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editoriale di PeaceLink - l'ipocrisia di una guerra breve
L'ipocrisia di una guerra breve
Noi pacifisti siamo per una guerra quanto più breve possibile?
Vi è molta ipocrisia in giro: "Voi pacifisti siete per una guerra breve,
ovviamente".
Ci dispiace non allinearci con gli auspici della Borsa.
Noi non possiamo auspicare un conflitto rapidissimo indipendentemente dalla
sua violenza omicida. Non è la durata ma l'intensità che ci spaventa, a
differenza della Borsa che pensa con altri parametri. In questo momento
dobbiamo essere intransigentemente dalla parte delle vittime, dalla parte
della popolazione irakena, schiacciata da una dittatura e ora schiacciata
anche da una guerra. Questa gente ha bisogno di protezione.
Dobbiamo perciò batterci perché vengano denunciati e fermati i crimini di
guerra.
I bombardamenti a tappeto sono crimini di guerra.
I raid contro i civili sono crimini di guerra.
La distruzione di infrastrutture indispensabili per la sopravvivenza della
gente è violazione del diritto umanitario in tempo di guerra.
Noi quindi non lottiamo per una "guerra breve" ma per frenare o fermare la
follia del sangue. Per proteggere la popolazione occorrerà rispettare delle
regole che valgono anche in guerra. Probabilmente - invocando anche in sede
Onu il rispetto rigoroso delle Convenzioni di Ginevra - i tempi del
conflitto si allungheranno a beneficio di un maggiore rispetto dei civili.
Lottiamo per il massimo rispetto della popolazione e della vita umana.
Un rigoroso rispetto delle norme a tutela dei civili forse allungherà la
guerra perché - se l'opinione pubblica si farà sentire - legherà almeno una
delle due mani di chi vorra finire subito il lavoro sporco in un bagno di
sangue. Durante la guerra del Kossovo il generale Clark si lamentò della
pressione dell'opinione pubblica: "Era come combattere con una mano legata
dietro la schiena", disse.
Ecco l'obiettivo: possiamo frenare il bagno di sangue se saremo in tanti.
Dobbiamo costringere chi vuole avere mano libera nel lavoro sporco a
combattere con una mano legata dietro la schiena.
Forse questo non farà bene alla Borsa (neppure la guerra però le ha
giovato) ma difenderà la popolazione da attacchi indiscriminati.
E forse difenderà anche i soldati angloamericani dall'impazienza dei loro
generali.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink - telematica per la pace
http://www.peacelink.it