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All'alba, pensando a Baghdad



20 MARZO



Livide d'improvviso le luci di montagna.

Ferma e dolente la luce delle stelle.

Ammutoliti i richiami degli uccelli.

Alle quattro del mattino

la luna piena chiede silenzio al mondo.



Poggia l'orecchio al suolo e ascolta



Le prime bombe su Baghdad

vibrano dalla terra nelle viscere.



Dopo ogni scoppio la lunga eco

 un milione di cuori di madri all'unisono

 il loro respiro affannoso

che l'Eufrate porta al mare come un grido.

Dorme Khawla la principessina

sulla corona di plastica preme un cuscino sua madre

si chiede se dovr premere pi forte

quando giunger l'onda d'urto della bomba.



Dopo gli scoppi il tuono immenso

non  il Mar Rosso che s'innalza

a spezzare le portaerei una ad una,

non  il deserto che si leva

a spazzare i blindati con fiato rovente di sabbia:

 il fragore di milioni di ruote

carri carretti motocicli in fuga

kurdi arabi povera gente stracci

danni collaterali.



Nelle basi sibilano i video.

Sono limitati i computer dei signori della guerra.

Non registrano il respiro il palpito il pianto.

Non avvertono il terrore e l'ira del mondo.

Non sentiranno aprirsi le acque del Mar Rosso.





Dino Frisullo