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Kurdistan iracheno - Comunicato



Regione Autonoma del Kurdistan iracheno (Comunicato Bologna 11 I 2003)

Da parte di: David Isamadden
Presidente della Comunità Kurda in Italia
davidisam@libero.it

COMUNICATO

Il giorno 11 Gennaio 2003 si sono riuniti in Bologna più esponenti della
Comunità kurda in Italia, di alcuni partiti kurdo-iracheni quali l'Unione
Patriottica del Kurdistan, il Partito Democratico del Kurdistan, il Partito
Comunista del Kurdistan e di associazioni di solidarietà italiane, quali
l'Associazione Culturale Italia-Kurdistan, il Comitato Gemellaggio Ivrea/
Qaladiza di solidarietà con il popolo kurdo, l'Associazione
Bologna-Kurdistan, il Comitato Arci solidarietà di Venezia, il Comitato di
solidarietà con il popolo kurdo di Siena, il Comitato Torinese di
solidarietà con il popolo kurdo,  per analizzare la situazione dei Kurdi
dell'Iraq nell'attuale contingenza politica.

Gli obiettivi preposti sono:
1) Operare per la salvaguardia della Regione Autonoma del Kurdistan
iracheno, dove da oltre 10 anni è in atto un' esperienza democratica molto
complessa e positiva, fondata su libere elezioni, svoltesi alla presenza
degli osservatori dell'ONU che ne dichiararono la regolarità, alle quali
parteciparono tutti i residenti, uomini e donne, senza discriminazioni
politiche, religiose, etniche e dove vige la libertà di stampa e di
espressione e l'uguaglianza delle minoranze etniche e religiose. L'azione
di governo - resa molto difficile soprattutto dal doppio embargo economico
(quello internazionale contro l' Iraq, quello del regime di Baghdad), dalla
presenza di circa 20 milioni di mine antiuomo, dai ripetuti attacchi di
Saddam Hussein - si è dedicata alla rigenerazione della coesione civile e
sociale, alla ricostruzione dei circa 4.500 villaggi e città rasi al suolo
dal regime, a garantire alla popolazione l'assistenza sanitaria e l'accesso
all'istruzione e si è articolata fino al sostegno materiale e psicologico
delle vittime rimaste più colpite dalla violenza del regime: le donne e i
bambini, in modo tale da essere additata ad esempio del processo di
democratizzazione dell'Iraq. Si tratta di una esperienza importante per
tutta la regione, che la comunità internazionale deve continuare a
salvaguardare da ogni possibile attacco.
2) Fare conoscere le posizioni dell'opposizione irachena, attraverso il
documento sottoscritto da oltre 30 organizzazioni al congresso di Londra
del 14 - 17 dicembre 2002, che traccia con grande chiarezza gli obiettivi
che seguono per la democratizzazione e la libertà dell'Iraq. Esso punta
alla creazione di uno Stato unitario, indipendente, democratico,
parlamentare e federale sulla base di principi di cittadinanza fondati
sull'eguaglianza fra le diverse etnie e religioni e il loro coinvolgimento
nelle decisioni politiche; sulla stesura di una nuova costituzione che
sancisca la divisione fra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario,
che affermi il principio della sovranità della legge, del rispetto dei
diritti umani, delle libertà personali e collettive, il pluralismo politico
e culturale, il rigetto della violenza, del razzismo, del terrorismo, dello
sfruttamento in tutte le sue forme. Il nuovo Stato dovrà costruire rapporti
di pace e stabilità con gli altri Stati della regione nel rispetto delle
regole e dei trattati internazionali.
Viene rifiutata ogni intromissione mirata ad ostacolare la decisione del
popolo per il cambiamento e si fa appello alla solidarietà internazionale
affinché lo sostenga. Viene inoltre rifiutata ogni forma di occupazione
militare straniera e ogni interferenza regionale e si ribadisce la
necessità di rispettare la sovranità e l'indipendenza dell'Iraq.
La nuova costituzione verrà proposta al popolo attraverso un referendum,
così come la scelta fra la forma istituzionale monarchica o repubblicana.
Il medesimo documento indica nel regime di Saddam Hussein il responsabile
del disastro sociale ed economico, dell'insicurezza di tutti gli iracheni,
dell'attuale embargo internazionale e delle sanzioni contro l'Iraq. Il
regime ha gravissime responsabilità morali, politiche, legali e storiche
nelle guerre contro l'Iran e il Kuwait, nell'uso delle armi chimiche, nella
repressione praticata in forme efferate delle diverse etnie e culture
esistenti in Iraq.
Il congresso condanna il genocidio del popolo kurdo, atrocemente colpito
con la scomparsa di oltre 182 mila persone nel corso della sola operazione
al Anfal (prede di guerra), con la distruzione di oltre 4500 città e
villaggi, con i bombardamenti convenzionali e con quelli chimici nella
città di Halabja con oltre 5.000 morti, con le discriminazioni etnica,
linguistica e culturale, con le deportazioni, le torture, le persecuzioni
individuali e collettive d'ogni genere, l'emarginazione economica per molti
anni. Per tutto ciò richiede che Saddam Hussein venga processato per
crimini contro l'umanità. Il Congresso condanna altresì la catastrofe umana
e ambientale del prosciugamento delle paludi del sud dell'Iraq e la
deportazione di decine di migliaia di sciiti, la persecuzione dei
turcomanni e degli assiri, impegnandosi per il ritorno dei deportati nelle
loro terre e per il risarcimento delle vittime o dei loro familiari.
La nuova costituzione dovrà garantire il non ripetersi di politiche odiose
ed oppressive di discriminazione, il rispetto dei principi di fratellanza e
tolleranza e la difesa di tutte le componenti del popolo iracheno senza
distinzioni. Per questo è prevista la soppressione di tutti i corpi
repressivi istituiti dal regime e la formazione di un corpo per la
sicurezza dei cittadini nel rispetto delle leggi e di un esercito con
compiti limitati alla difesa della patria e alla ricostruzione. E' altresì
prevista la cancellazione di tutti i provvedimenti amministrativi mirati al
cambiamento demografico del Kurdistan iracheno dal 1968. Condizione per
conquistare una pace stabile in Medio Oriente è la creazione d'un nuovo
Stato unitario, democratico, federale in Iraq, fondato su una nuova
costituzione.

p. I partecipanti all'incontro

David Isamadden
Presidente della Comunità Kurda in Italia
davidisam@libero.it


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