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IL PARTITO DI OCALAN "TERRORISTA": L'UE CEDE ALLE PRESSIONI TURCHE
TURCHIA: ANKARA SU INCLUSIONE PKK IN LISTA UE TERRORISMO
SODDISFAZIONE A META', PARTITO KURDO HA NUOVO NOME NON INCLUSO
(ANSA, 30 APRILE ORE 12:19)
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L'Unione Europea ha deciso di includere il Pkk nella lista europea delle
organizzazioni terroriste. Dalla lista rimane escluso, per ora, sia il
partito della sinistra turca Dhkp-c, sia il partito che da poche settimane
ha preso il posto del Pkk, il Kadek.
Si tratta di una decisione assolutamente vergognosa, nei confronti di un
partito che non ha mai fatto uso del terrorismo e da tre anni ha anche
rinunciato unilateralmente alla lotta armata. Una decisione che legittima
nell'immediato la negazione dell'asilo per l'esodo kurdo e la privazione
della libertà per diecimila prigionieri politici in Turchia, ma in
prospettiva è funzionale allo spostamento in territorio kurdo (ed irakeno)
della "guerra permanente al terrorismo".
Allego, per una prima informazione non esauriente, il mio articolo che
uscirà domani sul Manifesto. Questa sera in una riunione a Roma decideremo
insieme ai compagni e alle compagne kurde iniziative nazionali di
mobilitazione contro la vigliacca criminalizzazione di un popolo intero e
della sua ventennale lotta di liberazione.
Fin d'ora siamo l'associazione Azad è impegnata, anche se dovesse diventare
una forma di disobbedienza civile, nella difesa, rivendicazione e
valorizzazione di una grande esperienza storica e di una grande sfida,
assolutamente attuale, allo status quo neocoloniale e al dominio imperiale
nel Medio Oriente.
(Dino Frisullo)
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IL PKK "TERRORISTA" NON SOLO IN TURCHIA...
Le pressioni turche e angloamericane sull'Unione europea hanno avuto
successo. Se entro domani nessuno dei quindici governi porrà obiezioni, il
Partito dei Lavoratori del Kurdistan sarà "terrorista" per tutta l'Europa
come già per Washington e Londra, dove l'Alta corte aveva già respinto il
19 aprile il ricorso del partito di Ocalan contro l'illiberale "Terrorism
Act".
Ieri a Bruxelles i rappresentanti permanenti dei paesi Ue hanno sancito
quella che alla vigilia il fratello di Ocalan, Osman, aveva definito "una
seconda Losanna", con riferimento al trattato che nel '23 negò i diritti
nazionali ai kurdi e agli armeni.
Le reazioni in Turchia sono di soddisfazione parziale perché il Pkk
formalmente non esiste più dal 4 aprile scorso, quando sui monti del
Kurdistan irakeno i 285 delegati dell'VIII congresso hanno deliberato la
nascita del Kadek, "Congresso per la libertà e la democrazia in Kurdistan".
Rottura e continuità nel simbolo, stella rossa sul sole giallo kurdo, e
nella strategia di protagonismo della società civile e di "pacifica
Serhildan (Intifada) politica", senza mettere in discussione le frontiere
ma senza rinunciare al sogno di un Medio oriente federativo e democratico.
Ma il Kadek, pur rinunciando alla lotta armata (non all'autodifesa, né
all'insurrezione in caso di assassinio di Ocalan, confermato presidente),
rivendica orgogliosamente l'eredità del Pkk. Dunque, suggeriva sornione un
anonimo diplomatico europeo sul Turkish Daily, "la Turchia ci dimostri che
si tratta solo di un cambio di nome", o lo affermi un qualsiasi tribunale
europeo, e sarà fuorilegge anche il nuovo partito.
Del resto il vicepremier Yilmaz, protagonista a Bruxelles di un lobbying
frenetico che non ha risparmiato neppure Prodi, già affermava minaccioso
che "la scelta di pace è positiva, ma chi ci ha combattuti sarà giudicato
come terrorista". Infatti la decisione europea si abbatte come una mannaia
sui diecimila prigionieri politici kurdi in Turchia e su migliaia di
profughi in Europa, a partire dai 105 militanti del Pkk di cui la Turchia
il 22 aprile ha chiesto alla Germania l'estradizione.
E che fine farà ora il ricorso alla Corte di Strasburgo di H.T. che non
dorme più dall'8 marzo scorso, quando fu arrestata per adesione al Pkk, per
il ricordo delle torture sessuali inflittele nella Direzione antiterrorismo
di Istanbul? "Terrorista" anche per l'Europa sia lei, sia il suo avvocato
Eren Keskin, insultata e minacciata dalla stampa turca per la sua
appassionata denuncia, a Colonia, degli stupri di polizia.
Tutta la diaspora kurda nei giorni scorsi aveva preso posizione contro una
decisione che "dimostra che l'Europa vuole veder ripiombare nel sangue il
conflitto kurdo-turco". Anche Murat Bozlak, segretario del partito Hadep,
dalla tribuna congressuale dei laburisti danesi aveva ammonito l'Europa ad
"aiutare la Turchia ad afferrare l'occasione della scelta di pace del Pkk".
Al contrario, l'Ufficio kurdo di Roma prevede una crescita della
repressione, ora legittimata dall'Europa. Già nei giorni scorsi era stata
denunciata la tortura di militanti dell'Hadep arrestati a Mersin, Mus,
Sirnak e di 31 dei 159 arrestati a Mersin durante la repressione del
Newroz. E oggi le manifestazioni per lo sciopero (non la festività) del
Primo. Maggio, che si annunciano imponenti soprattutto a Istanbul, sono
vietate in molte città kurde e forse anche a Diyarbakir, dove i dirigenti
del sindacato insegnanti Egitim-Sen sono sotto processo per "sciopero
illegale".
Del resto la cifra della situazione viene dall'autocandidatura alla
presidenza di Devlet Bahceli, attuale vicepremier e leader del partito dei
Lupi grigi, che il 18 aprile ha affondato in parlamento l'abrogazione della
pena di morte per i reati "di terrorismo", cioè politici. Lo stesso giorno
agli 81 condannati in attesa di esecuzione, fra cui Ocalan , si
aggiungevano quattro militanti del Pkk condannati alla pena capitale dal
Tribunale speciale di Istanbul. E i ministri Cem e Papandreu volavano a Tel
Aviv e Ramallah, in una "missione di pace" greco-turca funzionale al
progetto di spostare, fra pochi mesi, la guerra permanente in territorio
kurdo e irakeno.