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vamdana shiva + incontro del 29 novembre....
BENEDETTO VECCHI RECENSISCE "IL MONDO SOTTO BREVETTO" DI VANDANA SHIVA
[Questo articolo e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 2 novembre
2002. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi,
Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995;
Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002]
Alcuni anni fa una trasmissione televisiva italiana da prima serata ebbe un
particolare successo mettendo sotto i riflettori inventori di marchingegni
spesso futili. Ne usciva fuori un quadro di travet frustrati che la sera, in
qualche scantinato, si gettavano con passione su circuiti stampati, tubi,
bielle e cuscinetti a sfera per mettere a punto prototipi che avrebbero
alleviato le fatiche del vivere di noi poveri mortali, incuranti della
fatica delle loro compagne e mogli intente nel preparare la cena o a mandare
avanti la carretta. Cosi l'Italia si scopri' essere, oltre che terra di
poeti, santi e navigatori, anche nazione di inventori. La trasmissione
faceva sua l'aura del solitario artigiano o dello scienziato autodidatta che
dedica il proprio tempo libero alla produzione di quel manufatto a cui tutti
avevano pensato, ma che tutti avevano ritenuto impossibile da realizzare.
Insomma, un'idea romantica della ricerca scientifica e delle sue
applicazioni tecnologiche.
Senza scomodare nessun classico, per rendersi conto che la realta' e' ben
diversa basta leggere le pagine che la fisica e militante ambientalista
Vandana Shiva ha scritto per denunciare le strategie delle multinazionali
farmaceutiche o agro-alimentari (la distinzione tra i due settori e' tanto
labile da confermare il sospetto che in realta' siano la stessa cosa) nel
mettere sotto brevetto la biodiversita', cioe' quei saperi antichi, usanze e
costumi dei popoli indigeni che costituiscono la terra di conquista per
imprese famose come la Monsanto o meno note come la W. R. Grace.
Il volume si intitola Il mondo sotto brevetto (Feltrinelli, pp. 140, euro 9)
ed ha le caratteristiche del saggio propedeutico a un tema tanto sfuggente,
quanto determinante nel comprendere l'attuale capitalismo. Si tratta della
proprieta' intellettuale e di una delle forme specifiche che assume, i
brevetti.
Vandana Shiva e' nota per il suo impegno a fianco dei contadini indiani.
Fisica di formazione ha anche conseguito una specializzazione in economia
come recita il suo biglietto da visita, ma forse piu' importante e' stato il
suo ruolo all'interno di quella rete costituita da piccoli agricoltori e
contadini che, in India, da tempo "resiste" alle strategie delle grosse
corporation che hanno cercato, e cercano tutt'ora, di spossessarli della
loro autonomia per renderli parte integrante di una rete produttiva da loro
controllata ed eterodiretta. Un libro, quindi, che non dice niente di
innovativo, ne' di teoricamente arguto. Piu' semplicemente, e quindi con
indubbia efficacia, esamina un tema, quello della proprieta' intellettuale,
evidenziando il fatto che la scienza, la tecnologia e la legislazione in
difesa della proprieta' intellettuale sono fenomeni centrali nello sviluppo
capitalistico, contribuendo a determinare le "geometrie dell'imperialismo".
O, se si preferisce, i rapporti tra centro e periferia dell'economia
mondiale, come ci ricorda la controversia legale tra lo Stato del Sudafrica
e alcune multinazionali farmaceutiche dopo che Pretoria aveva deciso di
ignorare i brevetti per produrre e vendere a prezzi "popolari" farmaci
anti-Aids.
Le teste d'uovo della globalizzazione difendono la proprieta' intellettuale
perche': a) garantisce la crescita economica; b) copyright e brevetti sono
indispensabili perche' il pagamento delle royalties consente gli
investimenti nella ricerca; c) la legislazione a tutela della proprieta'
intellettuale rende infine possibile il trasferimento di tecnologia dal Nord
al Sud del mondo. Tre argomenti supportati dalle stime fatte da alcuni
organismi internazionali (dalla World intellectual property organization
all'Onu) sulla quota di scambi commerciali (il 50 per cento nel 1994) che
riguardano brevetti, marchi di fabbrica, copyright, design industriale,
disegni di circuiti stampati, cioe' le forme assunte dalla proprieta'
intellettuale nella legislazione internazionale e nell'attivita' produttiva.
Per quanto riguarda la competizione economica, i brevetti hanno consentito
ad alcune imprese di stabilire un monopolio in un dato settore, cedendo in
un secondo momento, e dietro il pagamento di royalties, la possibilita' ad
altri di sfruttare "l'invenzione". Per quanto riguarda la ricerca
scientifica, il grido di allarme lanciato dall'ex-presidente Bil Clinton e
da Tony Blair sulla necessita' di rendere pubblici i risultati della ricerca
scientifica sul Genoma umano pena la paralisi del progetto di ricerca, la
dice lunga sul ruolo propulsivo dei diritti di proprieta' intellettuale
negli investimenti in "Ricerca e sviluppo".
In altri termini, il copyright e i brevetti imbrigliano l'innovazione
tecnico-scientifica. Questo, in sintesi, e' cio' che sostiene Vandana Shiva
ne Il mondo sotto brevetto.
Un libro dunque che fa il punto della situazione sul ruolo della proprieta'
intellettuale nello sviluppo capitalistico, ma che registra anche le
novita', i punti di rottura, l'insorgenza politica della messa sotto
brevetto della biodiversita'.
Per Vandana Shiva, il punto di svolta e' la decisione della Corte Suprema
degli Stati Uniti di considerare il vivente alla stessa stregua di
un'invenzione.
Era accaduto che i ricercatori della Du Pont avevano trapiantato a un topo
alcuni geni umani e di pollo in modo da causare il cancro. Il piccolo
roditore e' diventato famoso per il nomigliolo di oncotopo, ma quel che e'
rilevante e' che il 12 aprile 1988 la massima istituzione giuridica
statunitense abbia deciso che i risultati di quella ricerca fossero di
competenza dello Us Patent Office, l'ufficio dei brevetti. La strada per la
brevettabilita' del vivente era stata dunque aperta.
Per la fisica e militante ambientalista indiana, la vicenda dell'oncotopo,
assieme alla controversia legale tra la General Electric e il Patent and
Trademark Office americano sulla brevettabilita' o meno di un batterio, sono
da considerare non solo il punto di partenza della brevettabilita' del
vivente, ma anche della "biopirateria" delle grandi multinazionali nei
confronti dei saperi, delle usanze della biodiversita' che costituiscono la
ricchezza di molti popoli indigeni nel sud del mondo.
Ma affinche' il mondo venga messo sotto brevetto c'e' bisogno di una
decisione politica che lo permetta. Decisione politica presa, ricorda
Vandana Shiva, nell'Uruguay Round e nel vertice mondiale sullo sviluppo di
Rio de Janeiro nel 1992 e ratificata da tutti gli organismi sovranazionali,
dal Fondo monetario alla Banca mondiale al Wto. Il grimaldello per forzare
le legislazioni nazionali al fine di uniformarle e' rappresentato, tanto per
cambiare, dai Trips (trade related aspect of intellectual property rights),
cioe' dagli accordi relativi ai diritti sulla proprieta' intellettuale
definiti dall'Organizzazione del commercio mondiale.
E tuttavia, in un movimento sincopato tra il presente e il passato,
l'autrice introduce degli intermezzi per spiegare come opera la
brevettabilita' del vivente.
Per quanto riguarda l'agricoltura accade che le sementi siano brevettate e
manipolate geneticamente in maniera tale che risultino sterili i frutti. I
contadini sono quindi costretti a ricomprare le sementi dalle stesse
multinazionali. Se poi vengono brevettate varieta' di riso indiano o alcune
piante con proprieta' medicinali, siamo di fronte, secondo quanto scrive
Vandana Shiva, a veri e propri atti di biopirateria. In altri termini, non
si spossessano i piccoli agricoltori solo con i brevetti sulle sementi, ma
anche appropriandosi del sapere e dell'esperienza tramandate nei secoli. Ed
accade che dopo quel "furto" c'e' chi propone la "bioprospezione", cioe' il
pagamento di un risarcimento una tantum sulla rapina perpetuata nei loro
confronti.
Il linguaggio di Vandana Shiva e' a volte apodittico, ma questo nulla toglie
al valore delle sue conclusioni politiche.
Ad esempio, quando sostiene che la "bioprospezione, di fatto, porta alla
"recinzione" del patrimonio biologico e intellettuale collettivo, perche'
trasforma la biodiversita' e il patrimonio intellettuale delle comunita'
indigene in merce protetta dai diritti di proprieta' intellettuale" non
trapela nessun atteggiamento antiscientifico, come spesso le viene
addebitato, ma semmai un invito agli scienziati a tutelare la biodiversita'
assieme agli "spossessati" (i popoli indigeni).
Se una critica si puo' fare a Il mondo sotto brevetto riguarda il fatto che
cio' che accade nel Sud non e' molto diverso da cio' che accade nel Nord del
mondo. Cosi' e' accaduto, senza necessariamente citare la realta' nota della
produzione di software, che le universita' americane stanno mettendo sotto
copyright corsi di apprendimento a distanza o che vogliano brevettare
innovative procedure finanziarie. Oppure che il Wto inviti gli stati membri
dell'organizzazione a privatizzare le istituzioni culturali e ad estendere
il regime della proprieta' intellettuale a quelle conoscenze che sono state
considerate da sempre di pubblico dominio.
In altri termini, la proprieta' intellettuale e' cosa troppo concreta per
lasciarla nelle mani dei giuristi. Il copyright, i brevetti, i marchi
aziendali sono infatti gli strumenti attraverso i quali sono definite le
feroci gerarchie sociali dell'economia mondiale tanto al Nord che nel Sud
del pianeta. Ed e' quindi giusto che questa materia venga nuovamente presa
nelle mani da chi e' espropriato del suo sapere, sia che si tratti di un
contadino indiano che di un programmatore della Silicon Valley, di uno
studente bolognese che di un ricercatore del Massachusetts Institute of
Technology a Boston.
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VERSO LA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO DEL 29 NOVEMBRE
(per contatti: b.salvarani@carpi.nettuno.it)
Care amiche, cari amici,
manca ormai meno di un mese al 29 novembre, ultimo venerdi' di Ramadan (che
comincia fra il 6 e il 7) e data che abbiamo scelto per celebrare la
Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico, e credo sia quanto mai
opportuno fare il punto della situazione.
Mentre inizia il "rush" finale, proseguono le adesioni alla catena del
dialogo: fra le ultime, segnalo quelle - particolarmente significative - di
don Antonio Cecconi, gia' vicedirettore di Caritas Italiana, dei professori
Giovanni Bachelet e Franco Cardini, e di Gabriella Caramore, la bravissima
conduttrice del programma radiofonico "Uomini e Profeti". Ma davvero in
tanti scrivono e telefonano, segno che in un momento in cui il clima
antiislamico e antidialogico sembra aver raggiunto il suo apice (complice la
strumentalizzazione dei segni islamici di tanto terrorismo internazionale)
c'e' anche un "popolo del dialogo" trasversale alle chiese che vuole dire la
sua, anche se non dispone di grandi mass media ne' di particolari risorse
per farsi sentire.
Il 29 novembre, da questo punto di vista, potrebbe risultare un appuntamento
importante per dare una certa visibilita' a tale popolo, a tali istanze.
Percio' mi permetto di chiedere l'impegno di tutti noi non solo per
l'organizzazione delle inziative specifiche, ma anche per diffondere il piu'
possibile la notizia della Giornata: con articoli, telefonate, interviste,
mail e naturalmente le "vecchie" chiacchierate dirette con quanti riteniate
interessati o interessabili, in primo luogo con gli operatori
dell'informazione giornalistica, radiofonica e televisiva.
Vi informo con gioia che un utile sussidio per la Giornata e' stato
predisposto da Giovanni Sarubbi, che ha organizzato un numero monografico de
"Il dialogo" a 16 pagine, richiedibile a lui (c'e' l'indirizzo sul sito
www.ildialogo.org) oppure gia' ora scaricabile direttamente dallo stesso
sito. Contiene nomi, testo dell'appello, documenti ecumenici e
interreligiosi, articoli e due proposte di liturgie "offerte" appositamente
dallo stesso gruppo di Giovanni e dalla pastora battista Lidia Maggi, che
ringrazio di cuore. Il "kit" della Giornata comprende anche un fascicolo
curato da Stefano Allievi dal titolo "Islamica" che comprende tutta la
principale bibliografia in italiano sull'islam (si puo' richiedere
gratuitamente all'indirizzo di posta elettronica cultura@carpidiem.it) e il
numero speciale di "Confronti" dal titolo Noi e loro (che si puo' richiedere
all'indirizzo e-mail: redazione@confronti.net).
Naturalmente, e' anche il tempo delle conferenze stampa. In sintonia con lo
stile dell'appello, democratico e poco centralistico, suggerirei di
organizzarne il piu' possibile, laddove si celebrera' la Giornata,
coinvolgendo parroci e vescovi, leader di centri islamici e istituzioni
locali (a partire dai sindaci). Per ora, ho notizia di quella che si terra'
a Roma (la sta curando Paolo Naso) presso il Campidoglio l'11 novembre alle
ore 11, cui prendera' parte anche lo stesso sindaco Veltroni, e alla quale
sarebbe bello partecipassero i firmatari della capitale e dintorni. Ma,
ripeto, la speranza e l'augurio e' che se ne tengano parecchie altre: non
appena ne avremo notizia, saranno presentate anche sul sito
www.ildialogo.org. Nel frattempo, sta per partire il comunicato stampa n. 1
sulla Giornata: vi sara' inviato, e naturalmente andra' fatto girare il piu'
possibile.
Prima del 29 novembre, ci saranno parecchie occasioni pr far circolare la
notizia: vorrei ricordare almeno quelle a mia conoscenza, il Forum Sociale
Europeo a Firenze (l'8 novembre alle 14,30 ci sara' un workshop su Ebraismo,
cristianesimo e islam nella nuova Europa, dove sara' presentato anche
l'appello), il convegno nazionale dei delegati diocesani cattolici per
l'ecumenismo e il dialogo (Roma, 11-13 novembre: se parteciperete o sapete
di chi partecipera', non perdete l'occasione di chiedere di parlare della
cosa), l'ottava edizione degli Incontri cristianomusulmani di Modena,
organizzati dalle ACLI (15 e 16 novembre: programma sul solito sito).
Sono in attesa di sapere quali moschee aderiranno all'operazione "moschee
aperte"; non appena lo sapro', vi avvertiro'.
Da voi, invece, restiamo in attesa di notizie sulle iniziative, pareri,
commenti e problemi, ovviamente. Mi raccomando, facciamo opera di "parresia"
e - come e' gia' capitato con qualcuno di voi, che ringrazio di cuore -
tiriamo fuori con liberta' i dubbi, le perplessita' e il resto. Mi pare
l'unico modo per maturare davvero.
Grazie ancora, e a presto.
Shalom - salaam - pace
Brunetto