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2 giugno: militari, obiettori e nonviolenti.
Salve a tutti,
per chi non mi conosce, in breve, sono un obiettore di coscienza in congedo
dal servizio civile, che ho svolto presso la Caritas di Prato, e continuo
ad impegnarmi, per quanto posso, sui temi della pace e della nonviolenza.
Sono d'accordo con le valutazioni di Peyretti (appendice 1) a proposito del
2 giugno e sono pronto a firmare una lettera al Presidente della
Repubblica, tipo quella di Paolicelli (appendice 2). Sono anche deluso, ma
neanche più di tanto stupito, della preferenza accordata in tv alla
parata rispetto alla messa (comunicato di Pax Christi: appendice 3).
Vorrei che si aprisse un dibattito sulla questione del 2 giugno, che si
decida alla svelta se è il caso o no di spedire una lettera a Ciampi e, in
caso affermativo, che rappresentanti di movimenti, associazioni, gruppi,
diocesi, ecc.. predispongano un testo definitivo e lo facciano
circolare, oppure si raccolgano sottoscrizioni telematiche. E' un po'
tardi, ma secondo me sarebbe importante lo stesso anche se si riuscisse a
recapitare la lettera, l'e-mail o il fax dopo il 2 giugno, come riflessione
su festa, parate militari, obiezione di coscienza, ecc.., firmata da un
(bel) po' di quegli 80.000 obiettori che cita Paolicelli e da chiunque è
impegnato per la "difesa della patria" con metodi non militari.
Grazie dell'attenzione...
...e buon 2 giugno a tutti!
Aspetto vostre notizie.
Filippo Ciardi.
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Appendice 1
PEYRETTI E IL 2 GIUGNO
A parte il fatto della Messa sfrattata dall'invasione militare, bisogna
scrivere un messaggio forte e civile a Ciampi:
Il 2 giugno è festa del popolo elettore, non dell'esercito, che, grazie a
Dio, non ha avuto alcuna parte il 2 giugno 1946.
Anche a voler ammettere che l'esercito abbia la sua necessità, utilità e
valore simbolico (!), la sua sarebbe una ben triste utilità e simbolicità:
risolvere una controversia con l'ammazzare qualcuno!
Anche in una casa ci sono cose indubbiamente necessarie ed utili: la
serratura, lo sgabuzzino delle scope, la pattumiera, il cesso. Quando viene
un amico, quando facciamo una festa, mettiamo forse in mostra queste cose
come il simbolo migliore della nostra casa? E allora, perché farlo con
l'esercito?
Siamo ancora dei trogloditi! Almeno rendiamocene conto! Il 2 giugno è
civile! Civilizziamo il 2 giugno! E' la festa della democrazia,
dell'uguaglianza (licenziamento della monarchia), dei metodi disarmati, come
è il voto, per decidere le cose.
L'esercito è una tristezza: non serve ad altro che a guastare la festa! (e a
buttare via un sacco di soldi).
Peacelink o Pax Christi, scrivete il messaggio e lo firmiamo in migliaia.
Fate presto!
La lettera di Paolicelli (qui sotto in seconda appendice) è ottima. Si può
copiare e mandare. Si può scriverne altre, dicendo le varie cose da dire in
questa occasione.
Buona festa pacifica!
Enrico Peyretti
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Appendice 2
LETTERA DI PAOLICELLI A CIAMPI
Al Presidente della Repubblica
Carlo Azeglio Ciampi
Palazzo del Quirinale
Roma
Signor Presidente,
in occasione della Festa della Repubblica La invitiamo a visitare un centro
dove gli obiettori di coscienza svolgono il servizio civile.
Se l'Italia, come afferma la nostra Costituzione, è una Repubblica
democratica fondata sul lavoro, la cui sovranità appartiene al popolo non si
comprende allora perché, ancora una volta, la retorica delle armi prenda il
sopravvento e si festeggi la Festa della Repubblica del 2 giugno con una
parata militare. Anche se, per festeggiare la Repubblica, si decidesse di
valorizzare i capisaldi della difesa del Paese, la rivista militare
restituirebbe una visione molto parziale dell'evento.
La Corte Costituzionale ha infatti precisato che al sacro dovere di
difendere la Patria, previsto dall'art.52 della Costituzione, il cittadino
adempia sia svolgendo il servizio militare che prestando il servizio civile
nel caso di obiezione di coscienza. Inoltre, sia la legge che regolamenta l'
obiezione di coscienza che quella che disciplina il servizio civile
volontario, parlano esplicitamente del servizio civile come di un modo
alternativo a quello militare per difendere la Patria. Gli obiettori sono
oggi 80.000, esattamente quanti sono i loro coetanei in grigioverde che
ammontano a 85.866 unità. Viene allora da chiedersi perché questi giovani,
che già non esistono per molte istituzioni, vengono dimenticati anche dal
Presidente della Repubblica? Chi come Lei, si fa paladino dell'unità
nazionale, dovrebbe essere molto attento a non essere causa di malessere nel
rapporto tra i giovani e lo Stato, anche perché gli obiettori fanno la loro
scelta di obiezione con un forte senso dello Stato e proprio per questa
ragione rivendichiamo il nostro ruolo nella difesa del Paese, anche senza
far uso della violenza delle armi.
Le chiediamo infine di annullare la Parata militare prevista per il 2 giugno
e destinare il denaro risparmiato ad un progetto di solidarietà in Terra
Santa.
Disponibili ad un incontro per presentarLe personalmente le richieste di
migliaia di giovani, Le inviamo i nostri migliori
Saluti di pace
Massimo Paolicelli
Presidente
Associazione Obiettori Nonviolenti
Roma, 23 maggio 2002
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Appendice 3
PAX CHRISTI ITALIA - COMUNICATO STAMPA
2 giugno: la Messa cede il passo alla parata
24 maggio 2002 - ore 09.55
Per la prima volta in 45 anni la Rete 1 della RAI non trasmetterà la Messa
domenicale.
Ammalati, anziani e quanti altri accenderanno il televisore al
mattino del 2 giugno, potranno seguire la parata militare celebrativa della
Festa della Repubblica.
Infatti, i responsabili del palinsesto hanno chiesto ed ottenuto che la
Santa Messa cedesse il posto alla sfilata di armi e soldati.
Permane la nostra riserva sulla scelta di celebrare la Repubblica ostentando
gli strumenti di morte piuttosto che le storie, le azioni, gli ideali, le
persone. che nell'attualità e nella storia danno lustro all'Italia.
Questa volta però si passa il segno e si chiede addirittura alla Messa di
trasmigrare in un'altra rete per far posto alla retorica delle armi in un
Paese che nella propria Costituzione "ripudia la guerra come strumento di
risoluzione delle controversie internazionali" (art. 11).
Ricordiamo che soltanto tre anni fa si ritenne di ripristinare questa
modalità celebrativa dopo che era stata accantonata per ben 12 anni. La cosa
non ci amareggerebbe se non si trattasse dell'ennesimo segnale del ritorno
di una cultura della guerra che non rende ragione della vocazione del nostro
Paese al dialogo, all'accoglienza, al riconoscimento dei valori tra i quali
la libertà di espressione religiosa.
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