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Gaza, raid sui negoziati
Sharon definisce la strage di civili palestinesi come "una delle operazioni
più riuscite dell'esercito". Per il Blocco israeliano per la pace, invece,
si perde così un'opportunità di arrivare a un accordo senza precedenti,
considerando la disponibilità di Hamas a sospendere gli attentati suicidi
23/07/2002 15.24.05 di Patrizia Viglino -
http://www.clorofilla.it/articolo.asp?articolo=2120
E' appena trascorsa l'una di notte quando un jet da combattimento F16
sorvola il cielo di Gaza. E' una cosa consueta sentirne il rombo ad alta
quota che minaccia la popolazione civile nell'area più popolata del mondo.
Ma nella notte di martedì 23 luglio un ordine del primo ministro israeliano
Ariel Sharon e del ministro della difesa Ben Eliezer dà il via libera al
novantunesimo omicidio extragiudiziale, senza avvertire il gabinetto di
governo, come previsto del resto da un decreto del parlamento israeliano che
offre carta bianca ai ben noti metodi dei due generali.
Così il cacciabombardiere spara un solo potentissimo missile, un arma di
distruzione di massa che rade al suolo cinque palazzine nel sobborgo al
Yarmouk di Gaza City, in un area affollatissima, compiendo una carneficina
in cui hanno perso la vita 15 civili inclusi due neonati di 18 e due mesi,
un bambino di 11 anni, altri 5 bambini in età compresa tra i 3 e i 5 anni.
Secondo i primi dati le vittime sono: Iman Matar di 27 anni e i suoi tre
bambini, Ayman di 18 mesi, Mohammed di 4 anni e Diana di 5 anni; un'altra
mamma di 30 anni, Mona al-Huwaiti e i suoi due bambini, Subhi di 4 anni e
Mohammed di 6 anni; un padre, Mohammad al-Shawa di 40 anni e suo figlio di 5
anni; inoltre sono rimasti uccisi un'altra neonata di due mesi Diana Raed
Matar e un bambino di 11 anni Ala Matar.
Tra gli adulti ha trovato la morte Sheik Salah Shehade, il capo di Ezzedim
al Qassam , l'ala armata di Hamas e la sua guardia del corpo, Zahir Nasar.
Non è chiaro se siano rimasti uccisi anche la moglie e i tre bambini di
Sheik Salah, il quale corpo non è ancora stato ritrovato.
Gaza è precipitata nel terrore e nel dolore. Colpire tra la folla di civili,
tra le abitazioni è un crimine di guerra, dichiara il capo dei negoziatori
palestinesi Saeb Erekat. L'ospedale Shifa ha ricevuto circa 140 feriti di
cui una quindicina in condizioni gravissime, mentre altri tre neonati e due
adulti versano in condizioni disperate. Molte persone sono rimaste
imprigionate o uccise sotto le macerie per tutto il corso della notte. I
mezzi a disposizione dei palestinesi per i soccorsi o per il pronto
intervento sono molto limitati anche a causa dell'occupazione militare. La
Striscia di Gaza è sigillata e a differenza di come accade nel resto del
mondo nessuno può uscire per accedere a cure migliori.
Secondo Ariel Sharon si è trattato della più riuscita operazione militare
israeliana dall'inizio della seconda Intifadah. Il suo disprezzo per la
morte dei civili è appena mascherato dalle dichiarazioni di rammarico per le
vittime palestinesi. Tuttavia Sharon sa bene, perché è stato più volte
discusso al parlamento israeliano, che bombardare Gaza significa sterminare
i civili compresi i molti bambini e anziani che costituiscono la percentuale
maggiore della popolazione palestinese.
Questo efferato omicidio di massa giunge al culmine di una difficilissima
negoziazione tra l'Autorità Nazionale Palestinese e alcuni esponenti del
governo israeliano per giungere, attraverso la mediazione di Stati Uniti,
Nazioni Unite, Unione Europea e Russia a un possibile piano di pace.
Le condizioni per la ripresa del dialogo prevedevano il cessate il fuoco
nelle prossime 24 ore e il ritiro delle truppe israeliane dalle maggiori
città palestinesi rioccupate militarmente che da mesi soffrono
un'insostenibile condizione di disastro umanitario: il 45% dei bambini è
malnutrito mentre il 66% della popolazione vive al di sotto della soglia
della povertà. Il fallimento era tuttavia annunciato dal momento che il
quartetto dei grandi mediatori si era spaccato sul rifiuto americano di
stabilire i tempi per un ritiro israeliano e di accettare Arafat come
interlocutore.
Per questo negoziato, per dare respiro alla popolazione palestinese e
israeliana, l'Autorità Palestinese di Arafat aveva negoziato, con la
mediazione saudita, un cessate il fuoco con Hamas. Il leader spirituale
Sheik Yassin meno di 24 ore prima dell'attacco israeliano aveva fatto una
storica dichiarazione che garantiva la cessazione delle operazioni suicide
in Israele per facilitare gli accordi.
La risposta di Sharon è stata repentina: l'uccisione del leader Salah ma
soprattutto la carneficina nel cuore della martoriata Gaza ha
definitivamente cancellato ogni possibilità di accordo futuro tra Hamas e
Israele. Adesso anche il popolo di Israele, che aveva accolto con fiducia le
nuove dichiarazioni, dovrà tendere l'orecchio alle prossime ore che
difficilmente trascorreranno senza che altro sangue venga versato.
Un portavoce di Ezzedim al Qassam, Ismail Hamiyeh, ha dichiarato: chiunque
si sogni la cosiddetta pace è in errore. Non c'è niente che si chiama "pace
con Israele". La sfiducia nei governi israeliani è di nuovo diventata una
certezza: ad Hamas appare chiaro che Israele non vuole la pace né i
negoziati, che contrasterebbero con i progetti militari in corso dove
israeliani e palestinesi sono solo le pedine di un quadro internazionale
molto più ampio che potrebbe vedere la Siria come "prossimo obiettivo" in
funzione di un attacco all'Iraq. Intanto la radio militare israeliana lascia
intendere che si sia trattato di un test in preparazione di un'imminente
attacco su Gaza con lo scopo di espellere i palestinesi dalle loro case.
La paura di una nuova diaspora è sempre dietro l'angolo nonostante la
popolazione palestinese sia decisa a non fuggire, profuga per la terza
volta, cacciata dall'aviazione israeliana. Come in Libano nel 1982, la paura
che l'ingresso di truppe a Gaza possa significare notevoli perdite per gli
israeliani, cosa che farebbe cadere il consenso al governo Sharon, porta
l'ala militare israeliana a preferire i bombardamenti sui civili, nel tacito
consenso della comunità internazionale.
E se le Nazioni Unite hanno espresso la solita disapprovazione moderata e
circostanziata l'America tace. Attraverso un portavoce, il segretario delle
Nazioni Unite Kofi Annan ha lanciato un appello a Israele per la cessazione
di "atti simili a questo", come se non fosse chiaro che questi atti hanno un
nome per le leggi internazionali che Israele dovrebbe, sempre secondo Annan,
rispettare. Nessuna condanna a questo ennesimo crimine di guerra perpetrato
dal governo israeliano che può dichiarare, nella persona del ministro degli
esteri Gideon Meir: le Nazioni Unite devono comprendere che si è trattato di
un atto di difesa volto a uccidere un pericoloso terrorista.
Il "pericoloso terrorista", Sheik Salah Shehada, di 50 anni, era entrato a
far parte di Hamas nel 1987 e, dopo aver trascorso 10 anni nelle carcere
israeliane con la pretestuosa legge della detenzione amministrativa venne
rilasciato in uno scambio di prigionieri.
Per quanto i partiti israeliani di governo mostrino il loro sostegno per
l'uccisione di Salah riconoscono che il modo è stato deprecabile mentre
Yossi Sarid, del partito di opposizione Meretz, annuncia come la carneficina
di civili, tra cui donne e bambini, sia giunto in un momento in cui c'erano
buone prospettive per i negoziati. Adam Keller, portavoce di Gush Shalom, il
Blocco israeliano per la pace, sottolinea amaramente la perdita di una
opportunità di pace senza precedenti, data la disponibilità di Hamas a
sospendere gli attentati suicidi.
Da parte palestinese c'è orrore e confusione. Israele agisce indisturbato in
violazione delle leggi internazionali sull'obbligo di proteggere i civili in
tempo di guerra, colpendoli deliberatamente con armi di distruzione di
massa; inoltre viola il diritto ad avere un giusto processo compiendo
omicidi mirati dei leader politici.
Tutte le strade politiche da mesi erano chiuse nel ciclo delle ritorsioni.
L'Autorità Palestinese ha offerto a Israele la fine degli attentati,
negoziata con Hamas, su di un piatto d'argento e si ritrova ormai senza
ulteriori possibilità politiche. Questo attacco israeliano giova
all'escalation militare e alla rioccupazione di tutta la Palestina.
Gli obiettivi militari di Israele coincidono sempre più con quelli
americani. La guerra globale al terrorismo coincide sempre più con gli
interessi americani nel medio ed estremo oriente mentre l'impunità
israeliana fa da eco all'applicazione di leggi speciali che pongono questi
due stati al di sopra della legalità internazionale.