il materiale lo trovi su: http://www.bandieredipace.org/index.php?pagina=losapete In
particolare è riportato il numero di bambini che si possono salvare dall’AIDS
rinunciando ai vari sistemi d’arma.
--- SOSTIENI GLI AIUTI UMANITARI
ALLE VITTIME Occorre sostenere le vittime di guerra. E appoggiare
Emergency. Clicca su http://www.emergency.it
--- INFORMA
SULLE AZIONI NONVIOLENTE Siti di informazione pacifista sono: http://www.peacelink.it http://www.retelilliput.org http://www.unimondo.org http://www.carta.org http://www.ilmanifesto.it http://www.vita.it http://www.fermiamolaguerra.it
Informazioni non stop sulla mobilitazione pacifista sono qui: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html http://www.peacelink.it/webgate/news/maillist.html http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=128
http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
--- SMASCHERA LE BUGIE DI GUERRA: MEDIAWATCH L'osservatorio
sulle bugie di guerra è uno degli strumenti di rettifica dell'informazione
manipolata. Consultare: http://www.peacelink.it/mediawatch Una
"commissione di vigilanza popolare" sta documentando i casi in cui
l'informazione italiana si trasforma in propaganda. L'iniziativa parte da un
gruppo di siti e riviste di informazione indipendente: Altreconomia, Azione
Nonviolenta, Buone Nuove, Carta, Guerre & Pace, Information Guerrilla,
Informazione senza frontiere, PeaceLink, Terre di Mezzo, Unimondo, Vita,
Volontari per lo sviluppo. Il tutto all'indirizzo http://www.peacelink.it/mediawatch
DOMANDE E RISPOSTE SULLA GUERRA,
PRIMA E DOPO
--- E’ vero che chi appoggiò Saddam nello sterminio
dei curdi ora fa profitti in Irak? Il New York Times, citato sul TG3
nell'edizione serale dell'11 aprile, ha fatto i nomi di chi in questa guerra
irakena sta pianificando profitti sulla pelle di chi rischia la vita. Uno per
tutti: George Shultz, ex segretario di Stato del governo americano. E' passato
dalla politica al mondo degli affari. Questo "liberatore", così attivo nel
ridare dignità e speranza a chi l'aveva perduta, nel 1988 dichiarò che non
c'erano prove della responsabilità di Saddam Hussein nel bombardamento chimico
della città curda di Halabja in cui trovarono la morte circa 5 mila civili
inermi. Egli stesso si era adoperato a "convincere il National Security
Council a vendere all'Iraq 10 elicotteri, ufficialmente destinati a "irrorare"
le colture con diserbanti e insetticidi, ma in realtà impiegati per colpire la
popolazione con i gas", scrive Achille Lodovisi su Guerre&Pace (novembre
2002).
--- Chi in passato ha fornito a Saddam Hussein le armi di
distruzione di massa? Ha scritto Noam Chomsky: “I reaganiani e Bush I
hanno continuato ad accogliere il mostro come un alleato e l'hanno ritenuto un
partner commerciale proprio mentre si macchiava delle peggiori atrocità e
anche oltre. Bush ha autorizzato l'avallo di prestiti e la vendita di alta
tecnologia con le sue evidenti applicazioni per la fabbricazione di ordigni di
distruzione di massa (WMD) fino al giorno dell'invasione del Kuwait, talvolta
ignorando gli sforzi del Congresso di impedire quello che stava facendo. La
Gran Bretagna ha autorizzato l'esportazione di equipaggiamento militare e di
materiali radioattivi anche pochi giorni dopo l'invasione. Quando l'allora
corrispondente dell'ABC, oggi commentatore di Znet, Charles Glass scoprì (per
mezzo dei satelliti commerciali e la testimonianza dei disertori) gli impianti
per la fabbricazione di ordigni biologici, le sue rivelazioni furono
immediatamente smentite dal Pentagono e sulla storia cadde il sipario. Quando
nel dicembre del 1989 Bush I annunciò nuovi regali al suo amico (che peraltro
erano regali anche per l'agrobusiness e l'industria USA), la cosa fu ritenuta
troppo poco significativa persino per darne notizia, benché si possa leggere
di questo su "Z magazine" dell'epoca e, forse, non altrove. Pochi mesi dopo,
poco prima che invadesse il Kuwait, una delegazione di altissimo livello del
senato, condotta da quello che sarebbe stato più tardi il candidato alla
Presidenza, Bob Dole, ha fatto visita a Saddam, trasmettendogli i saluti del
Presidente e assicurando il brutale assassino di massa che non avrebbe dovuto
preoccuparsi delle critiche da parte dei giornalisti alternativi di qui di cui
aveva avuto notizia.” Fonte: http://www.namaste-ostiglia.it/lasthelp/show.asp?ID=454
---
Qual è stato il fine della guerra di Bush? “Non è un segreto che
l'amministrazione Bush sta portando un attacco contro la gente e le future
generazioni nell'interesse di ristretti settori ricchi e potenti che serve con
una lealtà che va persino oltre il normale. In queste circostanze è
sicuramente opportuno sviare l'attenzione dalla sanità, dalla sicurezza
sociale, dai debiti, dalla distruzione dell'ambiente”, ha affermato Noam
Chomsky. Fonte: http://www.namaste-ostiglia.it/lasthelp/show.asp?ID=454
---
E’ stata inutile la mobilitazione per la pace? Cortei e bandiere della
pace sono state l’espressione di un’opinione pubblica che si è schierata per i
tre quarti contro la guerra togliendo legittimità ad ogni intervento
dell’Italia nel conflitto. Le mobilitazioni non avevamo come nemico Bush o
Saddam, ma l’indifferenza, che è stata sconfitta. Bush è andato alla guerra
privo del consenso internazionale e sorretto unicamente della forza bruta. E
ancora ora la sua “vittoria” è solo una vittoria militare priva di quel
consenso mondiale che la potrebbe trasformare anche in una vittoria politica e
di immagine. Grazie alla pressione dell’opinione pubblica Bush è rimasto
politicamente in minoranza nell’Onu. E l’Onu ora diviene fondamentale per
gestire il passaggio all’autodeterminazione: senza l’Onu gli Usa diventano di
fronte al mondo una potenza di occupazione. Grazie al dispiegamento della
mobilitazione popolare i governi si sono spostati verso posizioni pacifiste.
Anche il governo italiano ha dovuto barcamenarsi: si è impegnato, ma in
maniera marginale. A questo dobbiamo aggiungere lo schieramento esplicito e
severo del Papa e di molte Chiese contro la guerra. I media, un tempo
schierati alla grande su posizioni filointerventiste, hanno espresso giudizi
critici. Il “no alla guerra” ha attraversato tutti i settori dell’opinione
pubblica, andando dall’80% della sinistra al 45% del centro-destra. Il
movimento pacifista ha saputo opporsi alla guerra senza venir meno alla
risoluta opposizione a Saddam Hussein e a tutte le dittature. I partiti
politici hanno dovuto rivedere vecchie posizioni sulla “guerra giusta” e anche
dentro la maggioranza governativa non c’è stata uniformità di vedute, data
l’esplicita presa di posizione del Papa e dell’opinione pubblica. Infine lo
sviluppo dell’apparato produttivo non dà segni positivi e la guerra incombe
come un’incognita, come ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia
Fazio; al di là dei movimenti di borsa (fino a pochi giorni fa in ribasso e
oggi in rialzo per ragioni speculative) non vi sono rosee previsioni per
l’economia reale. In questo quadro l’opposizione alla guerra ha raggiunto un
obiettivo importantissimo: opporre alla forza militare di Bush un imponente
schieramento di opinione pubblica mondiale che in democrazia tutti
i governi devono tenere presente. Fonte: http://www.peacelink.it/webgate/pace/msg04516.html
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