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I: rivoluzione della speranza
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Da: piccillogiuseppina <piccillogiuseppina@libero.it>
A: pace@peacelink.it
Oggetto: rivoluzione della speranza
Data: Sun, 13 Oct 2002 11:14:32 +0100
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Mi sia dato di far sentire la mia pur debole voce in difesa di quella che
Fromm
definisce "La rivoluzione della speranza", sulla quale vorrei richiamare la
attenzione di quanti, come me, riflettono sul futuro della
umanità.Fromm:'Uno spettro si aggira fra noi ma solo pochi lo vedono con
chiarezza.Non si tratta del vecchio fantasma del comunismo o del fascismo.E'
qualcosa di nuovo': è una società in cui i cittadini sono considerati e
ridotti a produttori e consumatori di beni materiali, una societa' sempre
piu''globalizzata', sarebbe meglio dire massificata, in cui milioni di
uomini sono influenzati da personalita'carismatiche', che sfruttano le
tecniche di comunicazione per manipolare le emozioni e controllare la
ragione. Questa manipolazione e' antitetica alla democrazia, in cui le
persone sono libere e critiche e in cui la sovranita' non e' quella delle
maggioranze numeriche,ma quella fondata sulla legalita' e sulla morale. Il
controllo della ragione e' finalizzato a reprimere il dissenso e ad
emarginare gli spiriti liberi e critici.
Mai, in nessuna epoca come nella nostra, si e' cosi' tanto radicalizzato il
contrasto tra coloro che sono attratti dalla forza, dalla 'legge e
l'ordine', dai metodi burocratici dei divieti e dei comandi, ossia dalla
'non-vita' e coloro che amano la vita. Questi ultimi vorrebbero il controllo
dello uomo sul sistema sociale e la umanizzazione della tecnologia; non si
rassegnano al nostro, che non e' 'il migliore dei mondi possibile' se
continua ad essere teatro di guerre fratricide, se lascia morire di fame e
per malattia tanti esseri umani, se permette che troppi cittadini siano
privati dei diritti fondamentali e,in qualche caso, persino di una patria;
non accettano e non giustificano un progresso tecnologico, basato sullo
sfruttamento degli uomini e sulla distruzione della natura. Un progresso
cosi' ottenuto, senza timore di essere tacciati di catastrofismo, siamo
convinti che avvii la umanita'verso i giorni della sopravvivenza, se non
saremo capaci di frenarlo e dirigerlo, se non saremo determinati a
contrastare la miopia e la arroganza del potere, come dominio sugli uomini,
con la proposta di un potere come servizio.
La forza degli uomini liberi non sta nel denaro o nelle armi, e' invece il
coraggio, o, come lo shiamava Spinoza, la fortezza,cioe' la capacita' di
dire 'no', senza paura, a tutti coloro che sottraggono qualcosa alla nostra
fede e dignita' e di rinunciare a tutto cio' che ci toglie speranza, ci fa
perdere la fiducia in noi stessi e alimenta la intolleranza,la diffidenza e
l'odio verso gli 'altri'.
Il problema della pace e' legato alla 'rivoluzione della speranza', che si
attua attraverso la consapevolezza e la partecipazione dei cittadini,
orientata a smascherare e denunciare le contraddizioni e manipolazioni del
potere. Fromm auspica la costituzione dei gruppi di lavoro, di movimenti
'spontanei e genuini' che adottino il dialogo al posto dello scontro: il
primo e' degno degli uomini e proprio della democrazia, il secondo si fonda
sulla violenza delle parole e sulla prevaricazione che aprono la strada a
violenze ben più evidenti, le nutrono e le fomentano.La diffusione della
violenza oggi e' il risultato di scelte sbagliate,di omissioni e difetto di
lungimiranza e di generosità nei rapporti interpersonali e tra i popoli
della terra. Gli uomini sono resi insicuri, spesso angosciati e
sfiduciati,oggi, sempre più spesso, aggressivi e violenti. Per una
ricostruzione psico-spirituale occorre adottare la cultura della
non-violenza nella scuola e nella famiglia oltre che nella 'societa'
civile' anche con la azione capillare dei 'movimenti' per la pace o club,
come li chiama Fromm.
Chi deride i movimenti popolari, le associazioni umanistiche e umanitarie,
come segni di infantilismo o taccia di utopia lo orientamento pacifista, o
peggio chi non ha fiducia nella validita' della iniziativa individuale o di
gruppo, si rende colpevole di contribuire alla sopravvenienza di giorni
sempre piu' difficili. Ammonisce Fromm: 'Non abbiamo troppo tempo davanti a
noi. Se non incominciamo a fare qualcosa adesso, sara' probabilmente troppo
tardi.'.
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