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giustizia e pace si baceranno
Cara PeaceLink
ti invio alcune mie considerazioni sulla ventilata guerra preventiva
all'Iraq con lo scopo unico che queste possano mettere in moto più menti
possibile.
Grazie
Sergio Paoletti
Via San Felice 7
TRIESTE TS
sergetti@adriacom.it
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La crisi irachena e il rischio che scoppi un’altra guerra non è soltanto
una questione di petrolio. L’approvvigionamento dell’oro nero, se non si
cambia filosofia, sarà ancora per i prossimi 20/30 anni la causa di
speculazioni e attriti tra i paesi produttori ed i paesi consumatori.
L’idrogeno, infatti, considerato l’energia pulita del terzo millennio, ma
importante soprattutto per l’economicità e per essere alla portata di
tutti, non muove ancora le nostre automobili. In attesa di questa
trasformazione energetica è necessario vigilare e intraprendere tutte
quelle iniziative che promuovono l’Uomo, la Giustizia e la Pace.
Negli anni 70 abbiamo vissuto le prime diatribe, chiamate “crisi del
petrolio”, che costrinsero il mondo consumistico occidentale a muoversi a
“targhe alterne” e a vivere con un più attento e moderato consumo di
energia e di petrolio.
In quella circostanza i paesi produttori di petrolio chiusero alcuni
rubinetti regolando l’estrazione del greggio. Nessuno pensò o minacciò di
scatenare una guerra e il mondo arabo, le genti musulmane e i palestinesi
in particolare non vivevano in una situazione tanto diversa di quanto sia
la condizione attuale. La prima crisi del petrolio stimolò invece le
ricerche finalizzate a minimizzare i consumi, con un consequenziale minore
inquinamento ambientale, e incoraggiò lo studio e il potenziamento delle
forme di energia alternativa.
L’emergenza dei primi anni 90, sempre per l’approvvigionamento del
petrolio, portò all’aggressione e alla guerra: l’Iraq verso il Kuwait e la
coalizione USA - Inghilterra nei confronti dell’Iraq.
Con la guerra tutto è perduto ed infatti da quel frangente non si è
ricavato nulla se non miseria, fame, patimenti e morte per un’intera
popolazione successivamente sottoposta anche ad embargo.
Dopo 10 anni siamo punto a capo. I problemi si sono incancreniti
alimentando ulteriori rancori e maggiori odi tra le genti. Su questo
terreno il terrorismo, di cui oggi tanto si parla e che tanto si teme, ha
affondato le proprie radici. Per garantirsi il rifornimento e la gestione
dell’oro nero, si vogliono usare nuovamente le armi e in maniera più pesante.
Ma non è soltanto una questione di petrolio.
L’Europa, sempre di più nell’ultimo decennio, si è coesa politicamente e la
sua economia si è sufficientemente stabilizzata tanto da ridurre
sostanzialmente, rispetto ai decenni precedenti, la fuga di cervelli e,
addirittura, ha indotto molti tra i ricercatori e gli scienziati a
ritornare in Europa. Da un anno in qua l’Europa è diventata, attraverso la
moneta unica, una “potenza” anche economica. Molte merci si misurano in
euro e non è improbabile che ben presto anche il barile di petrolio si
misurerà in euro.
La supremazia americana è costituita da sempre da una forte economia che ha
permesso grandi investimenti nella ricerca e nella tecnologia. È provato
che ogni invenzione o scoperta scientifica è principalmente usata per
programmi di guerra e sempre quando c’è qualcosa di nuovo si “ricicla” il
precedente per l’impiego civile.
Da tutte le crisi si esce solo con la cultura, con la genialità, con uno
spirito di dedizione e di sacrificio, ma soprattutto con la giustizia.
Queste doti non sono prerogativa di nessuno.
In Europa coltiviamo una cultura più che bi-millenaria, la genialità è
tipica delle popolazioni mediterranee, la dedizione è intrinseca nell’uomo
di buona volontà quando c’è una giusta causa e al sacrificio tutte le genti
sono abituate come a vedere che ogni giorno sorge il sole.
Al di la dell’oceano la cultura è poco più che bi-centenaria ed è
d’importazione (le culture autoctone sono state praticamente annullate), la
genialità è sempre stata comprata e il sacrificio è troppo scarso quando la
regola predominante e di volere tanto e pagare poco. Gli Stati Uniti
d’America si rendono conto che rischiano di perdere quel primato di
superiorità e supremazia che il business aveva sempre garantito a loro.
Ecco perché non è soltanto una questione di petrolio ma anche di bramosia
di potere.
Siccome ogni guerra ha il suo fondamento sulla menzogna si fa credere di
volere combattere il terrorismo. Questo odioso fenomeno si affronta con la
giustizia, con il progresso di tutte le popolazioni, lo sviluppo
compatibile con le risorse e i limiti del nostro pianeta.
Bisogna costruire un nuovo ordine mondiale basato sulla giustizia tra gli
uomini attraverso leggi, precetti, equa distribuzione delle risorse, onesti
accordi e sinceri contratti.
Senza giustizia, senza cultura, senza genialità, senza sacrificio non c’è
prosperità, l’economia va a rotoli ed anche e la tecnologia, soprattutto
oggi, diventa ben presto obsoleta. Quando manca la giustizia si infrangono
le leggi, ci si accaparra le risorse, si rompono gli accordi, non si
rispettano i contratti,… non si è più Uomini e si arriva dove siamo oggi
con la crisi irachena cioè sull’orlo del baratro di una guerra che, Dio non
voglia, incrementerà gli odi, i patimenti e i lutti.
È oggi quanto mai necessario parlare di pace e intraprendere ogni
iniziativa che promuova l’Uomo, la Giustizia e la Pace. Quando si agirà in
giustizia scaturirà la pace e deve essere un impegno di tutti far si che
inizi presto il giorno in cui Giustizia e Pace si baceranno.
Sergio Paoletti
Trieste
sergetti@adriacom.it