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Contro la guerra con la nonviolenza attiva: facciamo qualcosa?



Un saluto di pace a tutti.
Vi premetto che mi piacerebbe sapere da ognuno di voi cosa ne pensa delle seguenti proposte di nonviolenza attiva contro la guerra, che non sono mie, ma che in gradi diversi condivido. Se ne apprezzate qualcuna anche voi, vi invito a pensare come possiamo renderle operative, compatibilmente con le capacità, la competenza, il tempo e gli impegni di ognuno.
Per chi riceve questo messaggio ed eventualmente non mi conoscesse personalmente, tralasciando altre notizie su di me, mi potrei presentare come obiettore di coscienza "in congedo" ed "amico della nonviolenza", di Prato. Lo spirito delle proposte che seguono potrebbe essere però quello di un qualsiasi cittadino italiano a cui la coscienza impone di essere contrario alla guerra ma anche che ha voglia di fare qualcosa di efficace per contrastarla: è quindi l'atteggiamento che potrebbe essere di tanti altri cittadini con un minimo di buon senso e di attenzione al rapporto tra i mezzi e i fini, che almeno alcune di queste proposte potrebbero accogliere e praticare. Sintetizzo qui le proposte, che vi invito a leggere nella versione originale degli autori, presentata di seguito.
 
1) "Scegliere la nonviolenza", in modo formale e sostanziale, il che si può fare con la campagna omonima che prevede che ogni cittadino possa dichiarare alle istituzioni l'obiezione di coscienza alla preparazione e collaborazione alle guerre e la possa praticare con la scelta di alcune opzioni di nonviolenza attiva. Il testo si trova qui: www.retelilliput.org/scelgolanonviolenza.asp. Per i Pratesi, Fiorentini e Pistoiesi, io ed altri amici possiamo fornire copia cartacea,  che può anche essere richiesta direttamente alla segreteria operativa della campagna di Torino, allo 011-532824.
Per rendere operativa la campagna in riferimento alla guerra minacciata contro l'Iraq, mi sembrano interessanti ed efficaci, se coordinate e rese pubbliche, le seguenti azioni nonviolente (che sintetizzo dalle proposte originali che trovate più sotto), sulle quali invito tutti, e in particolar modo i conterranei Pratesi, Fiorentini e Pistoiesi, a coordinarci sul territorio per realizzarle, sulla base della campagna "scelgo la nonviolenza".
2) Organizzare estesamente il non-acquisto da quelle pompe di benzina che sono collegate con i Governi che organizzano la guerra (vedi sotto la proposta di "Bilanci di Giustizia"). (Su questo punto vi informo che è allo studio per il medio-lungo termine una vera campagna di "riduzione della dipendenza dal petrolio": chi avesse contributi o volesse informazioni può mettersi in contatto con yukaris@tiscalinet.it).
3) Sperimentare delle forme diverse di opposizione alla guerra incombente che si fondino sul potere di consumatori dei cittadini organizzati. In altri termini delle azioni di noncollaborazione economica, interrompere cioè ogni rapporto economico con quei soggetti erogatori di beni e servizi che non dichiarino la loro opposizione alla guerra e non si attivino per fermarla (vedi sotto proposta di "Cittadinanzattiva").
4) Quattro proposte del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
a) bloccare, in caso di guerra, la macchina bellica con l'azione diretta nonviolenta (di seguito è presentata quella delle "mongolfiere della pace", che gia' fu sperimentata efficacemente in passato);
b) bloccare, in caso di guerra, la catena di comando che decidesse la partecipazione italiana
alla guerra, attraverso una campagna di disobbedienza civile di massa;
c) preparare e promuovere, in caso di guerra, lo sciopero generale ad oltranza fino alle dimissioni degli organi istituzionali che avessero portato l'Italia in guerra;
d) promuovere, in caso di guerra, una campagna di massa di presentazione di denunce presso tutte le autorita' giudiziarie e di pubblica sicurezza contro gli organi istituzionali che avallando la partecipazione italiana alla guerra violerebbero la Costituzione della Repubblica Italiana cui pure hanno giurato fedelta' e si renderebbero colpevoli di alto tradimento, di eversione, di complicita' in crimini di guerra e contro l'umanita'.
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Molto altro può essere fatto ovviamente, e tante altre proposte probabilmente io non conosco neanche...chi ha da dire, lo faccia...
Personalmente non credo che cortei, marce, o appelli in cui semplicemente si dice di essere contrari alla guerra e si chiede ad altri (istituzioni, ecc..) di non farla siano idonei allo scopo di fermarla. Credo che si possa tentare di essere effucaci solo operando con la nonviolenza attiva e assumendosi in prima persona le responsabilità di certi gesti, anche piccoli, ma che se praticati da tanti potrebbero veramente mettere in difficoltà la "macchina bellica". Alcune azioni richiedono una seria riflessione, preparazione, e capacità di assumere su di sè anche eventuali conseguenze legali, ma altre potrebbero essere praticate veramente da tutti quelli che si dicono contrari alla guerra (se ad esempio tutti quelli che erano presenti al corteo di Firenze facessero qualcosa...). A questo punto avrebbe senso coordinare la preparazione di queste azioni e far sapere alle istituzioni, alle aziende e a tutti quanti fossero disposti ad approvare o collaborare con le azioni militari, che se così fosse, "noi" saremmo pronti a mettere in campo almeno alcune di queste iniziative di non collaborazione, boicottaggio, disobbedienza civile, ecc....
Importante sarebbe secondo me anche stabilire contatti su proposte operative con cittadini e organizzazioni "pacifiste" di altri paesi europei ed americani. Chi ha conoscenze o contatti personali li potrebbe mettere in campo.
Che ne dite?
E' possibile coordinarsi a livello locale e nazionale, sulla base e in attuazione della campagna "scelgo la nonviolenza", o almeno ponendo la nonviolenza come base dell'azione, ed in modo che ogni cittadino potenzialmente possa fare almeno qualcosa?
 
Filippo Ciardi.
 
SEGUONO LE PROPOSTE ORIGINALI INTEGRALI
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1)
"SCELGO LA NONVIOLENZA": si veda www.retelilliput.org/scelgolanonviolenza.asp
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2)
BOICOTTAGGIO DELLE POMPE DI BENZINA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE "COINVOLTE" NELLA "GUERRA PER IL PETROLIO" CONTRO L'IRAQ.
La Campagna dei Bilanci di Giustizia ritiene che sia il momento di
proporre il passaggio da azioni simboliche contro la guerra ad azioni
nonviolente che puntino ad incidere sui meccanismi che alimentano  la
richiesta di guerra. Per questo si propone di organizzare estesamente il
non-acquisto da quelle pompe di benzina che sono collegate con i Governi
che organizzano la guerra. Le imprese petrolifere collegate con i governi
americano e inglese sono facilmente individuabili ( Shell, Esso, BP). Ci
si riserva di estendere questa campagna anche alle altre aziende i cui
governi partecipassero eventualmente alla guerra.  Se parteciperà anche
l'Italia alla guerra diremo NO-AGIP,
se parteciperà anche la Francia diremo NO-TOTAL.
Chi vuol schierarsi contro la guerra lo farà facendosi carico anche di un
minimo di disagio. E' il momento di avere consapevolezza che i nostri
consumi hanno un effetto diretto sulla politica.

La Campagna è fino ad ora condivisa da Bilanci di Giustizia, Centro Nuovo
Modello di Sviluppo, Altreconomia e Nigrizia. Chiediamo se la rete di
Lilliput in quanto tale è disponibile a coinvolgersi a pieno titolo. Si
tratta di organizzare il lancio di questa proposta, di preparare del
materiale grafico e di farsi carico di un contributo economico per la
produzione e la distribuzione dei materiali. Chediamo al gruppo di lavoro
tematico di inserire questa proposta nel prossimo fine-settimana di
lavoro e di darci  una risposta anche sulla possibilità di mettere a
disposizione la struttura organizzativa della Rete a questo scopo.

don Gianni Fazzini
per

Bilanci di Giustizia
via Trieste 82/c
30175 Venezia-Marghera
tel.041-5381479 fax 041-5388190
e-mail segreteria@bilancidigiustizia.it
web www.bilancidigiustizia.it
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3)
NONCOLLABORAZIONE ECONOMICA
 
----- Original Message -----
Sent: Sunday, January 12, 2003 9:49 PM
Subject: [glt-nonviolenza] azioni noncollaborazione economica

Condivido in pieno la proposta di bilanci di giustizia del boicottaggio delle pompe di benzine. Da quanto segue ritengo che ci sia la possibilità di una proficua collaborazione.
 
Come Cittadinanzattiva lanceremo una sperimentazione analoga in Puglia e Molise.
 
L'idea è quella di sperimentare delle forme diverse di opposizione alla guerra incombente che si fondino sul potere di consumatori dei cittadini organizzati. In altri termini delle azioni di noncollaborazione economica che potrebbero avere una incidenza molto più alta delle forme già sperimentate di opposizione alla guerra (appelli, raccolte di firme, dimostrazioni, invio di lettere...).
 
Il motto potrebbe essere: non do i miei soldi a chi non si oppone a questa guerra. Pertanto deciderò di interrompere ogni rapporto economico con quei soggetti erogatori di beni e servizi che non dichiarino la loro opposizione alla guerra e non si attivino per fermarla.
 
La sperimentazione potrebbe avere varie fasi (non necessariamente in successione):
  • una fase interlocutoria tra i soggetti che la metteranno in atto: potremmo pensare di utilizzare la chat on line (vi ricordo che sul nostro sito nazionale alla sezione "una finestra di pace" abbiamo questa opportunità) per un primo confronto in tempo reale tra le varie assemblee territoriali (raccolta di idee, modulazione della sperimentazione....) [le assemblee territoriali sono i nodi locali costituenti Cittadinanzattiva]
  • sensibilizzazione all'interno dell'assemblea territoriale: coinvolgimento di tutti gli aderenti all'assemblea territoriale nelle forme e modi che ogni assemblea territoriale riterrà opportuni.
  • sensibilizzazione all'esterno dell'assemblea territoriale: coinvolgimento di soggetti, singoli ed associati (si potrebbe partire da quei gruppi che operano nell'ambito sociale, ambientale, rapporti col sud del mondo, cattolici.... fino al coinvolgimento del cittadino non associato - il vicino di casa, il collega di lavoro, il parente, l'amico ... - che avrebbe voglia di far qualcosa di concreto contro la guerra ma non sa come fare)
  • scelta di soggetti economici erogatori di beni e servizi all'interno del territorio di ogni singola assemblea per invitarli a prendere posizione contro la guerra (ad es. con l'esposizione di una locandina all'interno del loro esercizio, con l'invio di lettere firmate dal titolare, ....). Nel caso di riscontro positivo abbiamo raggiunto il risultato del coinvolgimento del soggetto nella opposizione alla guerra. Nel caso di risposta negativa gli aderenti all'iniziativa di noncollaborazione economica chiederanno un incontro col titolare dell'esercizio prospettandogli le ragioni della opposizione alla guerra .... se non volesse ancora convincersi "minacceranno" un boicottaggio economico del suo esercizio: non acquisteranno ed inviteranno a non acquistare beni e servizi nel suo esercizio.
  • Se la rete delle assemblee territoriali con i soggetti esterni coinvolti , nelle due regioni, si consolida, si potrebbe pensare anche ad un'azione di noncollaborazione economica comune contro uno stesso soggetto presente nei due territori regionali (es. una banca, una catena di ipermercati, un distributore di benzina ...): con un'azione del genere avremmo anche la possibilità di misurare il grado d'incidenza della nostra azione.
Michele de Pasquale per Cittadinanzattiva

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4)
PROPOSTE DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO
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Estratto dal Numero 475 del 13 gennaio 2003 di:
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Sommario:
++ Severino Vardacampi, quattro azioni e una premessa
++  Peppe Sini, un'azione diretta nonviolenta per impedire i decolli dei
bombardieri (la documentazione operativa per attuarla può essere chiesta ai recapiti qui sopra).
++ RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: QUATTRO AZIONI E UNA PREMESSA
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo da anni propone all'intero
movimento per la pace italiano di fare quattro azioni e una scelta
preliminare per contrastare concretamente la guerra. Quattro azioni e una
scelta preliminare in difesa della legalita' costituzionale, dello stato di
diritto e della democrazia, del diritto internazionale, della pace e della
vita umana.
Se il movimento per la pace preferisce invece continuare a fare pressoche'
solo iniziative simboliche, spettacolari forse ma fondamentalmente inutili,
e' perche' le organizzazioni in esso dominanti, e coloro che vi esercitano
una tanto effettuale quanto antidemocratica leadership, sono spesso - al di
la' delle piu' circensi apparenze e dei piu' roboanti proclami - compromessi
e collusi con i poteri politici, economici e ideologici che la guerra
propugnano, e preferiscono ottenere a buon mercato un po' di visibilita' da
imbonitori invece di praticare una strategia nonviolenta di effettiva
concreta resistenza alla guerra. Questa condotta sicuramente aiuta le
carriere mediatiche, istituzionali, accademiche e burocratiche di leader
politicanti, sicuramente favorisce l'afflusso di quattrini pubblici alle ong
e di mano d'opera servile sub specie di servizio civile alle onlus,
sicuramente consente e promuove l'assalto alla diligenza dei soldi pubblici
sotto forma di consulenze, incarichi, convenzioni et similia, ma certo non
ferma le stragi.
Altro occorre, appunto. E l'altro che occorre e' la nonviolenza come scelta
epistemologica, assiologica ed operativa, come proposta morale di azione
civile, come politica della pace e dei diritti umani concretamente agita
senza alcuna ambiguita'.
Noi proponiamo a tutte le persone di volonta' buona che vogliono contrastare
la guerra quattro azioni, quattro azioni in difesa della legalita'
costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto
internazionale, della pace e della vita umana:
a) bloccare, in caso di guerra illegale e criminale, la macchina bellica con
l'azione diretta nonviolenta (di seguito ne presentiamo una, che gia' fu
sperimentata efficacemente in passato e che puo' e deve diventare iniziativa
di massa);
b) bloccare, in caso di guerra illegale e criminale, la catena di comando
dei poteri golpisti e stragisti che decidessero la partecipazione italiana
alla guerra illegale e criminale; e bloccarla attraverso una campagna di
disobbedienza civile di massa;
c) preparare e promuovere, in caso di guerra illegale e criminale, lo
sciopero generale ad oltranza contro la guerra fino alle dimissioni del
governo golpista e stragista che avesse precipitato l'Italia nella guerra
illegale e criminale;
d) promuovere, in caso di guerra illegale e criminale, una campagna di massa
di presentazione di denunce presso tutte le autorita' giudiziarie e di
pubblica sicurezza contro quel governo, quel parlamento e quel capo dello
stato che deliberando e avallando la partecipazione italiana alla guerra
violerebbero la Costituzione della Repubblica Italiana cui pure hanno
giurato fedelta' e si renderebbero colpevoli di alto tradimento, di
eversione, di complicita' in crimini di guerra e contro l'umanita'. I
golpisti stragisti devono essere denunciati, arrestati, processati e
condannati come prevede la legge: l'Italia e' uno stato di diritto, la legge
deve valere per tutti, e la legge fondamentale e costitutiva del nostro
ordinamento giuridico "ripudia la guerra".
Quattro cose da fare, quattro cose impegnative, quattro cose che richiedono
una grande preparazione, una profonda responsabilita', una condotta limpida;
quattro cose che richiedono una scelta preliminare, un prerequisito
fondamentale: che il movimento per la pace scelga la nonviolenza.
Che il movimento per la pace esca dalle ambiguita', che la smetta con le
ipocrisie, che rompa le complicita'; che la si faccia finita con le menzogne
e le pusillanimita'.
Occorre la scelta della nonviolenza, la formazione alla nonviolenza,
l'addestramento alla nonviolenza. Non sara' facile. E' necessario. E'
urgente. Il resto e' peggio che silenzio, sono futili ciance di frivoli
ignobili complici degli stragisti.
Occorre prepararsi ad agire, con la forza della nonviolenza, in difesa della
legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del
diritto internazionale, della pace e della vita umana.

++ PROPOSTE. PEPPE SINI: UN'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA PER IMPEDIRE I
DECOLLI DEI BOMBARDIERI
L'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere della pace" con cui ostruire
lo spazio aereo di decollo dei bombardieri, realizzata con successo per
alcune ore ad Aviano nel 1999 durante la guerra dei Balcani, aveva due
caratteristiche fondamentali:
a) la concretezza anziche' la mera simbolicita', l'efficacia anziche' la
mera testimonialita';
b) il fatto che la nonviolenza contrastava una potentissima macchina
militare, lo faceva durante una guerra, lo faceva efficacemente e
concretamente, operativamente e per cosi' dire "sul campo", valorizzando
alcune condizioni a nostro vantaggio (la legislazione italiana; il rispetto
e l'amicizia da parte delle forze dell'ordine impegnate cola' - peraltro
ovviamente reciproci; la limpidezza del nostro agire ed una preparazione
accurata anche nella costruzione di un rapporto corretto con tutti gli
interlocutori incluse le controparti);
c) la chiarezza nell'assunzione di responsabilita' in difesa della legalita'
costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del diritto
internazionale, della pace e della vita umana; e la nitida scelta di
tutelare l'incolumita' di tutti, di promuovere il diritto alla vita di
tutti.
Si e' trattato di uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta di
effettivo, operativo contrasto di una macchina bellica impegnata in guerra.
Uno dei pochissimi casi di azione diretta nonviolenta in difesa della
legalita' costituzionale, dello stato di diritto e della democrazia, del
diritto internazionale, della pace e della vita umana.
E' nostra convinzione che se questa azione diretta nonviolenta venisse fatta
propria da un movimento di massa - che naturalmente si attenesse nel modo
piu' rigoroso alla nonviolenza - essa potrebbe mettere in effettiva profonda
difficolta' la macchina bellica almeno per quanto concerne la parte di essa
dislocata nel territorio italiano.
(La documentazione per mettere in atto la proposta può essere richiesta al
Centro di ricerca per la Pace di Viterbo).