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testimonianze dall'inferno palestinese




03.04.02
RAMALLAH ore15.15 - Una testimonianza di Marco Rigamo di Sherwood
Comunicazione "Da 10 minuti è in corso un rastrellamento nel quartiere
affianco, e ci hanno sparato due colpi di avvertimento. Siamo raccolti
davanti ai cancelli degli ospedali ma non sembra che ai militari interessino
gli ospedali. C'è un carro armato di fronte a noi che punta la strada.
Dal palazzo a fianco i militari hanno fatto uscire tutti, forse perchè
vogliono farlo esplodere. Continuano le operazioni di distribuzione del
cibo."
ore 14.45 - La testimonianza raccolta da Silvia Foffano, di un giornalista,
Gianmichele Sinna, appena arrivato all'ospedale di Ramallah "La situazione
oggi sembra più calma rispetto a ieri anche se la città è deserta e si
vedono solo i cecchini e militari israeliani... L'operazione militare ha
annientato la società civile con la scusa di sgominare il terrorismo.
I nostri colleghi a Betlemme dicono che l'evacuazione deve essere imminente,
l'unico rischio effettivo è che ci sia un attacco alla chiesa da parte
dell'esercito israeliano. Per il governo noi non siamo i benvenuti."

GERUSALEMME EST ore 14.20 - Una testimonianza di Gianmarco De Pieri,
Disobbediente del TPO di Bologna, appena rientrato a Gerusalemme
dall'ospedale di Ramallah [ascolta] "Sono appena arrivato a Gerusalemmme
est. Siamo usciti dall'ospedale di Ramallah con altri compagni italiani, a
piedi e a mani alzate con le pettorine bianche, sotto il tiro dei cecchini.
Usciti da Ramallah abbiamo preso un taxi fino al check point dove siamo
rimasti incolonnati subendo le umiliazioni che i palestinesi subiscono ogni
giorno. Siamo stati coinvolti negli scontri al check point di Ram, poi
miracolosamente ci siamo uniti all'autobus dei romani e dei bolognesi. Non
riusciamo ad immaginare una prospettiva di pace.
Questa esperienza la porterò dentro per tutta la vita. Non ci hanno lasciato
raccogliere neanche un cadavere. Stiamo facendo quello che dovrebbero fare i
governi che ora sono latitanti, e quindi complici di questo massacro.
È stato fondamentale essere stati qui, ma i motivi e le categorie con cui
siamo arrivati ora non sono più sufficienti, erano inadeguati.
Ora si è costituita una forma di resistenza globale, e dobbiamo
affiancarla."





Nello

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