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INNARO: NON ERAVAMO OSTAGGI
Usciti dalla Basilica della Natività i giornalisti italiani intrappolati a
Betlemme
L'Inviato RAI racconta le ore nella Basilica con tanzim palestinesi, frati
francescani, e tank israeliani pronti a colpire
(News ITALIA PRESS) Betlemme- Sono usciti e stanno tutti bene i giornalisti
italiani che da ieri si trovavano intrappolati nel convento francescano
accanto alla chiesa della Natività di Betlemme.
I giornalisti italiani, l'inviato RAI Marc Innaro, l'inviato del TG5 Toni
Capuozzo, l'inviato del GR Rai Ferdinando Pellegrini, l'operatore della RAI
Mauro Maurizi, l'operatore Mediaset Garu Nalbandian, e l'inviato de "il
Giornale" Luciano Gulli, sono usciti dalla basilica su due auto blindate del
Consolato Generale italiano a Gerusalemme.
È stata una lunga attesa quella che ha tenuto per ore con il fiato sospeso
il mondo giornalistico e politico italiano. Ottenute le necessarie
assicurazioni che i giornalisti avrebbero potuto uscire illesi dalla
cittadina della Cisgiordania, la rete diplomatica italiana in Israele ha
immediatamente preparato le due auto condotte da carabinieri italiani, per
consentire ai giornalisti di uscire illesi dalla Basilica della Navità, ma
nella macchina organizzativa, ad un certo punto qualche cosa si è intoppato,
come testimoniano le parole dello stesso inviato RAI, che contattato
telefonicamente ancora all'interno della Basilica, ha spiegato che "siamo
tutti in attesa di queste due auto che dovrebbero consentirci di lasciare la
Basilica, ma le notizie che ci arrivano, confermano che c'è stato un
intoppo, nel senso che i due mezzi diplomatici italiani, per tre ore sono
stati trattenuti ad un check point israeliano senza avere la possibilità di
proseguire".
Ore difficili quelle vissute dai giornalisti italiani, non per la presenza
nello stesso complesso religioso di poco più di un centinaio di guerriglieri
tanzim palestinesi, quanto per il pesante clima di incertezza che ha
accompagnato quelle ore da rifugiati. Prosegue il giornalista RAI, spiegando
che "non abbiamo avuto nessun problema con i palestinesi, a parte la paura
da parte nostra al momento del primo contatto; se di angoscia si può
parlare, quella è stata dovuta al fatto di vedere questi uomini armati, e
affacciandoci alle finestre, contare circa una decina di carri armati
israeliani con le armi rivolte verso la Basilica".
Marc Innaro racconta come è stato il primo contatto con i tanzim
palestinesi: "eravamo rifugiati nel chiostro, quando ad un certo punto i
palestinesi hanno esploso una serie di colpi di arma da fuoco sui lucchetti
e sulle catene che sbarravano l'accesso, e sono entrati nel chiostro urlando
e sparando. Eravamo tutti molto confusi, ma da parte loro non c'è
assolutamente stata alcuna violenza nei nostri confronti. Guardandoli negli
occhi, francamente ho letto soltanto molta paura, la paura di chi in guerra
fugge e su sente braccato".
All'interno del convento i giornalisti italiani sono stati accolti dai frati
armeni ed ortodossi che lo gestiscono, "un accoglienza straordinaria, perché
ci hanno offerto da mangiare e -prosegue Marc Innaro scherzando- anche un
buon caffè per digerire". "La presenza dei frati -racconta ancora il
giornalista RAI- è sicuramente stato un fattore molto positivo, direi che
siamo stati in qualche modo contagiati dalla grande fede e soprattutto dal
forte ottimismo dei francescani, qualità che poche persone sono in grado di
conservare all'interno della tragicità enorme di questo conflitto; forse, la
cosa che più ha amareggiato i francescani è la nostra uscita dal convento,
perché la nostra presenza poteva in qualche modo essere per loro un fattore
di tutela".
Tutte le fonti smentiscono inoltre categoricamente il comunicato stampa
emanato nella serata di ieri dall'Ambasciata israeliana di Roma in base al
quale i giornalisti italiani sarebbero stati trattenuti dai palestinesi
all'interno della Basilica della Natività per essere utilizzati come scudi
umani.
Claudio Robba/News ITALIA PRESS