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proposta di azione nonviolenta per la scuola e l'universita'contro la guerra
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- Subject: proposta di azione nonviolenta per la scuola e l'universita'contro la guerra
- From: Sergio Di Vita <sdivita@neomedia.it>
- Date: Fri, 14 Mar 2003 19:21:48 +0100
PROPOSTA DI AZIONE NONVIOLENTA
PER LA SCUOLA E L'UNIVERSITA' CONTRO LA GUERRA
Cosa possiamo fare contro la guerra, nel momento in cui essa,
nonostante la volonta' dei popoli, viene prospettata dai Governi come
sempre piu' vicina ed incombente?
Noi sottoscritti docenti universitari e medi, il cui lavoro vuol
essere educazione al vivere civile, al dialogo, alla pace, riteniamo
che in quest'occasione piu' che mai occorra impegnarsi per la
crescita umana e culturale dei ragazzi e della societa' nella sua
interezza: una guerra, e ancor piu' una guerra di aggressione quale
sarebbe quella al popolo iracheno, e' un atto disumano che segna il
corso della storia svuotando di senso la nostra azione quotidiana e
che ci impone dunque di reagire con fermezza e responsabilita'.
Nell'attuale terribile contingenza, sentiamo il dovere di esprimere
con chiarezza una posizione di coscienza e rivolgiamo un appello
affinche' ognuno si senta chiamato allo stesso dovere.
Pensiamo che non basti limitarsi a commentare con sdegno la
prospettiva bellica, ma che sia necessario prendere posizione
assumendosi la responsabilita' dell'azione che al dissenso, in un
caso cosi' grave, non puo' non conseguire.
Noi intendiamo impegnarci nei giorni seguenti - e chiediamo che
ciascun docente si impegni a sua volta - nella costruzione di
un'azione di protesta chiara nei confronti della guerra.
E' importante, infatti, che non ci lasciamo intrappolare
dall'individualismo e dalla mancanza di comunicazione; e' importante
che costruiamo le condizioni perche' l'opposizione di chiunque al
crimine della guerra possa esprimersi nella sua immediatezza senza
subire la frustrazione del senso di isolatezza e di vergogna che
siamo stati abituati ad avere quando si tratta di affrontare problemi
pubblici.
Bisogna far si' che nei prossimi giorni la scuola e l'universita' (ma
anche qualsiasi altro ambiente di lavoro) diventino luoghi di
espressione delle istanze di pace della societa' civile a cui i
Governi non prestano attenzione.
Parlando prima, a partire da oggi, con i propri colleghi, ognuno di
noi puo' organizzare, in ogni scuola e in ogni facolta'
universitaria, l'immediata interruzione collettiva dell'attivita' di
lavoro nel momento in cui i bombardamenti dovessero iniziare.
Perche' la protesta risulti visibile, bastera' uscire dalle aule e,
nel caso che si sia insegnanti di scuola, avendo provveduto a
richiedere l'autorizzazione degli studenti e delle loro famiglie
(anche questa operazione dunque e' da avviare prima, e fin da
subito), fare riversare in massa anche i discenti davanti alle
scuole, ben visibili ai media subito opportunamente informati.
Se costruito e attuato in massa, tutto cio' puo' essere anche un
segnale della volonta' di pace e di non rassegnazione alla logica
della violenza e della morte che garantisce ai sindacati il
sentimento diffuso della necessita' di uno sciopero generale quanto
piu' possibile forte ed immediato.
Siamo consapevoli che la nostra condotta di fronte ad un evento come
la guerra non puo' in nessun caso non fungere alla fine da implicito
insegnamento per i nostri studenti e scegliamo dunque di veicolare
loro un messaggio di assunzione di responsabilita', piuttosto che di
rassegnazione e passivita' che sono atteggiamenti indegni di un
essere umano.
Non sembra che abbiamo molto tempo per ribadire il rispetto dell'art.
11 della Costituzione e dell'art. 2 della Carta dell'ONU, dei
principi del dialogo, della cultura e della vita: sara' opportuno
usare bene questi giorni per non poter dire poi, troppo tardi, di
essere stati ignavi.
(Per contatti: acozzo@unipa.it)
primi firmatari
Emilio CORALLINO
Andrea COZZO
Sergio DI VITA
Pierpaolo TRIPIANO
Serena VARVARO
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Mi scuso con tutti coloro che hanno gia' ricevuto questo testo,
e con tutti per l'arbitrio che mi prendo nel mandarvi questo tipo di documenti.
Chiedo a chi non vuole riceverli di mandarmi un cenno.
sdv
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