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dopo Firenze: un ringraziamento e un appello alla responsabilità e alla crescita



Dopo Firenze: un ringraziamento e un appello alla responsabilità e alla
crescita


Pensare significa oltrepassare
(Ernst Bloch)

Il Forum Sociale Europeo è stato un grandissimo successo, una pietra
miliare nel grande processo di costruzione di una nuova civilizzazione
umana, fondata sulla giustizia, la pace, il rispetto, sulla fine di ogni
oppressione e di ogni violenza sociale, ambientale, dei diritti. Si è
chiuso con la più grande manifestazione contro la guerra del mondo e
probabilmente della storia (finora). Un grande, riflettuto, sentito, etico,
morale NO ai seminatori di morte, agli apprendisti stregoni, agli
avventurieri depredatori del profitto, delle risorse del pianeta, ai nuovi
Cavalieri dell'Apocalisse.
Noi, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative,
esprimiamo il più vivo ringraziamento a chi, con noi, si è adoperato per
l'ideazione, l'organizzazione e lo svolgimento di questa esperienza
storica, con particolare e calorosa attenzione per le tantissime volontarie
e i tantissimi volontari, che  hanno lavorato al riparo del proscenio,
delle conferenze stampa, delle luci della ribalta, della notorietà.
Un grande ringraziamento ai tanti traduttori volontari che hanno reso
possibile il Fse. Nella fattispecie, nei seminari da noi organizzati con
altri organismi internazionali, in particolare i grandi seminari La
politica come bene comune e La terra non è un mappamondo con cui giocare
(guerra, imperialismo-egemonismo Usa ecc.), due vere e proprie plenarie con
una partecipazione e un'attenzione straordinarie.
Il movimento dei movimenti è più vivo che mai e le nostre idee e le nostre
pratiche trovano un consenso sempre più grande, nella loro radicalità
alternativa, contro tutti i tentativi di criminalizzazione e contro tutti i
tentativi di "normalizzazione" e di cooptazione.
Tutto questo assegna alle reti, alle associazioni e agli organismi che
hanno composto il coordinamento per il Fse, e in qualche modo a tutti i
partecipanti, una grandissima responsabilità: quella del cambiamento e
della crescita.
Le domande che il movimento ha posto a Firenze sono più alte e più
complesse delle risposte di contenuto e organizzative che finora siamo
stati in grado di dare.
Occorre una più grande apertura, una discussione democratica più vasta e di
alta qualità, una formulazione più adeguata ed inclusiva della
rappresentanza di movimento. In uno sforzo unitario che guarda più avanti
rispetto alle identità di ognuno e agli immediati successi particolari.
Il capitalismo in generale, il capitalismo nell'era della globalizzazione
neoliberista in particolare, è per sua intima costituzione "movimento
organico inglobante", che ha in orrore il vuoto, che tutto metabolizza,
tutto ingloba e digerisce, in modo ferocemente ineguale, assimetrico,
polarizzante. Noi, popolo e spirito di Porto Alegre, dobbiamo avere la
stessa attitudine ad aggregare, inglobare, includere. In modo specularmene
opposto: per l'eguaglianza, la simmetria, la distribuzione e la
compartecipazione delle ricchezze materiali, culturali, spirituali del
ricco e composito genere umano, del pianeta terra.
Dobbiamo insieme andare oltre, porre sotto severa critica gli atteggiamenti
autoreferenziali, la competizione fra gruppi, i bassi profili di contenuto
e porci per davvero l'obiettivo di una nuova cultura e di una nuova
politica dell'alternativa.
A questo scopo stiamo scrivendo un documento di discussione che a breve
troverete in rete e che vorremmo funzioni da stimolo per costruire una
strada comune di fonte ai compiti storici che Firenze ci ha regalato
Intanto alleghiamo l'intervento che François Houtart ha tenuto al nostro
seminario al Fse, sicuri di fare cosa utile e gradita.

Un grande abbraccio a tutti.


Associazione Culturale Punto Rosso - Forum Mondiale delle Alternative



P.S. Mentre stiamo inviando questo messaggio giunge la notizia degli
avvenuti arresti di esponenti di movimento del sud d'Italia. E' l'ennesimo
esempio di criminalizzazione dei movimenti, per costringerli nell'angolo
buio del binomio repressione-violenza, per parlare solo di ordine pubblico
e non di contenuti alternativi. Come a Genova e come a Firenze non cadremo
nella trappola. Riconfermiamo a gran voce che la lotta contro la guerra e
il neoliberismo è esercizio e difesa della democrazia e non opera di
sovversione (peraltro, nel nostro paese, comprovata attitudine terroristica
delle classi dominanti).
Esprimiamo la più grande solidarietà per i compagni arrestati e chiediamo
con la nostra immediata mobilitazione la loro liberazione.






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La politica come bene comune

di François Houtart


All'interno del discorso politico emerge spesso l'opinione secondo cui i
movimenti possono focalizzarsi su alcuni obbiettivi, configurarsi come
portatori di utopie, mentre i responsabili politici devono essere
pragmatici ed esercitare l'arte del possibile. È molto importante adottare
un atteggiamento critico verso giudizi preconfezionati e chiedersi quale
lezione è possibile trarre dalle recenti esperienze di convergenza dei
diversi movimenti sociali.


1. La politica è molto di più dell'azione dei partiti

La prima riflessione intende ricordare che la politica è l'insieme delle
azioni intraprese per esercitare un potere sull'organizzazione delle
società. Di fatto, i soggetti coinvolti sono numerosi. Viene immediato
pensare ai partiti politici, ma non sono gli unici soggetti. Esistono anche
molti gruppi di pressione e le lobbies, che spesso sono in grado di
influenzare realmente il campo politico. Ma esistono anche i movimenti
sociali che si configurano come portatori di rivendicazioni o di valori che
in vario modo hanno una ripercussione sulle decisioni politiche,
indipendentemente dai legami con i partiti. Nel corso degli ultimi tre
anni, lo sviluppo di convergenze internazionali realizzate da movimenti e
organizzazioni progressiste è stato in sé un fatto politico. Si pensi, in
particolare, al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.
Anche la società civile ha un ruolo nel campo politico, ma è necessaria una
sua definizione più precisa: quali sono i soggetti che si collocano tra
Principe e Mercante, e tra Stato e mercato? Anche all'interno di questa
problematica ritroviamo le lotte sociali, ed è possibile affermare che
esiste una società civile dall'alto, quella che si riunisce a Davos, e una
società civile dal basso, quella che si riunisce a Porto Alegre.
Aggiungo a queste prime considerazioni il fatto che anche il concetto di
bene comune deve essere nuovamente reinterpretato. Spesso è stato infatti
usato prescindendo da un'analisi delle classi sociali, come concetto che
permette di considerare la società un insieme di strati sociali di cui
bisogna realizzare l'armonia, in cui ciascuno ha un ruolo ben definito. In
realtà questo tipo di lettura finisce per favorire coloro che detengono il
potere e quindi per servire gli interessi dei potenti. Il bene comune può
essere solo il risultato di dure lotte sociali, a maggior ragione con la
globalizzazione del capitale.


2. Il ruolo dei partiti è indispensabile

È necessario realizzare le proposte dei movimenti sociali all'interno del
campo politico. Diversamente, resterebbero pii desideri. I movimenti
possono agire nel proprio contesto, ma quando si tratta di legiferare e di
realizzare istanze collettive, la mediazione dei partiti è necessaria.
Da qui la necessità di analizzare le cause della attuale
depoliticizzazione, per cercare di attualizzare e dinamizzare nuovamente il
ruolo dei partiti. Da qui anche il bisogno di sottolineare la trappola
dell'atteggiamento antipolitico (anti-Stato, anti-partito), sviluppato da
alcune organizzazioni non governative e da alcuni movimenti. Sbagliano
nemico quando generalizzano le concrete situazioni di eccessiva
burocratizzazione degli organi dello Stato o le strumentalizzazione dei
movimenti da parte dei partiti politici.


3. I conflitti logici alla base dei difficili rapporti tra movimenti e
partiti politici

I movimenti sono portatori di una logica orientata dall'utopia,
assolutamente necessaria per gli obbiettivi sociali, anche se la loro
istituzionalizzazione rischia talvolta di portarli lontano dalle istanze
originarie. I partiti politici, obbligati a conquistare il potere politico,
tendono a definire la loro azione in funzione di una logica elettorale, una
dinamica che spesso entra in conflitto con gli obbiettivi. Il Brasile è una
dimostrazione di questa realtà, anche se tutti ci rallegriamo dell'elezione
alla presidenza di Lula.
È necessario affermare che molto spesso, alla lunga, la logica elettorale
risulta fallimentare. Non è forse stato il caso dell'Italia e della
Francia? Quando il socialismo amministra il capitalismo, non sarebbe meglio
propendere per la versione originale? Fare calcoli elettoralistici
significa in molti casi sottopostare alla logica dell'avversario e infine
rinnegare se stesso. Se invece si adotta una posizione di sinistra, è
impossibile prescindere dagli obbiettivi. L'utopia per gli sfruttati, per i
poveri non può essere un obbiettivo a lungo termine.
Siamo allora di fronte ad un dilemma? Restare indefinitamente inefficaci,
ma puri, o accettare di perdere la propria anima? Non ci sono soluzioni? È
forse impensabile continuare a dire chiaramente quali sono gli obbiettivi
di un vero partito di sinistra, ovvero modificare i parametri
dell'organizzazione economico-sociale, combattere il capitalismo, e non
solo rimediare ai suoi abusi e ai suoi effetti negativi, e nello stesso
tempo dire che sarà una lotta di lunga durata, poiché il rapporto di forza
(economico, politico e culturale) è sfavorevole?


4. Il ruolo dei movimenti

I movimenti sono diversi e ciascuno persegue obbiettivi propri, legati ai
bisogni di un preciso gruppo sociale (contadini, operai, donne, popoli
indigeni, etc.) oppure ad obbiettivi trasversali (difesa dell'ambiente).
Non essendo sottoposti a forti obblighi istituzionali come quelli dei
partiti nel campo politico, possono risultare più dinamici, più vicini alla
quotidianità.
Tuttavia, come detto in precedenza, i movimenti hanno bisogno dei partiti
per raggiungere alcuni dei loro obbiettivi fondamentali. Il contatto e il
dialogo sono dunque indispensabili, ma i movimenti non possono accettare di
essere strumentalizzati da una logica partitica. In realtà accade spesso
che i partiti trovino nei membri dei movimenti soggetti utili in periodo
elettorale, cosa in sé non condannabile, a condizione che siano i movimenti
a scegliere i propri dirigenti e non siano assorbiti dai partiti.
Esisteranno sempre delle tensioni e il Brasile ci ha dato l'esempio che è
possibile combinare un partito politico popolare forte con movimenti
sindacali e contadini che hanno saputo mantenere la propria autonomia.


5. Quale futuro dei rapporti tra movimenti sociali e partiti di sinistra?

Come la forza attuale dei movimenti e delle organizzazioni progressiste sta
nella convergenza, si potrebbe pensare che la sinistra del futuro si
esprimerà in una convergenza di partiti politici e non in un partito unico,
portatore di tutte le speranze della base e detentore del monopolio della
verità. Si tratta di un percorso sicuramente difficile. La diversità
dell'opposizione al capitalismo, alla militarizzazione dell'universo,
all'imperialismo sempre più esacerbato, necessita di una pluralità di
espressioni politiche. Tocca ai partiti studiare le modalità per le loro
convergenze e agli elettori esprimere determinazione. Una cosa è chiara, la
sinistra non sarà credibile se non afferma chiaramente i suoi obbiettivi.
Se c'è stato un socialismo che faceva paura (lo stalinismo), esiste oggi un
socialismo che fa ridere (le diverse "terze vie"). Il ruolo dei movimenti
consiste nel continuare a ricordarlo.