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la demolizione del mercato di Nazlet Issa



La mattina del 21 e' piovosa e nebbiosa a tal punto che sembra di essere
nella pianura Padana. Prendiamo il taxi che ci portera' da Jenin a
Tulkarem, arrivati a 15km da Tulkarem, nel paesino di Nazlet Issa,
incontriamo il nostro contatto che ci porta nel luogo dove stanno demolendo
il locale mercato coperto.

Arriviamo a piedi sotto la pioggia battente mentre i soldati israeliani
cercano di disperdere con i lacrimogeni un gruppo di palestinesi che tenta
di opporsi alla demolizione.



Durante la scorsa estate i soldati in servizio nella caserma che confina
con il mercato avevano richiesto i documenti di costruzione del mercato
stesso, adducendo il dubbio che il mercato fosse abusivo e quindi soggetto
a demolizione. I permessi di costruzione erano stati forniti, ma questo non
ha impedito che fosse emanato l'ordine di demolizione.



Sulla linea di confine del 1948 (tra il territorio dello stato d'Israele e
i territori palestinesi, oggi occupati) esistevano molti villaggi che erano
stati divisi dal confine. Nel punto di comunicazione tra le due parti erano
sorti mercati palestinesi frequentati da entrambe le popolazioni. Purtroppo
dall'inizio della seconda Intifada i coloni non si servivano piu' in questi
mercati che erano divenuti un ingombro al libero passaggio, cosi'
nonostante la linea del confine non attraversi precisamente i mercati, per
ragioni di sicurezza essi sono stati demoliti. Il mercato del Nazlet Issa
era l'ultimo della regione rimasto ancora operativo. Erano oltre 250 i
negozi che si aprivano sotto le strutture di lamiera, per un valore
complessivo di oltre 5 milioni di dollari.



Gia' alle otto del mattino oltre 500 palestinesi insieme a una trentina di
israeliani dell'Associazione Bet'Selem, impegnata nella difesa dei diritti
umani, e ad una dozzina di internazionali eranso scesi in corteo sulla via
principale che conduce al mercato per tentare di impedirne la demolizione.
E' subito scontro, volano lacrimogeni e gli israeliani di Bet'selem vengono
maltrattati dall'esercito che ne arresta uno caricandolo su una jeep.



Mentre volano i lacrimogeni, per altro inefficaci a causa della fitta
pioggia, ci uniamo ad un gruppetto di palestinesi che tenta di osservare
piu' da vicino la demolizione dei loro negozi. Uno di loro ci racconta di
aver perso tre negozi e chiede alla Carla che si unisca a lui per
fronteggiare i quattro giovani doldati che chiudono il passaggio verso il
mercato. A lato della stradina sono in piedi sotto una piccola tettoia una
decina di donne in lacrime, tra cui la moglie del nostro amico palestinese.
Uno dei soldati tenta di spingerci via, ma la Carla non si muove e chiede
in inglese perche' ci spinge via, mentre quello, fingendo di non capire,
minaccia il gruppetto con il suo M16. Allora il nostro amico palestinese,
esasperato, inizia a parlare in arabo dicendo che vuole semplicemente
guardare la demolizione dei suoi negozi con i propri occhi. Ma il soldato
risponde, arrogante, che no, dobbiamo retrocedere, e non si puo' neppure
guardare. La Carla sottolinea che - siamo persone di pace che testimoniano
la vergogna di quello che stanno facendo e che vogliamo rimanere a
osservare - Il nostro amico palestinese mi sorride squotendo la testa e ci
invita ad andarcene, cosi' retrocediamo tutti insieme. Le armi l'hanno
avuta nuovamente vinta, ma forse la coscienza no.



Nel frattempo le ruspe scuotono la fragile struttura di alluminio che
forma i capannoni del mercato e ammucchia le pareti contorte sotto le lenti
delle TV israeliane e delle videocamere degli internazionali.

Dopo qualche ora finisce la prima parte della demolizione, che continuera'
probabilmente l'indomani, molti palestinesi stanno ancora traslocando le
loro merci quando le due ruspe vengono caricate sui loro trasporti e
scortate via dalle jeep militari.



Piu' tardi proseguiamo per Tulkarem e Qalqilya, ma e' in atto il
copprifuoco e siamo costretti ad una lunga diversione a piedi tra le
colline rocciose, per fortuna non piove piu', ma comincia a far buio. Gli
amici che ci accompagnano si fermano ad un km da una jeep con i
lampeggianti che controlla di documenti di coloro che dall'area di
Qalqiliya vogliono entrare in quella di Tulkarem, per noi il percorso e'
inverso, attraverso la by pass road verso la jeep, non sappiamo esattamente
se riusciremo a passare, ma comunque ci incamminiamo. arrivati alla jeep
mostriamo i documenti e proseguiamo oltre, passando davanti ad una fila di
lavoratori palestinesi fermi sotto il tiro dell'M16 di un soldato.



Pernotteremo in un ufficio del Medical Relief a Qalqiliya, dopo aver
superato altri due check point.