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A proposito dello straccio di pace
Il mio amico Davide Caforio mi ha pregato di inoltrare questo suo messaggio.
Saluti a tutti dai nonviolenti pratesi.
Filippo Ciardi
----- Original Message -----
From: Davide Caforio <d.caforio@po-net.prato.it>
To: <debate@liste.retelilliput.org>; <nodo-po@liste.retelilliput.org>
Sent: Wednesday, September 18, 2002 8:41 PM
Subject: [LilliputPrato] A proposito dello straccio di pace
Secondo me l'idea della bandiera della pace da esporre alla finestra è
ottima, ma se il nostro obiettivo è quello di fermare la guerra credo
che sia necessario ancora una volta riempire di contenuti quella che
altrimenti rischia di essere una manifestazione certamente significativa
ma poco efficace. Il fatto che così tante persone dicano "no" alla
guerra non può che confortarci, ma siccome le ragioni del conflitto sono
reali (per quanto ben diverse da quelle "ufficiali") non possiamo
esimerci dal proporre soluzioni alternative. Da persuasi della
nonviolenza, l'imperativo di non ricorrere alla guerra ci costringe a
cercare strade alternative per la risoluzione del conflitto, e queste
strade devono passare necessariamente dal disvelamento delle sue vere
ragioni.
Molti analisti sostengono che la minacciata guerra all'Iraq (che secondo
quanto riferisce Manisco comincerà il 28 ottobre prossimo) ha come
motivazione principale il controllo delle riserve petrolifere del Golfo
e del Mar Caspio. Dunque per dimostrare ai nostri fratelli iracheni,
curdi, sauditi ed afghani la nostra fermezza nell'opporci alla guerra
dobbiamo ridurre drasticamente il consumo di petrolio, almeno per due
motivi: 1) se riteniamo che la rapina sia un mezzo illegittimo, oltre
che immorale, di appropriazione di risorse altrui allora non possiamo
godere dei frutti di quella rapina; 2) la guerra è sempre un evento
catastrofico, ma lo è ancora di più quando viene elevata a strumento di
ordinaria amministrazione, politica ed economica: finora il prezzo più
alto di questa impostazione lo hanno pagato sempre gli altri, oggi è
giunto il momento di riconoscere che il nostro grado di opposizione
all'atrocità della guerra si misura anche da quanto noi stessi siamo
disposti a sacrificare (tralascio il paragone tra il rinunciare
all'automobile e morire sotto un bombardamento).
Del resto non dobbiamo illuderci, visto il monopolio dell'informazione
che vige oggi in Italia, che una iniziativa di questo genere trovi un
grande risalto; ma non si può ottenere tutto subito. Certo, è molto
probabile che la massaia di Voghera non saprà nulla del nostro sciopero
dei consumi, ma i consiglieri di amministrazione della compagnia
petrolifera XY lo sapranno benissimo (è il loro lavoro); e possiamo
sperare che il piccolissimo, ridicolo calo negli introiti prodotto da
questo nostro primo sciopero dei consumi li induca a ridurre la loro
partecipazione azionaria in qualche quotidiano di grossa tiratura, e
forse alla prossima occasione manifestazioni di questo genere potrebbero
trovare meno ostacoli alla pubblicazione e riscuotere una maggiore
adesione.
Adiós
Davide.
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