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le donne afghane non vestono benetton



Con preghiera di diffondere attraverso tutti i vostri canali. Aggiungiamo in
fondo anche un'altra piccola informazione. Grazie, Gabriella Gagliardo

LE DONNE AFGHANE NON VESTONO BENETTON

Lettera aperta alla stampa



Abbiamo visto sulle vostre pagine le splendide foto di bambine e ragazze
afghane, ritratte dalla Benetton a pubblicizzare il nuovo corso della
politica afghana rispetto alle donne. Le immagini hanno un forte impatto
emotivo, l'accostamento burqua-volto scoperto e/o le didascalie non lasciano
dubbi: oggi le ragazze sarebbero libere di trovare un lavoro, di andare a
scuola, di rientrare dall'esilio.

Noi e voi sappiamo che non è così.

Certamente conoscete quanto noi gli ultimi rapporti di Human Rights Watch,
che potete consultare comodamente sul loro sito www.hrw.org
<http://www.hrw.org> , o persino tradotti in parte in italiano sui nostri
siti (www.wforw.it ;  www.ecn.org/reds/donne/donne.html), visto che la
stampa si guarda bene dal pubblicarli. Potete rivolgervi ad Amnesty
International, o anche ai vostri stessi corrispondenti che sono certamente
ben informati.

Perché allora ospitare sulle vostre pagine una campagna pubblicitaria che
nega e nasconde quello che è oggi più che mai necessario denunciare con
forza?

La "liberazione" delle donne è stato uno dei principali falsi obiettivi dei
bombardamenti americani in Afghanistan. Le donne afghane, attraverso le loro
organizzazioni quali tra le altre Rawa ed Hawca, si sono opposte
strenuamente a questo massacro e sono state ignorate. Hanno denunciato senza
ambiguità che i nuovi padroni dell'Afghanistan, i signori della guerra
insediati dal governo americano e mai liberamente eletti dalla popolazione,
sono dei criminali. Essi hanno provocato centinaia di migliaia di morti
negli ultimi trenta anni, hanno devastato, torturato e calpestato i diritti
e la dignità umana delle donne quando erano al governo prima dei talebani.
Contro di loro Rawa chiede da anni un processo internazionale per crimini
contro l'umanità e l'accurata documentazione per realizzarlo è già pronta e
disponibile da anni. Peccato che non si trovi ne' un giornale ne'una forza
politica, neppure qui in Italia, disposto a sporcarsi le mani con questa
storia poco edificante.

In tutte le province dell'Afghanistan le scuole riaperte a beneficio dei
riflettori occidentali vengono assalite da bande di fondamentalisti e non
sono poche quelle che sono state costrette a chiudere di nuovo.

Dobbiamo ricordarvelo noi che la sharia è in vigore ovunque, le carceri sono
piene di donne che fuggono alla violenza domestica, i suicidi per sfuggire
ai matrimoni forzati non diminuiscono, in molte regioni è nuovamente
proibito alle donne circolare senza un parente stretto maschio? Le donne
vengono arrestate e sottoposte a visite ginecologiche forzate, non riescono
a raggiungere scuole, posti di lavoro, università a causa delle restrizioni
rigidissime sulla libertà di movimento. Forse non è evidente a chi gira solo
per Kabul, ma chi mette un piede fuori dalla capitale entra in un territorio
fuori da ogni controllo.

Sta per arrivare l'8 marzo e qui in Italia ci saranno compagne a sostegno di
Rawa. Per favore, evitate di pubblicare, magari accanto a un articolo
corretto e ben informato come certo siete in grado di fare, qualche bella
foto pubblicitaria capace di spazzare via, con un'occhiata, fiumi di
inchiostro.

COORDINAMENTO ITALIANO A SOSTEGNO DI RAWA
www.ecn.org/reds/donne/coordinamentoRAWA.html
<http://www.ecn.org/reds/donne/coordinamentoRAWA.html>

E INOLTRE:
Una chicca sulle attività di Benetton.

Riporto da La Repubblica di giovedì 27 febbraio p. 9 in fondo a sinistra

«Nel golfo per l'esercito inglese

LA NAVE DI BENETTON
Milano - Nel dibattito italiano sui preparativi bellici fa irruzione il caso
"Strada Gigante": una nave italiana che sta trasportando verso il teatro di
guerra materiale bellico per conto delle forze armate britanniche. A fare
scandalo - secondo Oliviero Diliberto, leader dei Comunisti italiani - è che
la nave sia in parte di proprietà dei Benetton, dinastia dall'immagine
storicamente pacifista. "Stradablu", la compagnia armatrice che posiede la
nave spiega che i Benetton hanno con la loro "21 Investimenti" una
partecipazione in "Stradablu" minoritaria e "finanziaria", senza
coinvolgimento nella gestione. Dalle visure camerali, si scopre però che la
partecipazione è del 44,62%. Tra i proprietari della "21 Investimenti" con
il 56% dei Benetton c'è anche il 10% della Fininvest di Berlusconi.»