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Israele distrugge la piu' antica chiesa della Terra Santa



Il 31 maggio, l'esercito israeliano ha distrutto la chiesa greco-ortodossa
e la mitica grotta di Santa Barbara nel villaggio di Abud, vicino a
Gerusalemme.

La chiesa, che risale al quarto secolo, era probabilmente la più antica di
tutta la Terra Santa, e  a dispetto di chi vorrebbe lanciarci in "scontri
di civiltà"  era frequentata in alcune feste anche dai musulmani.

Avevo appreso dell'esistenza del villaggio e della sua chiesa quasi un anno
fa, leggendo un bellissimo saggio di Israel Shamir, che allego a questo
messaggio.

Proprio in questi giorni è uscito in italiano il libro di Israel Shamir,
"Carri armati  e ulivi della Palestina: il fragore del silenzio" (edizioni
CRT, Pistoia), in cui e' compreso anche questo saggio.

Siccome il libro merita davvero la piu' ampia diffusione, mi sento in
diritto e in dovere di segnalare che lo si puo' ordinare scrivendo a
"libroshamir@libero.it".

Miguel Martinez
http://www.kelebekler.com


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Gli ulivi di Abud

16 giugno 2001

Grazie alla mediazione della C.I.A. c'è il cessate il fuoco. Ho ricevuto
una telefonata preoccupata dal villaggio di Abud, sulle pendici occidentali
delle colline della Samaria. Il villaggio era stato attaccato
dall'esercito, che aveva ferito due uomini. Oggi sono andato là per vedere
il villaggio e rendermi conto del cessate il fuoco.

Abud è circondato da tutte le parti dai nuovi insediamenti ebraici. Una
nuova, bella strada per gli ebrei conduce in zona. C'è una deviazione per
Abud a circa tre miglia dal villaggio, dove la strada è bloccata da enormi
mucchi di terra che vengono dagli scavi della strada. Cerchiamo un
passaggio da un'altra parte ma senza risultato. Finalmente riusciamo a
trovare un piccolo sentiero sterrato che i contadini avevano aperto la
mattina e attraverso quello arriviamo al villaggio.

Abud è uno dei più bei villaggi palestinesi, ricorda proprio la Toscana. Le
sue case, dai colori addolciti dal tempo, si spargono sulle gentili pendici
delle colline. Dai balconi pendono i tralci dell'uva mentre gli alberi di
fico ombreggiano le sue strade. Si capisce la prosperità del villaggio
dalla grandezza delle case, dalle strade perfettamente pulite. I vecchi
siedono in cortili piccoli e ombrosi, circondati da muri, su panchine di
pietra, proprio come i vecchi di Itaca che si radunavano intorno al giovane
Telemaco.

Questa è la porta biblica della città, ovvero un diwan. I ragazzi portano
il caffè e frutta fresca. Le persone che abitano qui non sono i rifugiati
di Gaza e di Deheishe; qui, come in una stampa del passato, si può vedere
come dovrebbe e potrebbe essere la Terra Santa.

Duemila anni fa, Abud ricevette la fede di Cristo dallo stesso Cristo, come
dice la tradizione locale, e c'è una chiesa che lo prova, una delle più
antiche del pianeta, costruita al tempo di Costantino nel quarto secolo, o
forse addirittura più antica, come sostengono alcuni archeologi.

La chiesa è in ottimo stato, perfettamente restaurata e tenuta in modo
esemplare. I capitelli bizantini delle colonne raffigurano la croce e
foglie di palma. Di recente si è scoperta un'iscrizione in aramaico antico,
murata nella parete meridionale della chiesa.

Abud ha più di una chiesa, perché c'è quella cattolica, quella
greco-ortodossa e la chiesa di Dio costruita dagli americani. C'è anche una
nuova moschea, visto che i cristiani ed i musulmani, qui nella Terra Santa,
vivono insieme in grande armonia. Il 17 dicembre, tutti, cristiani e
musulmani vanno a venerare la santa patrona del villaggio, Santa Barbara.

Era una ragazza del posto che si innamorò di un ragazzo cristiano e fu
battezzata. Poi, siccome erano gli anni dell'imperatore Diocleziano, soffrì
il martirio durante le persecuzioni. Le rovine della più antica chiesa
bizantina di Santa Barbara si vedono ancora sulla collina, a circa un
miglio dal villaggio. Ai piedi della collina, c'è anche una grotta nella
quale la santa è stata sepolta ed è lì che i contadini vanno ad accendere
le candele e a chiedere la grazia.

E' un bel posto per capire l'assoluta follia della narrazione ebraica, oggi
egemone, che descrive la Palestina come una terra senza popolo, abitata qua
e là da nomadi arabi giunti nel settimo secolo. Gli archeologi hanno
dimostrato che questo villaggio non è mai stato distrutto né abbandonato da
tempo immemorabile, e noi, vedendolo, non possiamo che essere d'accordo.
Vecchissimi alberi di ulivo coprono le colline, confermano le profonde
radici di Abud e lo forniscono di olio, che rappresenta la principale
risorsa e fonte di reddito.

Ma subito fuori del villaggio ci sono due giganteschi bulldozer,
Caterpillar americani che lentamente stanno divorando gli ulivi. Sono
enormi, ricoperti ovunque da lastre d'acciaio. Sembrano inespugnabili, come
delle fortezze mobili. Sovrastano tutto il paesaggio come i mostri
meccanici dell'Impero del Male che attaccano Ewocks in Guerre Stellari.

I contadini stavano in cima alla salita, cercando di bloccare l'entrata del
villaggio e vedevano le macchine che stavano distruggendo la loro fonte di
vita. E non potevano andare incontro ad esse, essendo vietato uscire dal
villaggio, la loro prigione. C'era una tenda e alcuni soldati con i fucili
mitragliatori sulla collina, all'entrata, che avevano l'ordine di tenere la
gente a bada.

Ieri sera, sabato, avevano aperto il fuoco sugli abitanti del villaggio che
avevano tentato di uscire, e ne avevano feriti due. Poi, tutti gli altri
erano corsi a rifugiarsi nel villaggio. Allora l'esercito è arrivato con le
jeep, ha attraversato il villaggio, sotto una gragnuola di pietre scagliate
dai ragazzi. I coloni ebrei e i soldati hanno scaricato le loro armi
automatiche ricoprendo le finestre ed i tetti di proiettili, apparentemente
convinti di aver compiuto il loro dovere del Sabato.

A me è permesso di attraversare la linea invisibile che vale soltanto per i
palestinesi. C'era un ufficiale israeliano in una jeep, una grossa Hummer
americana, che sovrintendeva alla devastazione. "Ma perché fate questo, gli
ho chiesto, non lo sapete che c'è il cessate il fuoco?" "Vallo a raccontare
ad Arik (Sharon), ha risposto, noi stiamo semplicemente eseguendo degli
ordini." Ma lui, e gli altri soldati, e i manovratori dei bulldozer non
erano certamente contrari a quegli ordini. Questi ulivi centenari non
significavano niente per loro, come non significavano niente il villaggio e
la chiesa vecchia di duemila anni e nemmeno le persone significavano niente
per loro, lì c'era soltanto qualcosa che doveva essere distrutto. La
Palestina non è mai stata una terra deserta come dissero i primi sionisti
quando arrivarono, ma certamente lo diventerà a meno che non riusciremo a
fermare queste macchine.