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sulle bandiere



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Bepi De Marzi
Arzignano
pubblicata venerdì 28 febbraio su "La Voce dei Berici"
settimanale della Diocesi di Vicenza
Egregio Direttore,


un parroco del mio paese, Arzignano, ha posto la bandiera della pace proprio
nel giro dell'abside, accanto alla sede, in presbiterio. La gente della
parrocchia ha applaudito a questo gesto d'amore e di coraggio. Dalle
finestre di moltissime canoniche sventola la stessa bandiera e non è raro
vederla anche sui portali delle nostre chiese.

Bellissima, la prima pagina del nostro settimanale con i balconi fioriti
d'arcobaleno, come la stupenda copertina di Famiglia Cristiana.

Tutto ciò mentre nella prima pagina di "Verona fedele", il direttore esprime
il suo confuso dissenso nei confronti delle bandiere e dei movimenti
pacifisti.

Avrà ricevuto ordini da Berlusconi, dato che tra Mediaset e Nuova Rai, il
direttore veronese è sempre davanti alle telecamere a dissertare di tutto
con tutti, dimenticando volentieri di essere un sacerdote cattolico.

La "minaccia destabilizzante e antigovernativa" che il Governo cerca di far
vedere nelle bandiere pacifiste che avvolgono l'Italia, esprime pienamente
l'ipocrisia che in questi mesi sta inserendosi in tutte le istituzioni
italiane sottomesse al potere dell'arrogante "piccolo imperatore" di Arcore.

Ma sfugge a molti un fatto che invece è angosciante, minaccioso. Nessuno può
negare che la bandiera della Lega sia stata inventata per esprimere il
distacco dell'Italia Settentrionale dal resto della Nazione. Perciò è un
simbolo anti italiano. E questa bandiera con la ruota, verde in campo bianco
o bianca in campo verde, è diventata un fatto maniacale per i leghisti ora
al potere. Bossi è perennemente in cravatta verde e i suoi devoti girano
addobbati in vari modi, compresi i ministri e i sottosegretari che hanno
giurato sulla Costituzione italiana per dire subito che, mentre giuravano
davanti a Ciampi, pensavano di giurare per la repubblica padana.

E se prima poteva essere comico, quasi carnevalesco, vedere le donne con le
sciarpette verdi o addirittura in grotteschi completini dello stesso colore,
e gli uomini in camicia verde con il fazzolettino delle ruotine pendere
costantemente dal taschino della giacca, ora che questi separatisti si
stanno impossessando di tutto ciò che sta intorno a noi, il fatto diventa
angoscioso, drammatico per il nostro futuro di uomini liberi. Ci sono
perfino i Cattolici Padani, nella capillare organizzazione leghista che è
riuscita a intaccare anche l'integrità morale degli alpini in congedo con
l'organizzazione delle Penne Verdi: uomini anziani che con il cappello
alpino marciano nelle adunate della Lega inalberando il cartello "Dime can
ma no talian". E basti per tutte la strampalata figura del sindaco di
Treviso che ora si vorrebbe additare come esempio per il prossimo primo
cittadino di Vicenza.

E chi si erge a difendere, non si sa da chi, il cattolicesimo padano?
Borghezio, quell'essere spregevole che va a disinfettare i sedili dei treni
dove siedono i lavoratori stranieri, che lui chiama bestie.

Perciò, l'attacco governativo alla bandiera della pace, ora che dallo stesso
Governo sta arrivando la devolution (termine celtopadano...), è una furbesca
deviazione dal reale pericolo per Italia, pericolo da materializzare nel
simbolo della bandiera con la ruota, bandiera minacciosa, che ci ricorda
purtroppo altri vergognosi simboli dell'intolleranza e del razzismo.