[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Delegazione di medici sardi nel Kurdistan irakeno



Comitato di solidarietà con il popolo del Kurdistan

NOTA STAMPA: Delegazione di medici sardi nel Kurdistan irakeno

L'azione di solidarietà da parte dei sardi verso il popolo kurdo prosegue
con una nuova delegazione che ha lasciato la Sardegna il 26 aprile per
raggiungere tra qualche giorno il Campo profughi di Mahmura, nel Kurdistan
Irakeno.
La delegazione è composta dalla farmacologa Mariangela Pedditzi di
Cagliari, dall'odontoiatra Flavio Cabitza di Olbia, dal medico di base
Demetrio Del Rio di Oristano e dal documentarista oristanese Antonello
Carboni.
Il suo compito è quello di monitorare la situazione igienico sanitaria del
campo in cui vivono circa diecimila persone in condizioni di estrema
precarietà, con diffuse patologie gastroenteriche d'estate e respiratorie
d'inverno. Nel campo non mancano malattie più gravi come la Tbc e tumori
tra cui alcune leucemie infantili riconducibili probabilmente anche al
fall-out chimico e radioattivo delle armi usate nella guerra del golfo ma
anche nelle azioni di guerra dell'esercito turco. Sono numerosi i casi di
handicap fisici e di postumi di ferite e traumi, che avrebbero bisogno di
cura, riabilitazione e protesi. L'ospedale più vicino è quello di Mosul a
110 Km. Attualmente nel campo esiste un solo ambulatorio nel quale operano
due medici delle Nazioni Unite ed infermieri volontari scelti fra gli
stessi profughi, che assiste in media cento persone al giorno e a volte
effettua piccoli interventi chirurgici, con materiali e medicinali
assolutamente insufficienti. Occorrerebbero materiali per trasfusioni e
donazioni del sangue, per le radiografie, per interventi chirurgici in "day
hospital", farmaci essenziali e vaccini, oltre ad alcune specializzazioni
mediche come un dentista ed un ginecologo.
Il campo è formato da kurdi provenienti dalla Turchia.
Nel 1994, in seguito all'ingiunzione di lasciare le loro case da parte
delle forse armate turche, circa trentamila persone abitanti in decine di
villaggi nella zona ai confini con l'Irak, attraversarono a piedi il
confine turco-irakeno e si attendarono pochi chilometri più avanti. Il
prezzo dell'esodo sulle montagne fu altissimo: trecento morti e circa
seicento feriti. In quel campo i profughi erano in condizioni disperate:
l'alimentazione era scarsa ed il campo era soggetto a periodiche incursioni
delle forse armate turche.
Nel 1998 i profughi decisero di allontanarsi dal confine e si spostarono in
una zona controllata dal governo di Bagdad che assieme all'Unhcr fornì loro
i materiali per sostituire le tende con dimore in muratura.
Le traversie, le fughe mediante le "carrette del mare" che approdano nelle
coste calabresi e siciliane e le persecuzioni hanno ridotto il numero fino
alle attuali diecimila persone.
Nel campo esistono tre scuole elementari, una scuola media ed un liceo,
tutte gestite da circa sessanta insegnati volontari. In media ogni studente
possiede una matita e mezzo quaderno mentre i libri, spesso riprodotti a
mano, sono pochi e collettivi.
Prima di giungere al Campo di Mahmura la delegazione, visiterà l'ospedale
di Mosul e raccoglierà elementi di valutazione sugli effetti dell'embargo
sulle popolazioni dell'Irak.
E' risaputo che l'embargo produce pesanti effetti su quelle popolazioni, in
particolare sui più deboli: bambini, anziani, malati. Secondo i dati
dell'Unicef e dell'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità è presente
il colera e la malaria e c'è una grave malnutrizione.
Il Comitato di solidarietà con il popolo del Kurdistan che ha già avviato
una raccolta di fondi per la fornitura di un'autoambulanza divulgherà il
rapporto della delegazione, promuoverà nuove iniziative di
sensibilizzazione e di pressione verso le istituzioni italiane ed europee.

Cagliari, 28.4.2002
         Antonio Pabis
        070.581338 ? 333.2384701