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Abbiamo il diritto di resistere.... di Gianni Rocco
Abbiamo il diritto di resistere...
di Gianni Rocco,portavoce nazionale dell'Associazione per la Pace
"Abbiamo il diritto di resistere,.....anche se il rapporto di forza rimane
quello stampato nella foto del ragazzo palestinese che affronta il
carroarmato israeliano con un sasso....."
Questo ci ha detto Mustafa Barghouthi, direttore del network di o.n.g.
palestinese "Pingo", scandendo poi una impressionante sequela di cifre che
testimoniano la criminalità della guerra che governo ed esercito israeliano
stanno conducendo contro il popolo palestinese: morti, feriti, invalidi,
case distrutte, alberi abbattuti, disoccupati, disastro economico,
devastazione del territorio e continue umiliazioni che, quotidianamente, i
palestinesi tutti, subiscono.
Di tutto questo sono stato testimone durante il viaggio, al quale ho
partecipato, che una delegazione della Fiom CGIL ha fatto in Palestina dal
27 febbraio al 4 marzo nell'ambito della campagna per la protezione della
popolazione civile palestinese promossa da "Action for peace".
Siamo giunti in Palestina proprio quando l'ingresso dell'esercito
israeliano, nel campo profughi di Balata, nei pressi di Nablus e a Jenin
aveva innalzato a dismisura la tensione che poi è esplosa con una sequela
impressionante di vittime.
Tutto è prevedibile e lucido nella politica criminale di Sharon che risulta
sempre più chiara: uccidere più palestinesi possibile, concentrare quelli
rimasti in alcune riserve per poi magari costringerli ad andare ad
ingrossare la diaspora palestinese nel mondo.
Nella mente di Sharon questa è la "soluzione finale" e di fronte a questo
crimine il mondo, e l'Europa soprattutto, tacciono.
Questo silenzio, che i palestinesi non comprendono, è complice della
politica del governo israeliano e crea un senso di isolamento e di
disperazione fra i palestinesi che poi sfocia negli attentati suicidi.
La sensazione che continuo a portarmi dietro dopo il ritorno dalla
Palestina è che gli spazi negoziali fra le due parti sono quasi del tutto
chiusi e che solo un intervento esterno può riportare la pace in
Medioriente.
La soluzione potrebbe essere semplice: applicazione delle risoluzioni
dell'ONU e costruzione dello stato palestinese a fianco di quello
israeliano. Ma il governo israeliano non vuole questa soluzione e quindi
la situazione si complica e si incancrenisce sempre di più.
Per questo l'intervento di garanzia esterno diventa fondamentale e i
palestinesi, dalle autorità dell'ANP alla persona qualunque lo richiedono
con forza..."anche se, in ogni caso, questa è la nostra terra a da qui non
ce ne andremo...." è la conclusione di ogni discorso.
Questo è ciò che mi sento di riportare da questo viaggio. La situazione che
abbiamo trovato non ci ha permesso di svolgere tutto il nostro programma. A
Nablus, dove dovevamo incontrare il Segretario Generale del Sindacato
Palestinese non siamo riusciti ad arrivare. Ma siamo stati due volte a
Ramallah dove abbiamo incontrato il Ministro della cultura Abed Rabbo,
Mustafa Barghouthi e partecipato ad una manifestazione in ricordo delle
vittime di Balata conclusa con scontri fra militanti palestinesi e esercito
israeliano, siamo stati a Gaza dove abbiamo incontrato il sindacato dei
metalmeccanici. Abbiamo inoltre incontrato gruppi pacifisti israeliani e
partecipato ad una loro manifestazione fin sotto le finestre di Sharon.
L'altro elemento che può cambiare la situazione è il risveglio della
società civile israeliana che, sia pur lentamente si sta intravedendo. Abed
Rabbo lo ha detto chiaramente: "In questa lotta noi potremo vincere solo
se, oltre all'intervento internazionale, sapremo convincere delle nostre
ragioni la società israeliana".
Quindi solidarietà senza titubanze con il Popolo Palestinese e costruzione
di ponti per il dialogo con la società israeliana: sta tutta qui
l'importanza delle missioni di pace che stiamo attuando dentro "Action for
peace".
Un'ultima considerazione: il ragazzo del campo profughi di Dehishe che ha
causato la strage nel quartiere ultraortodosso di Gerusalemme era un
ragazzo come tanti altri, e la "tranquillità" con cui veniva ricordato dai
suoi coetanei del campo mi ha gelato il sangue. Ma questo ci richiama
ancora di più alle nostre responsabilità come individui e come istituzioni.
E' in Europa che si può trovare la chiave per risolvere questo conflitto:
dovremo farci sentire di più nelle piazze e nelle sedi istituzionali sia
italiane sia europee.
"Action for Peace", dopo la missione di Pasqua, dovrà organizzare una
grande scadenza di mobilitazione nella quale impegnare tutte le sue
componenti, richiamando alle loro responsabilità partiti, sindacati,
organizzazioni della società civile, social forum, enti locali su una
piattaforma chiara e senza ambiguità: protezione internazionale della
popolazione civile palestinese, fine dell'occupazione, costituzione dello
Stato di Palestina secondo la risoluzione 242 delle Nazioni Unite.
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Associazione per la Pace
Gruppo Palestina
Via Salaria, 89 00198 Roma
Tel. +39 - 068841958
La pace non è solo l'assenza della guerra, è una virtù, uno stato della mente,
una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia.
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