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Radiopace: nuovi firmatari e rettifiche



Cari amici, vi invio un elenco aggiornato delle nuove adesioni alla nostra
iniziativa, l'appello per Radiopace.
Sono particolarmente importanti l'adesione di Antonio Diomede, presidente
della Radiotelevisioni Europee Associate, e di Claudio Nalesso, direttore di
Radio Gamma 5, di Padova.
A Milano possiamo contare da tempo sulla disponibilità di Radio Meneghina.
Contatti sono in corso per stringere accordi con network conosciuti.
Non ha invece sottoscritto l'appello Carlo Gubitosa, che pure
telefonicamente aveva mostrato attenzione e interesse. Mi ha invitato per
e-mail a rettificare.
Non conosco ancora le motivazioni della non adesione di Carlo, cui va
comunque la mia solidarietà contro l'"ambientalista consulente NATO" che gli
ha chiesto 50.000 euro di danni (non ho capito bene se a lui personalmente o
a Peacelink).
Un semplice motivo di galateo?
O forse è stato eccessivo, da parte mia, definire Giuliano Ferrara
"giornalista con l'elmetto"? Si temono nuove querele?
Io credo che, bontà sua, il Giulianone della Tv pirelliana - altro che
querelare - al contrario gongolerebbe nell'essere etichettato in questo
modo!
Vi informo altresì (vedi file allegato) che sto per avviare una rubrica
radiofonica dal titolo
"Pace e Libertà" che inizierà il 15 gennaio pv, ascoltabile in Real audio
collegandosi al sito www.radioforumtv.org .

Altra piccola notazione personale: dai tempi di Radio Irene a Comiso, che fu
smantellata 2 volte da sconosciuti sabotatori,  non mi sentivo così convinto
ed entusiasta.
La radio è un mezzo a cui sono particolarmente affezionato perché mi ricorda
il coraggio, le idee, il sacrificio del mio amico Peppino Impastato, un
ragazzo che aveva un sogno di libertà (contro il potere violento della
mafia) e la lucidità di perseguirlo a viso aperto: con le sue trasmissioni
da Radio Aut di Cinisi.
Un sogno sostanzialmente nonviolento a cui,  in qualche modo, purtroppo non
sempre con il rigore e la coerenza che erano di Peppino - mi sono cercato di
ispirare anche quando, appena uscito dal trauma del suo assassinio, sono
stato per anni permanente al Campo per la pace di Comiso (fino al 1985).
Gli 8 mesi complessivi che ho passato nelle carceri di Ragusa e di Siracusa
per la disobbedienza civile nonviolenta li dedico oggi alla sua memoria: è
mia ferma intenzione, nella nuova avventura radiofonica, fare rivivere lo
spirito di chi non collabora con le strutture della violenza e
dell'ingiustizia, con pacatezza ma anche senza guardare in faccia a nessuno.


Alfonso Navarra - vicepresidente Confonlus - tel. 02-8645.2672


APPELLO ALLE PICCOLE RADIO: LA PAROLA AL POPOLO CHE NON VUOLE LA GUERRA.
UN'ORA AL GIORNO DI TRASMISSIONI AUTOGESTITE PER LA GALASSIA NO-WAR.
PER UN MESE SIATE RADIOPACE E RADIOLIBERTA'!

Cari amici delle piccole radio,
con ogni probabilità a fine gennaio-inizio febbraio scatterà l'attacco
statunitense all'Iraq, giustificato con la necessità della "guerra al
terrorismo" e di "disarmare" Saddam Hussein, presunto sostenitore occulto di
Al Qaeda.
(Mettiamolo in chiaro, a scanso di equivoci: nessuno mette in discussione la
natura sanguinaria del dittatore di Baghdad ed il fatto che si sia macchiato
di crimini, anzitutto contro il suo stesso popolo, per i quali meriterebbe
di essere processato dal Tribunale dell'Aja).
Il presidente USA George Bush ed il suo più stretto "compagno d'armi", il
premier britannico Tony Blair, hanno infatti bocciato le 17.000 pagine del
dossier iraqeno sulle armi atomiche, chimiche e batteriologiche.
Sembra che per gli Usa "le omissioni inquietanti" e "la scomparsa di
materiale pericoloso già censito dall'ONU" sia motivo sufficiente per
considerare violata l'ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza e
giustificare le "gravi conseguenze" in essa richiamate.
Abbiamo tutti capito che la guerra è stata già decisa. Ma tuttavia
assistiamo ancora ad una certa reticenza nel proclamarla inevitabile. Il
motivo - a nostro avviso - c'è e sta nel semplice fatto che l'opinione
pubblica occidentale, pur non simpatizzando certamente per Saddam Hussein,
allo stesso tempo non è convinta che costituisca una minaccia immediata e
consistente alla sicurezza globale.
Sul "Foglio", il quotidiano diretto dal "giornalista con l'elmetto",
Giuliano Ferrara, troviamo ad esempio la notizia (18-12-02) che "per sette
americani su dieci Bush non dà prove sufficienti per attaccare l'Iraq. Lo
dice un sondaggio del Los Angeles Times".
Nello stesso giornale l'apertura, lo stesso giorno, è: "Il Pentagono si
prepara al first strike dell'informazione". Sottotitolo: "Una direttiva su
come convincere gli alleati scettici".
L'articolo del Foglio scrive: "Il Pentagono ha appena fatto sapere ai
giornali che sta considerando una "direttiva segreta" per operazioni tese a
influenzare in senso filoamericano l'opinione pubblica e i politici
all'estero". A cominciare dall'Europa e dalla Germania".
Basta così. Non dilunghiamoci ancora. Concentriamoci sul punto cruciale: la
guerra è decisa ma ha bisogno di una campagna propagandistica per essere
fatta digerire alla stessa opinione pubblica americana, oltre che dei paesi
amici e neutrali.
Sono gli interessi petroliferi, economici e geopolitici della principale
potenza mondiale a sospingerla e a renderla imminente.
Resta comunque un dato di fatto: per quante ragioni valide possa avere il
governo statunitense nel volere, con la guerra, il "cambio di regime" a
Baghdad, queste ragioni non sono condivise dal suo popolo e dai popoli dei
paesi occidentali.
Il popolo italiano in special modo, tutti i sondaggi lo confermano, anche se
non condivide pienamente le ideologie pacifiste, è comunque, nella sua
grande, stragrande maggioranza, assolutamente contrario alla guerra e
contrario a qualsiasi coinvolgimento del nostro Paese in essa.
Tuttavia - possiamo scommetterci - dovesse scoppiare la guerra, questo
orientamento popolare non sarà per nulla rispecchiato dai grandi media: il
monopolio imperfetto "RAISET" (o "MEDIARAI"), i network televisivi, la
grande stampa.
Se, poniamo, il 27 gennaio 2003, 12 anni esatti dopo la prima "Guerra del
Golfo", riprendessero i massicci bombardamenti su Baghdad, stiamo pur sicuri
che assisteremmo, in televisione, per il mese programmato, ad uno spettacolo
a senso unico: i lampi e i fuochi pirotecnici, su sfondo verdastro, della
città che brucia, mandati in onda ad ogni ora del giorno e della notte.
Nel frattempo speciali su speciali con gli ospiti in studio: politici,
militari, esperti di strategia, opinionisti tutti concordi nel martellare
sulla "necessità razionale" dei bombardamenti.
La guerra verrà mostrata come un videogame avvincente, asettico,
tecnologicamente programmato e proiettato in una dimensione virtuale: si
vedrebbero i missili "intelligenti", sparati dalla cabina di regia dei
piloti, che si dirigono verso i rispettivi target indicati da graziosi
simboli disegnati; non si vedrebbero le stesse bombe finire
"collateralmente" su case-scuole-ospedali, cadere sulle teste dei civili,
mutilare corpi, magari decapitare bambini.
I pochi "pacifisti" invitati verrebbero, nella migliore delle ipotesi,
sbeffeggiati come "anime belle", e si giungerebbe persino ad insinuare che
alcuni si sarebbero venduti ai petrolieri russi o francesi.
La grande stampa suonerebbe, ossessivamente, la stessa musica declinando,
per l'uso cartaceo, la cacofonia da videogame nella chiacchiera assordante
di un Risiko da bar. Editoriali, pagine e pagine di servizi, un
bombardamento di notizie per la massima parte preconfezionate e precotte.
Non si parlerà, in modo deformato, che di guerra, tutto il resto, la vita
quotidiana con i suoi problemi, scomparirà.
Fino alla inevitabile, scontata, rapida "vittoria" del più forte, premessa
di ulteriori scoppi di violenza, che verrà chiamata "pace".
Ed è a questo snodo del ragionamento che avanziamo la nostra proposta: le
piccole radio non potrebbero fare ascoltare anche l'altra campana?
Non potrebbero, dando voce alla opposizione contro la guerra, esprimere
l'opinione ed i sentimenti inascoltati della maggioranza della gente?
Non vi chiediamo - badate bene - una scelta di campo "pacifista", ma
semplicemente una presa di posizione democratica, nel senso del pluralismo
della libera manifestazione del pensiero.
Voi, piccole emittenti, siete già un potente strumento di comunicazione, ma
non dimostrate piena consapevolezza di ciò.
Sta di fronte a voi una occasione unica per rimarcarlo: rispecchiare
l'opinione popolare nel momento stesso in cui essa verrà clamorosamente
ignorata.
Gli altri con la propaganda, voi con il popolo!
Vi chiediamo di attivare "Radiolibertà": un'ora al giorno, o comunque un
congruo spazio, di trasmissioni contro la guerra, meglio se in
contemporanea, autogestite dalla galassia dei gruppi di base che si
oppongono all'intervento militare contro l'Iraq.
Sarebbe, da parte vostra, un modo per giustificare e nobilitare la vostra
funzione comunicativa; un modo per restituire dignità alla professione
giornalistica, che vediamo gettata nel fango dal circo televisivo.
Un'ora, solo un'ora, per l'altra campana basterà. E sarete voi ad offrire il
microfono.
La gente, che vi fa vivere ascoltandovi, quando si cercherà di farvi
chiudere con nuovi decreti "ammazzaemittenti" (e con le false riforme a
favore dei monopolisti), se ne ricorderà. Non credete?
Ma in ogni caso - con soddisfazione - potrete dire di aver venduto cara la
pelle.
Siete stati, per un mese, Radiolibertà!

Per quanto ci riguarda, vi assicuriamo il massimo impegno per fare da
catalizzatori della "galassia no-war", a cui darete la parola ed aiuterete
ad esprimersi nel "giusto" formato radiofonico.

LA PRIMA EMITTENTE AD AVERE ADERITO E' RADIO GAMMA 5 DI PADOVA.
ANTONIO DIOMEDE, PRESIDENTE DELLA RADIOTELEVISIONI EUROPEE ASSOCIATE,
ADERISCE IL 30-12-02.


(Per finire, un appello nell'appello: quanti più cittadini - non addetti ai
lavori -  sottoscriviamo il presente testo, tanto meglio è!).

Alfonso Navarra - vicepresidente Confonlus Tel. 02-8645.2672
Alessandro Rizzo - Pro Natura Milano Tel. 347-487.8241
Claudio Nalesso - direttore Radio Gamma 5 - Padova
Roberto Utopico - Utopia
Germana Pisa - Megachip Milano
Anna Bernardi - Nastrino Blu
Laura Lauria - Comitato per la pace Rho (Milano)
Maria Teresa Gavazza - Rete di Lilliput Nodo di Alessandria
Francesco Locascio - segreteria MIR
Don Angelo Lini - Missionario degli Italiani in Svizzera
Gianni Zampieri - Cittadini del Mondo
Adriano Ciccioni - Città Verde
Maurizio Baruffi - consigliere comunale Verdi Milano
Paolo Govoni - Movimento Sovranità Popolare
Luigi Barbato - Giustizia e Libertà
Giancarla Codrignani - Alberto L'Abate - Anna Luisa Leonardi - Angela
Gagliotti - Beppe Marasso - Moreno Pinotti - Ileana Montini - Enrico
Peyretti - Velio Abati -
Maria Pia Betti - Daniela Bilelli - Renato Nesi - Maurizio Beltrami -
Alessandro Massi - Leonello Rizzo - Gabriella Lari


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La rubrica "Pace e Libertà", tenuta per Radio Forum da Alfonso Navarra,
Alessandro Rizzo, Germana Pisa, Maurizio Beltrami, intende rifarsi,
nell'impostazione, all'"appello per Radiopace".
Il riferimento, nel nome, alla libertà, si riferisce, come spiega il citato
appello, alla circostanza che saremo in pochi, nel mondo mediatico, che ha
già indossato l'elemetto, a dare espressione ai sentimenti "pacifisti"
della maggioranza dell'opinione pubblica durante la seconda, imminente
Guerra del Golfo.
Vogliamo quindi garantire la libertà di manifestare il proprio pensiero al
popolo italiano.
Uno dei nostri compiti fondamentali sarà quindi il monitoraggio e la
denuncia dell'informazione schierata a senso unico sul versante bellicista,
che bollerà, nella migliore delle ipotesi, come emotivi e infantili tutti i
legittimi dubbi su una decisione che, a lume di semplice buon senso, è
difficile attribuire ai motivi disinteressati e "altruistici" con cui verrà
propagandata...
La rubrica darà quindi voce a tutte, proprio tutte le posizioni della
"galassia no-war" che si oppone alla ingiustificata guerra contro l'Iraq.
Ma un'attenzione particolare verrà rivolta all'antimilitarismo nonviolento,
che non recederà dal suo impegno anche se non riuscissimo a fermare, con la
mobilitazione internazionale per la pace, l'intervento militare
anglo-americano.
In particolare daremo spazio e possibilità di interlocuzione alle
posizioni, radicate in iniziative ed esperienze di base, che sottolineano i
seguenti aspetti:
1- che moltissimi di noi sono coinvolti direttamente, con la loro
professione, nella macchina bellica, che assorbe le più concentrate e
 "qualificate" risorse nel mondo;
2 - che, anche se non scattasse l'attacco all'Iraq, una quarantina di
conflitti in atto continuerebbero ad insanguinare il pianeta;
3 - che il nostro partecipare, volenti o nolenti, al consumismo incoraggia
nel fomentare guerre qua e la, specialmente nelle aree dove ci sono materie
prime da rapinare: pensiamo solo a come si danno da fare i nostri amici
petrolieri per assicurarci la benzina a basso costo!
(O meglio, al prezzo che, in una logica monopolistica, consente di tenere
fuori mercato le altre fonti energetiche);
4- che esistono alternative ai mezzi militari e della logica di potenza per
rispondere efficacemente ai bisogni di difesa e di sicurezza: anche in
Italia va avviato un percorso verso modelli di difesa intrinsecamente
difensivi, verso forme di dilpomazia popolare di base e verso la difesa
popolare nonviolenta.
La rubrica proporrà una serie diversificata di trasmissioni: interviste,
commenti, servizi di approfondimento.
Al momento stiamo mettendo a punto la scaletta della programmazione.
Il primo "pezzo" però è già deciso: i promotori dell'appello per Radiopace
presenteranno scopi e modalità della loro iniziativa.

Alfonso Navarra
Alessandro Rizzo