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Le scelte di Israele



UNO. Jihad Muhammad Musallam An-Natour e Jihad Tahsin al-Faqeh 
DUE. "Terrorista" senza piu' casa - demolita dagli israeliani
TRE.   Palestine World Social Forum
QUATTRO. Un check point per la vita. Di Amira Hass 
CINQUE. Le scelte di Israele. Di Neve Gordon

UNO. Jihad Muhammad Musallam An-Natour e Jihad Tahsin al-Faqeh
27 novembre, prima dell'alba, campo profughi di Askar, Nablus:  Jihad 
Muhammad Musallam An-Natour, 24 anni, stava camminando nel campo 
per svegliare gli abitanti per farli mangiare prima dell'alba (Ramadan) 
quando i militari gli hanno sparato, uccidendolo. In seguito i militari 
hanno impedito che l'ambulanza raggiungesse il ragazzo.
25 novembre, Nablus: Jihad Tahsin al-Faqeh , 8 anni, stava tornando da 
scuola quando i miliari gli hanno sparato, colpendolo in testa ed 
uccidendolo.
www.palestinemonitor.org

DUE. "Terrorista" senza piu' casa - demolita dagli israeliani 
http://www.pcwf.org/children/childrennames.htm

TRE. Palestine World Social Forum
PNGO, palestinian non-governamental organization network 
sta organizzando per il 27-30 dicembre 2002 il   palestine 
world social forum. maggiori informazioni sul sito 
www.pngo.org.

QUATTRO. Un check point per la vita. Di Amira Hass 
Shabbat. ore 7 del mattino al check point all'ingresso settentrionale 
di Ramallah. Quattro soldati controllano tutti gli autoveicoli. Questo 
posto di controllo viene usato solamente da diplomatici, VIP 
palestinesi, ambulanze, veicoli ONU e di varie organizzazioni 
umanitarie internazionali. 
Il passaggio e' impedito ai pedoni "ordinari" provenienti dai villaggi 
vicini che circondano Ramallah. Nemmeno le persone che vivono nelle 
immediate vicinanze possono attraversarlo. Due giovani donne sono ferme 
al lato settentrionale del check point, di fronte all'ingresso di 
Ramallah. Loro aspettano. Sul lato meridionale del posto di controllo, 
una donna anziana e' seduta su una sedia a rotelle. Accanto a lei v'e' 
una giovane dall'aria sconcertata. Da una breve conversazione con l
 dialisi 
presso l'ospedale di Ramallah. Una delle giovani donne che aspettano 
all'altro lato del check point e' sua figlia. La giovane accanto a sua 
figlia e' nefropatica ed anche lei e' una "regolare" all'ospedale di 
Ramallah. La giovane donna sconcertata e' la sorella della donna 
anziana in sedia a rotelle. "I soldati non capiscono l'arabo", lei 
spiega. 
Le quattro donne provengono dallo stesso villaggio. e' solo un caso che 
la donna sana abbia spinto la sedia a rotelle della sua anziana sorella 
fino al check point, sicche' i soldati l'hanno lasciata passare, mentre 
impediscono alle altre due giovani donne di oltrepassare. "Noi non 
possiamo lasciare che l'intero villaggio attraversi", ha detto uno dei 
soldati. Sono rimasti sorpresi nel sentire che c'e' un'altra donna 
malata. Hanno detto che a tali "pedoni ordinari" non e' consentito 
oltrepassare . Le giovani donne raccontano che, munite di lettera 
dell'ospedale, attraversano a piedi il posto di controllo con la donna 
anziana, una volta ogni due giorni . 
Si presenta, infine, un conducente di ambulanza e conferma che un 
giorno si' ed uno no egli carica le donne in ambulanza. L'uomo negozia 
coi soldati e, finalmente, questi lasciano passare la figlia della 
donna in sedia a rotelle e l'altra paziente ma impediscono all'altra 
sorella di accompagnarle. 
Un ragazzo di 10 anni arriva sulla scena dalla direzione di Ramallah 
portando un grande pacco sul dorso. La sua scuola, ha detto, si trova a 
nord del check point, in Kafr Bitin. Le pressioni che il guidatore 
dell'ambulanza sta esercitando sono inutili. I soldati non lasciano 
passare il ragazzo che spaventato, retrocede. 
Se le donne dell'organizzazione Makhsom Watch (Checkpoint Watch), un 
gruppo di volontari che invia i propri attivisti come osservatori ai 
checkpoints, fossero state presenti, sarebbero riuscite a persuadere i 
militari ed a far oltrepassare il ragazzo e la donna? Di solito 
l'organizzazione non e' a questo posto di controllo. Presso altri 
chec
e volta riescono con le loro argomentazioni ad 
infondere un po' di giudizio umano nelle regole che cambiano di 
frequente e nella loro interpretazione. Talvolta la loro mera presenza 
frena i soldati dal trattenere dozzine di persone ed autoveicoli per 
lunghe ore senza nessuna ragione operativa. 
Frequentemente, loro sono testimoni di decine di palestinesi che 
riescono a "rubare" il passaggio attraverso i checkpoints. Solitamente 
si tratta di giovani ed agili, ma tentano anche adulti disperati e 
bambini audaci. La settimana scorsa, la sola telefonata fatta dagli 
attivisti di Makhsom Watch ad un ospedale di Gerusalemme ha consentito 
che i soldati  lasciassero passare una coppia di genitori attraverso un 
checkpoint per poter visitare la loro figlia in ospedale a Gerusalemme. 
Qualche volta un appello fatto dagli attivisti all'ufficiale di turno 
aiuta. Questi comanda ai suoi militari di rendere i documenti alle 
dozzine di persone che loro stanno trattenendo per nulla. 
Molti degli attivisti di Makhsom Watch enfatizzano che il loro scopo 
non e' rendere l'occupazione militare piu' sopportabile, ma rendere gli 
israeliani consapevoli del fatto che i checkpoints ed i blocchi non 
servono ad impedire che gli attentatori suicidi arrivino a Gerusalemme 
e che essi aumentino solo il senso di oltraggio e disgusto contro 
Israele tra la popolazione palestinese. Ma spesso la loro presenza e 
qualche volta il loro intervento serve a moderare le scene brutali ed 
accorcia le ore di umiliazione. La loro azione, evidentemente, piu' che 
servire a raggiungere gli altri israeliani, e' tesa a mostrare ai 
Palestinesi che esistono "altri israeliani." In tal senso, il loro 
contributo ad un futuro di sane relazioni tra nazioni e' maggiore di 
quello immediato necessario al dibattito nella societa' israeliana su 
occupazione militare ed i pericoli ad essa connessa. Come ha detto un 
palestinese, direttore di scuola del villaggio vicino che e' costretto 
quotidianamente ad umiliazioni e molestie pe
eckpoint "Sapere che vi sono israeliani che sperimentano, anche se 
solo per alcune ore,  quello che noi sperimentiamo rende meno pesante 
la mia sofferenza e mi da' qualche speranza per un futuro diverso". 
trad. giuseppe strazzullo - associazione per la pace - napoli

CINQUE. Le scelte di Israele di Neve Gordon, professore 
dell'universita' di Ben Gurion.
Gordon,contribuisce a "Le Voci dell'Altro Israele" 
ngordon@bgumail.bgu.ac.il
traduzione a cura di InfoPalestina - info@infopalestina.it
24 novembre 2002
Gerusalemme: Tornare in Israele dopo un'assenza prolungata potrebbe 
essere
un' esperienza scioccante. Di ritorno dall'aeroporto al mio 
appartamento di
Gerusalemme ho notato nuovi manifesti attaccati ai ponti e ai pali 
lungo l'
autostrada. Si legge: Trasferimento = Pace e Sicurezza. Il significato 
e'
inequivocabile . Israele deve espellere 3 milioni di palestinesi che 
vivono
nei territori Occupati e probabilmente anche i palestinesi cittadini
israeliani per raggiungere pace e sicurezza.
Gli slogans razzisti stanno diventando invadenti in Israele, era questo
particolare messaggio - l'idea di espulsione come soluzione politica- 
che mi
sconvolgeva. Non occorre essere sopravissuti dall'Olocausto per 
riconoscerne
l'implicazione letale. Lo slogan, tuttavia, non sottolinea soltanto la
disfatta della coscienza di certi elementi nella societa' Israele, ma 
aiuta
anche a scoprire alcune inerenti contraddizioni che stanno sotto la 
politica
israeliana nei Territori Occupati.
Dall' estrema destra,(gli autori dei manifesti), alla sinistra 
radicale, gli
israeliani sono d'accordo almeno su due punti. La crisi attuale deve 
essere
negoziata e la terra costituisce la questione piu' importante intorno a 
cui
ruota il conflitto israelo palestinese. Dopo oltre due anni di conflitto
armato che ha causato quasi 2500 morti di cui 300 bambini palestinesi e 
80
bambini israeliani - la maggior parte degli israeliani vede la 
situazione
senza speranza, una visione che, ironicamente, e
esi.
La mancanza di speranza israeliana non dipende solo dall' opzione 
militare
scelta dal governo di Sharon a scapito di quella politica ( che, 
malgrado la
sua brutalita', non ha stabilizzato la situazione) ma anche dal fatto 
che la
pubblica discussione e' stato colonizzata da calcoli militari che 
recidono la
possibilita' anche di immaginare un cambiamento positivo. L'attuale 
assenza
di un orizzonte politico aiuta a spiegare perche' nessuno ha salutato 
con
entusiasmo l'annuncio delle elezioni anticipate.
Molti israeliani sembrano credere che la dottrina avanzata dall' ex 
primo
ministro Menachem Begin e adottata da Sharon di mantenere sotto la 
sovranita'
israeliana la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est , mentre ai 
palestinesi
verra' data una forma di autonomia senza ricevere la piena 
cittadinanza, non
e' piu' sostenibile. La sinistra israeliana ha rifiutato questa 
soluzione per
motivi etici e pragmatici, riconoscendo che la volonta' israeliana di
mantenere il controllo sui Territori e' diventata un regime di 
apartheid.
Israele ha introdotto un sistema stradale segregato nei Territori,
trasformando le maggiori arterie in strade ad uso esclusivo degli 
ebrei. I
villaggi palestinesi , di conseguenza, sono diventati territori isolati,
impedendo l'accesso della popolazione a strutture mediche, lavorative ed
educative. ( Secondo l'UNICEF 250.000 bambini palestinesi non possono
raggiungere le scuole).Non stupisce quindi che l'economia palestinese 
sia
crollata Secondo un recente rapporto statistico militare israeliano il 
60 -
80 percento dei palestinesi vive con meno di $2 al giorno.
Gli israeliani di sinistra e di destra si sono resi conto che il 
conflitto
non puo' essere risolto in queste condizioni, indipendentemente dalla
quantita' delle forze militari impegnate.Ci si aspetta che un nuovo 
governo
porti nuove idee. Malgrado la complessita' della situazione ci sono 
solo tre
opzioni tra cui scegliere se vogliamo uscire da questo vicolo cieco
La prima e' la
l nuovo leader del 
partito
laburista, ex Generale Amram Mitzna, riuscira' a formare il nuovo 
governo, il
che e' assai improbabile, non e' chiaro se avra' il coraggio di alterare
radicalmente gli accordi di Oslo. Tuttavia questa opzione sara' 
possibile
solo se Israele si ritirera' completamente ai confini del 1967 e 
smantellera'
gli insediamenti, in cui attualmente vivono 400.000 persone. Mentre 
questo
puo' sembrare un tentativo impossibile, occorre ricordare che quando la
Francia finalmente cedette il controllo dell'Algeria, riusci' ad 
evacuare un
numero ben piu' grande di cittadini francesi.
La seconda opzione proposta dalla destra estrema e' l'espulsione dei
palestinesi dalle loro terre attraverso un trasferimento forzato in
Giordania, Libano, Siria o Egitto. Questa idea che fino a poco fa era 
stata
emarginata, sta guadagnando un largo consenso tra le forze in essere. I
sondaggi indicano che l'Unione Nazionale, un partito di destra che 
difende
espulsione, potrebbe ricevere il 10% dei voti nelle prossime elezioni 
ed i
suoi membri non sono i soli a promuovere questa soluzione.
La  terza opzione e' che Israele si annetta la Cisgiordania e la 
Striscia di
Gaza, dando la piena cittadinanza alla popolazione palestinese,
trasformandosi in tal modo in uno stato binazionale piuttosto che in uno
stato ebraico. La soluzione che era stata considerata come un tradimento
alla lotta  per l'auto determinazione, ha recentemente guadagnato
legittimita' nell'establishment palestinese. Mentre l'opzione di uno 
stato
binazionale e' in un senso, la piu' democratica delle tre, tra gli 
israeliani
e' tuttora considerata abominevole non solo dalla destra ma anche dai
laburisti e liberali di Meretz.
Se il prossimo leader israeliano avra' la meglio sulla crisi attuale 
dovra'
decidere tra l' abbandono dell'idea di uno stato ebraico, l'impiego di 
una
politica usata dai regimi piu' oscuri (non ultimo il Terzo Reich) o
smantellare gli insediamenti e riportare a casa i coloni ebrei. 
Ciasc
 progetto sionista, 
sottolineando che
gli insediamenti costituiscono una contraddizione, in quanto stanno
distruggendo il progetto per cui sono nati e che li ha sostenuti. Hanno
trasformato il sogno sionista in un incubo. www.infopalestina.it