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ROMPERE L'EMBARGO



GUERRE&PACE
via Pichi 1, Milano tel 0289422081
guerrepace@mclink.it

Vi inviamo il testo di un appello internazionale contro l'ebargo all'Iraq,
pubblicato il 20 marzo su "Herald Tribune International", firmato da oltre
300 soggetti, fra personalità e associazioni, di 38 paesi).
La lista completa dei firmatari la potete trovare sul sito degli studenti
del CASI-Campaign Against Sanctions on Iraq dell'Università di Cambridge.

L'indirizzo è:  www.notinournames.org


BASTA CON LE SANZIONI ECONOMICHE. IL POPOLO IRACHENO HA SOFFERTO ABBASTANZA!

Noi sottoscritti, che rappresentiamo un ampio consenso internazionale,
chiediamo la levata immediata delle sanzioni economiche contro l'Iraq.

Il regime di sanzioni imposto da più di dieci anni al popolo iracheno è una
delle grandi ingiustizie del nostro tempo. Ha portato fame e malattie a
milioni di iracheni innocenti.
L'UNICEF ha mostrato che le sanzioni economiche hanno contribuito alla
morte di mezzo milione di bambini. Nel periodo compreso fra il 1990 e il
2000, l'UNICEF ha verificato che di 188 paesi esaminati, l’Iraq aveva la
peggiore variazione dei livelli di mortalità relativi ai bambini sotto i
cinque anni. In effetti, in questi dieci anni, il tasso di mortalità
infantile in Iraq è più che raddoppiato.

Non è solo un crimine contro i bambini iracheni e contro milioni di
famiglie irachene.
E' una violazione dei diritti umani internazionalmente riconosciuti e degli
standard umanitari.

Precipitati nella povertà di massa, gli iracheni hanno bisogno di lavoro e
di salari che li mettano in condizioni di vivere.
La stessa "Commissione Umanitaria" del Consiglio di Sicurezza dell'Onu
concludeva, nel 1999, che la crisi umanitaria in Iraq sarebbe continuata
fino a quando non ci fosse stata una "ripresa sostenuta dell'economia
irachena".
Ma le sanzioni sono concepite per danneggiare l'economia irachena e
impedire questa  ripresa.

Le “sanzioni intelligenti" proposte dai governi di Gran Bretagna e Stati
Uniti, e dall’ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza sull’Iraq,
rimangono sanzioni economiche.
Benché si sostenga che esse allentano le restrizioni sulle importazioni a
carattere umanitario, non consentono la ripresa economica di cui l’Iraq ha
così disperatamente bisogno.
Con questa risoluzione, all’Iraq non saranno consentiti né prestiti esteri,
né investimenti esteri, né l'accesso a valuta estera né esportazioni
diverse dal petrolio.
Né ci saranno risorse disponibili per gli insegnanti e gli impiegati
statali, o per il ripristino e la manutenzione delle infrastrutture
distrutte, di ospedali e scuole.

Le “sanzioni intelligenti" proposte non sono la soluzione alla catastrofe
economica e sociale che hanno di fronte i cittadini iracheni comuni, ma una
spietata continuazione di una politica fallimentare.

Chiediamo la fine delle sofferenze. La coscienza mondiale chiede la fine
delle sanzioni economiche ADESSO.