[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
traballano i motivi. Ma se tornassero?
- To: <Undisclosed-Recipient:;>
- Subject: traballano i motivi. Ma se tornassero?
- From: "Enrico Peyretti" <peyretti@tiscalinet.it>
- Date: Fri, 3 Jan 2003 14:03:46 +0100
Traballano i motivi, già evidentemente pretestuosissimi, accampati da Bush
per fare la guerra.
Aumentano le volontà contrarie alla guerra, nel cuore dei popoli, ma anche
di personaggi autorevoli o famosi.
Mai visto tanto pacifismo di fronte a tanta arroganza (anche se i leccatori
di parti disgustose non mancano mai).
Sono pacifisti oggi anche tanti che hanno giustificato le guerre degli anni
'90, il decennio orribile.
Quelle guerre strumentali hanno progressivamente stabilito la guerra
inperiale come disumano criterio di dominio.
Noi, cercatori della nonviolenza, le abbiamo condannate tutte, con solide
ragioni.
Per la riconciliazione - che è l'unica vera pacificazione - hanno fatto e
fanno di più i nonviolenti dei militari.
Che cosa succederebbe oggi se quei motivi di Bush riprendessero consistenza?
Che cosa succederebbe se gli ispettori trovassero sotto il letto di Saddam
un po' di quelle armi dategli dagli Stati Uniti?
Il richiamo di Ciampi, con voce scandita, all'art. 11 della Costituzione che
ripudia la guerra, giusto ed opportuno contro chi intende superarlo, è stato
seguito immediatamente da un oscuro richiamo alle missioni militari e agli
impegni nelle alleanze, quindi a questo crimine finora voluto da Bush con la
volontà del lupo di Fedro.
L'art. 11 impegna l'Italia alle organizzazioni di pace e giustizia, non alle
alleanze militari aggressive.
Tradire un'alleanza criminale, come fece l'Italia tardivamente l'8 settembre
1943, è un dovere e un onore.
Bisogna dire che motivi per le guerre non ce ne sono.
Non ce ne sono mai.
Senza se e senza ma, alla guerra sempre no.
Si può ammettere una difesa diretta del territorio e delle istituzioni da
aggressioni dirette, ma anche questa forma di difesa può e deve evolvere dal
monopolio militare, cioè omicida, alla difesa sociale, civile, nonarmata e
nonviolenta, che diverse esperienze storiche dimostrano possibile.
Ma una guerra in casa d'altri, preventiva, in difesa del dominio e del
privilegio nel prelievo energetico (letteralmente così è concepita la
"difesa" nei documenti strategici di vari paesi, in primis Usa, ma anche
Italia), è esclusivamente criminale.
L'ingerenza umanitaria, data l'interdipendenza dei popoli e il dovere di
solidarietà universale, è doverosa e giusta, ma per essere umanitaria deve
essere civile e previdente, non militare e tardiva.
La Coscienza Umana parla chiaro: Chi ordina la guerra è un assassino. Chi
l'approva, approva l'assassinio. Chi la ripudia salva l'umanità.
Enrico Peyretti
"Disperati, noi speriamo"
http://www.arpnet.it/regis; www.ilfoglio.org T