SVILUPPO? FULVIO GRIMALDI PER MONDOCANE 17/5/2 (Att. Giusepe D’Agata) Qualcosa non va nel mio ecocomunismo. Ho cari compagni, marinettisti, che si definiscono “sviluppisti”. Spesso rampognano le perplessità che rodono molti comunisti, circa la bontà dello sviluppo. A Bologna, dopo il quinto dibattito sulla Palestina in due giorni e qualche bicchiere di Sangiovese, il diamante che ho in testa si era offuscato. Tuttavia qualche crepa nella mia convinzione circa la “malvagità”, invece, dello sviluppo capitalista, basato su rapina e perversione delle risorse, le piattonate dialettiche dei compagni l’avevano aperta. Alla mia confusa domanda se non fosse meglio rallentare e curare, oggi, la qualità piuttosto che la quantità, dello sviluppo di prodotti e di forze produttive, fui severamente redarguito: “La rivoluzione sarà possibile solo se superiamo in numero coloro che non la vogliono e se anche qualche paese povero avrà la bomba atomica”. Persuasivo. Ma se i popoli che si sono liberati dal colonialismo di forze produttive ne avevano ben poche, eppure hanno vinto e, a volte, si sono dati un loro sistema socialista? “E difatti quei sistemi sono quasi tutti saltati perché la lentezza dello sviluppo delle forze produttive gli ha reimposto il gioco, stavolta neocoloniale o imperialistico, di coloro che di forze produttive ne avevano di più”.. “E li trattavano sempre peggio e gli facevano fare cose sempre più inutili e nocive”, osai scioccamente. Poi, però, fui fulminato da un barbaglio: ”Quello sviluppo non comporta forse troppe ciminiere, centrali nucleari, chimica, armi, troppe macchine con troppi combustibili fossili e una metastasi assassina per tutto il pianeta?” Altra figuraccia: ”Lo sviluppo capitalista è tanto intelligente da ovviare a ogni difetto. Fra poco inventeranno pillole per neutralizzare intossicazioni ed inquinamenti. ”Azzardai sommesso: “Fra poco? E quanto dovrei campare se va come con l’Aids?” Ormai lanciato: “Allora il capitalismo è buono?” Fu una staffilata: “Sii storicista: lo sviluppo capitalista trova le soluzioni e noi, assecondandolo, abbiamo fatto crescere le forze produttive e sostenuto questo sviluppo anche in altri paesi”. Ormai brillo, rimuginai sul fatto che il rapporto costi-benefici dello sviluppo fa schifo, ma che per certi compagni la storia è un’astronave verso la Terra Promessa. Per altri, un cerchio da bonificare e colorare. Benjamin scrive di un Angelus Novus che, avvistato lo sviluppo, sbarrò gli occhi, spalancò la bocca, aprì le ali e si fece trascinare via dal vento. Io, invece, mi sono messo a studiare lo sviluppo di Nando, che mi circolare come quello di Aristarco da Samo. |