[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Amos Oz
Riproponiamo il documento relativo all'intervista di Sharon ("Siamo
giudei nazisti"), gentilmente rivisto e corretto da Milli Martinelli.
Amos Oz ha pubblicato nel 1982 su DAVAR, quotidiano israeliano di
sinistra, una serie di articoli (fra cui l¹intervista a C, che sarebbe
stato identificato come A.Sharon), il 17 dicembre) articoli che poi
vennero raccolti nel volume:
Amos Oz: Poh va-sham be-Erets-Yisra'el bi-setav, 1982
e ripubblicati in seguito nel 1986 da Am Oved,Tel-Aviv.
L'intervista compare alle pagine 70-82. L¹inervistato è indicato con
Z. I fatti indicati da Amos Oz confermano chiaramente che la persona
intervistata è Ariel Sharon.: nella nota introduttiva, come compare
nella traduzione francese, l¹ autore scrive: tutti i personaggi che
compaiono qui sono reali che sia o non sia citato il loro nome.
Il libro è stato pubblicato in Francese:
Amos Oz: Les voix d'Israël, trad. Guy Seniak, Calmann-Lévy, Paris,
1983.
l'intervista compare alle pagine 79-91. Il nome di Sharon è indicato
con una lettera. T. Come anticipato sopra nella traduzione della nota
introduttiva dello stesso autore, a pag. 11 è scritto:
Toutes les personnes qui s¹expriment ici sont des personnes réelles,
que leur nom soit cité ou non
Un'altra versione francese dell¹intervista a Ariel Sharon (questa
volta il nome è specificato nel titolo) appare anche nella
Lettera n° 2 di FAITS ET DOCUMENTS, 3 Settembre 2001:
http://www.argent.fr/fetd2.htm col titolo.:
A propos du doux et du delicat. Interwieu de Ariel Sharon par Amos Oz
Lo stesso libro è stato pubblicato in Inglese:
Amos Oz. In the Land of Israel, translated by Maurie Goldberg-Bartura.
1st Vintage Books Edition. New York: Vintage Books, 1984. Sharon è
indicato con C. e in nota si legge: la persona indicata con C è Sharon.
L¹intervista in inglese di cui ho inviato la traduzione (prima di
scoprire che una traduzione in Italiano esisteva già) è riportata sul
sito:
http://www.counterpunch.org/pipermail/counterpunch-l
.html (la string va copiata per intero e poi incollata
sulla barra degli indirizzi)
Versione italiana:
Amos Oz, In terra di Israele,, ed. Marietti, 1992, Pref. di Lucia
Annunziata.
Intervista rilasciata dal Primo Ministro d¹Israele Ariel Sharon allo
scrittore Amos Oz, pubblicata sul quotidiano israeliano Davar, il 17
dicembre 1982.
Sharon: "Lei può chiamarmi come le pare. Mi chiami pure mostro o
assassino. Soltranto tenga presente che io non odio gli Arabi. Al
contrario. Personalmente mi trovo molto meglio con loro, e specialmente
con i beduini, che con gli Ebrei. Gli Arabi che noi non abbiamo ancora
rovinato sono gente fiera, sono irrazionali e anche crudeli ma
generosi, sono gli yids (ebrei dell¹est?) che stanno piegati. Per farli
star dritti bisogna tirarli energicamente dall¹altra parte. In questo,
in breve, consiste tutta la mia ideologia."
"Dica dello stato d¹Israele ciò che vuole, dica che è uno stato giudeo-
nazista, come fa Leibowitz. E perché no? Meglio un giudeo nazista vivo
che un santo morto. Non mi importa di essere come Gheddafi. Io non
cerco l¹ammirazione dei Gentili. Non ho bisogno di essere amato da
loro. E neppure ho bisogno di essere amato dagli Ebrei come lei. Io
devo vivere e intendo assicurarmi che anche i miei figli possano
vivere, con o senza la benedizione del papa e degli altri leader
religiosi citati dal New Jork Times. Io distruggerò chiunque alzerà
una mano sui miei figli, distruggerò lui e i suoi figli, con o senza la
nostra famosa purezza delle armi. E non me ne importa che si tratti di
un Cristiano, di un Musulmano, di un Ebreo o di un Pagano. La Storia ci
insegna che colui che non uccide sarà ucciso. Questa è una legge di
ferro"
"Se anche lei mi provasse con matematica precisione che l¹attuale
guerra nel Libano è una sporca guerra immorale, non m¹importerebbe.
Dirò di più: anche se Lei mi provasse che noi non abbiamo raggiunto e
non raggiungeremo mai alcuno dei nostri obbiettivi in Libano, e che
neppure potremo
configgere i
Siriani e perfino l¹OLP, nemmeno allora me ne importerebbe. Questa
guerra valeva comunque la pena di farla. Anche se la Galilea venisse di
nuovo bombardata dai "katjusha" entro un anno anche di questo in fondo
non m¹importerebbe. Noi cominceremmo un¹altra guerra, uccideremmo e
distruggeremmo ancora e ancoera finche quelli ne avranno abbastanza. E
lo sa lei perché ne vale la pena? Perché sembra che questa guerra ci
abbia reso ancora più impopolari presso il cosiddetto mondo civile."
"Non sentiremo più ripetere le assurdità sulla famosa moralità
ebraica, sulla lezione morale dell¹olocausto o sulla immagine di
purezza e virtù degli ebrei emersa dalle camere a gas. Facciamola
finita. La distruzione di Eyn Hilwe (è un peccato che non abbiamo
spazzato via del tutto questo nido di calabroni), il salutare
bombardamento di Beirut e quel modesto massacro (si può chiamare
massacro l¹uccisione di cinquecento Arabi nei loro campi?) che avremmo
dovuto compiere con le nostre delicate mani invece di lasciarlo fare
ai falangisti, queste ottime operazioni hanno troncato finalmente tutti
quei merdosi discorsi su "un popolo eccezionale, faro per tutte le
nazioni" . Basta con questo popolo eccezionale, buono, faro di
civiltà. Sbarazziamocene."
"Personalmente non desidero affatto essere migliore di Komeini o di
Breznev, o di Gheddafi, di Assad o della signora Tatcher e nemmeno di
Harry Truman che ammazzò mezzo milione di giapponesi con due buone
bombe. Io voglio solo essere più intelligente, più veloce e più
efficiente di loro, non più buono o più bello.. Secondo lei i cattivi
di questo mondo se la passano male? Se qualcuno prova a toccarli,
quelli gli tagliano le mani e anche le gambe. Sono cacciatori che
inseguono e acchiappano tutto quello che gli par buono da divorare. E
non soffrono di indigestione e il Cielo non li punisce. Io voglio che
Israele si associ a questo club così, forse, alla fine il mondo
comincerà a temermi invece di compatirmi. Forse
o furore invece che ammirare la mia nobiltà.
Grazie a Dio. Lasciateli tremare, lasciate che ci chiamino uno stato
aggressivo, lasciate che capiscano che siamo un Paese selvaggio,
pericoloso per i popoli che ci circondano, non normale , e che potremmo
diventare feroci se uccidono uno dei nostri figli, anche uno solo.
Lasciate che pensino che potremmo perdere ogni controllo e bruciare
tutti i pozzi petroliferi del medio oriente. Se, Dio non voglia,
succedesse qualcosa a suo figlio, lei parlerebbe come me. Si rendano
conto a Washington, a Mosca, a Damasco, in Cina che se uno dei nostri
ambasciatori venisse ammazzato o anche un console o uno dei
giovanissimi addetti d¹ambasciata, noi potremmo scatenare la terza
guerra mondiale solo per questo."
. Stiamo parlando sul balcone della graziosa casa di campagna di
Sharon, che è situata su una fiorente moshad. A occidente si vede un
tramonto di fuoco e nell¹aria alita un profumo di alberi da frutta. Ci
servono caffè ghiacciato in grandi bicchieri. Sharon ha circa
cinquant¹anni, è un uomo famoso per le sue azioni militari, ha una
figura forte e pesante, porta pantaloni corti senza camicia Ha il
corpo abbronzato: è l¹abbronzatura di un uomo biondo che vive al sole.
Allunga le gambe pelose sul tavolo e appoggia le mani sulla poltrona.
Ha una ferita sul collo, gli occhi vagano sui suoi campi coltivati,
butta fuori la sua ideologia con una voce roca per il troppo fumo:
"Mi lasci dire qual è la cosa più importante, il frutto più dolce della
guerra in Libano: è che loro ora, non solo odiano Israele, ma grazie a
noi odiano anche quei feinschmecker (palati delicati) di ebrei di
Pârigi, Londra, New Jork, Francoforte, Montreal che se ne stanno nei
loro gusci. Alla fine ora odiano anche queste belle anime di Yids che
dicono di essere diversi da noi di non essere comeThugs israeliani, ma
ebrei puliti ed educati. Ma non gli servirà a niente, a questi Yids
così per benino, come non è servito all¹ebreo assimilato di Vienna e d
on i vocianti e
puzzolenti giudei dell¹est, perché lui si era svincolato dai costumi
degli sporchi ghetti di Ucraina e Polonia. Lasciamoli gridare che loro
condannano Israele , che sono nel giusto, che non vogliono far del male
nemmeno a una mosca, che preferiscono essere ammazzati che ammazzare,
che si sono assunti il compito di mostrare ai gentili come essere buoni
cristiani porgendo sempre l¹altra guancia. Questo non gli porterà alcun
vantaggio. Ora stanno subendo questo odio a causa nostra E io le
confesso che per me questo è un piacere."
" Questi sono gli stessi Yids che hanno convinto i gentili a capitolare
di fronte a quei bastardi di Vietnamiti, a mollare di fronte a Komeini,
a Breznev, a impietosirsi per lo sceicco Yamani a causa della sua
difficile infanzia e a fare l¹amore e non la guerra. O magari a non
fare né l¹una né l¹altra cosa, piuttosto a scrivere un saggio
sull¹amore e sulla guerra. Con tutto questo abbiamo chiuso. L¹ebreo è
stato respinto, non solo ha crocefisso Gesù, ma ha crocefisso anche
Arafat a Sabra e Chatila, ormai essi sono identificati con noi e questa
è una cosa buona. I loro cimiteri vengono dissacrati, le loro sinagoghe
incendiate, tutti gli epiteti sono stati rispolverati. Vengono espulsi
dai club esclusivi, la gente spara contro i loro ristoranti etnici,
uccidendo anche i bambini, costringendoli a cancellare tutte le
insegne ebraiche, costringendoli ad andarsene o a cambiare
professione".
"Ben presto i loro palazzi verranno coperti da slogan: Yids, andate in
Palestina e sa che le dico? Loro verranno in Palestina perché non
avranno altra scelta! Questo è il vantaggio che noi abbiamo ricevuto
dalla guerra in Libano. Mi dica, non valeva la pena? Presto avremo
tempi migliori. Gli Ebrei cominceranno ad arrivare, gli Israeliani
smetteranno di andar via e coloro che se ne sono già andati torneranno.
Quelli di loro che hanno scelto l¹assimilazione capiranno finalmente
che non gli serve a niente cercare di essere la coscien
quello che non gli è entrato
nella testa. I Gentili si sono sempre sentiti insofferenti verso gli
ebrei e la loro coscienza e ora gli Yids hanno una sola via d¹uscita,
tornare a casa, tornarci tutti, presto, per installare grosse porte
d¹acciaio, per costruire una robusta barriera, per avere
mitragliatrici posizionate in ogni angolo della loro barriera e
combattere come diavoli contro chiunque osi alzare la voce contro
questo paese.. E se qualcuno alza la mano contro di noi gli porteremo
via metà della sua terra e bruceremo l¹altra metà, incluso il petrolio.
Possiamo anche usare le armi nucleari. Andremo avanti finché non ce la
faranno più."
"Lei vorrà sapere se l¹arrivo in massa di Yids, in fuga dagli
antisemiti, non mi faccia temere che finiscano per rammollirci tutti
coprendoci con il loro olio d¹oliva. Senta, la storia è buffa, in un
certo senso: possiede una dialettica ironica . Chi è stato colui che ha
esteso lo stato di Israele quasi fino ai confini del regno di Davide?
Chi ha allargato questo stato fino a coprire l¹area dal monte Hermon
fino a Raz Muhammad? Levi Eshcol. Fu, fra tutti, quel seguace di
Gordon, che sembrava una tenera vecchia signora. Chi invece sta per
spingerci dentro le mura del ghetto, chi ha ceduto tutto il Sinai al
fine di conservare un¹immagine civile? Il governatore di Beltar in
Polonia, quell¹uomo coraggioso di Menahem Begin. Non si può mai dire.
Una cosa sola so di certo: finché ti batti per difendere la tua vita
tutto è permesso. Anche cacciar fuori tutti gli Arabi dalla West bank.
Tutto ."
"Leiboviz aveva ragione. Davvero siamo giudei nazisti. Perché no? Un
uomo che si lasci ammazzare, che lasci fare sapone dei suoi bambini e
paralumi con la pelle della sua donna è un criminale peggiore dei suoi
assassini. Peggiore dei nazisti.Se i suoi garbati e civili genitori
fossero venuti qui in tempo invece di scrivere libri sull¹amore per
l¹umanità e di cantare ³Ascolta Israele², mentre camminavano verso la
camera a gas;
iso sei
milioni di Arabi, ma anche solo un milione, che cosa sarebbe successo?
Sicuramente sarebbero state scritte due o tre brutte pagine nei libri
di storia, ci avrebbero appioppato con ogni sorta di appellativi, ma
oggi potremmo essere qui come un popolo di ventidue milioni di persone"
"Ancora oggi sono disposto a offrirmi volontario per fare il lavoro
sporco per Israele, per uccidere quanti Arabi è necessario, per
deportarli, per espellerli e bruciarli in modo che tutti ci odino , per
togliere il tappeto da sotto i piedi degli ebrei della diaspora così
che essi siano costretti a correre da noi piangendo. Anche se ciò
significa vedere saltare per aria una o due sinagoghe qua e là, non
m¹importa. E non mi preoccupo se a lavoro finito sarò messo di fronte
al tribunale di Norimberga e poi messo in carcere a vita. Impiccatemi
se volete come criminale di guerra. Così voi potete ripulire la vostra
ebraica coscienza ed entrare nel rispettabile club delle nazioni
civili, che sono ampie e sane.. Ciò che voi tutti non capite è che il
lavoro sporco del sionismo non è ancora finito. Alla fine siamo ancora
lontani. E¹ vero, avrebbe potuto essere finito nel 1948, ma voi avete
interferito, lo avete fermato. E tutto questo a causa della ebraicità
delle vostre anime, a causa della vostra mentalità di diaspora. Perché
gli ebrei non afferrano le cose con rapidità.
Se apriste i vostri occhi e vi guardaste attorno vi accorgereste che
l¹oscurità sta di nuovo calando sul mondo. E noi sappiamo che cosa
succede a un ebreo che sta isolato nel buio. Perciò sono contento che
questa piccola guerra in Libano abbia spaventato gli Yids. Si
spaventino pure, soffrano, così si affretteranno a tornare a casa prima
che venga buio del tutto. Per questo, io sarei un antisemita? Bene.
Allora non citi me, citi Lilienblum che non è sicuramente antisemita,
tanto è vero che una strada di Tel Aviv porta il suo nome.
(Sharon cita leggendo in un quadernetto che stava già sul suo tavolo
quando
n è forse un segno che i nostri antenati
vollero e noi stessi vogliamo, essere perseguitati, che a noi piace
vivere come zingari².. e questo è Lilienblum a dirlo, non io. Mi creda
ho studiato la letteratura sionista, posso provare quello che dico."
E scriva pure che io sono una disgrazia per l¹umanità. Non me ne
importa, anzi. Facciamo un patto: io farò tutto il possibile per
espellere gli Arabi da qui. Io farò tutto il possibile per incrementare
l¹antisemitismo e lei scriverà poesie e saggi sull¹infelicità degli
Arabi e si preparerà ad assorbire gli Yids che io costringerò a
rifugiarsi in questo paese e ai quali insegnerò ad essere un faro per
i Gentili. Cosa ne dice?".
A questo punto ho interrotto il monologo di Sharon per un momento e gli
ho espresso un pensiero che mi passava per la testa e che forse
riguardava più me stesso che il mio ospite. Era possibile che Hitler
avesse non solo ammazzato gli Ebrei ma anche avvelenato le loro menti?
E che questo veleno assorbito in profondità fosse ancra attivo? Ma
neppure questa idea è riuscita a suscitare la protesta di Sharon, o a
fargli alzare la voce. Dopo tutto egli disse di non avere mai alzato la
voce sotto stress, nemmeno durante la famosa operazione alla quale è
associato il suo nome.