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From: azad
Sent: Thursday, February 14, 2002 7:03 PM
Subject: Assolto a Istanbul il libro di Chomski - e domani GIORNATA
DI LOTTA A TRE ANNI DAL SEQUESTRO DI OCALAN Alleghiamo la notizia appena giunta dal Human
Rights Project di Londra sull'assoluzione nel processo intentato contro
l'editore turco del libro di Chomski, e
l'articolo e l'intervista dell'intellettuale americano pubblicati ieri dal
quotidiano Il Manifesto.
Inoltre, una notizia e un caldo invito dalla Uiki e
dalle associazioni kurde in Italia.
IN OCCASIONE DEL TERZO ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO
IN KENYA E DELLA CONSEGNA ALLO STATO TURCO DEL PRESIDENTE ABDULLAH OCALAN, OGGI
DETENUTO NELLA CELLA DELLA MORTE A IMRALI, I KURDI MANIFESTANO INSIEME AI LORO
AMICI ITALIANI:
- a ROMA venerdì 15 febbraio dalle 10 alle 14 in
piazzetta San Marco (piazza Venezia) davanti alla sede Onu, dove alle 11 una
delegazione incontrerà la rappresentante delle Nazioni Unite in Italia e le
consegnerà una memoria sugli obblighi giuridici dell'Onu in conseguenza del
riconoscimento a Ocalan dell'asilo politico in Italia;
- a VENEZIA sabato 16 febbraio in piazza Roma dalle
ore 16.30, e lo stesso giorno a BADOLATO (Calabria);
- a MILANO domenica 17 febbraio dalle ore 15 in
piazza Duomo.
Victory for Freedom of Expression
in Chomsky Censorship Case
The Istanbul-based publisher of an anthology of Noam
Chomsky’s essays, Mr Fatih Tas, was today acquitted of allegations of publishing
‘propaganda against the indivisible unity of country, nation and the State
Republic of Turkey’. The proprietor and editor of the Aram Publishing
Company faced a possible one-year prison sentence under Article 8 of Turkey’s
Anti-Terrorism Law in respect of the book, American Interventionism
published in September 2001.
The renowned academic and political theorist said he was “appalled” by the indictment and described it as, “a very severe attack on the most elementary human and civil rights.” He flew to Istanbul yesterday to attend the trial in person. Trial observers from the Kurdish Human Rights Project also attended the trial, which took place in Istanbul State Security Court today. The indictment referred to the editor’s preface to the book and to the following two passages from Professor Chomsky’s essay Prospects for Peace in the Middle East which was taken from a lecture given at the University of Toledo in March 2001: “Third is Turkey and the Kurds. That’s one of the most severe human rights atrocities of the 1990s, continuing in fact. And there are plenty of other issues… “Turkey and the Kurds. The Kurds have been miserably oppressed throughout the whole history of the modern Turkish state but things changed in 1984. In 1984, the Turkish government launched a major war in the Southeast against the Kurdish population. And that continued. In fact it’s still continuing. (…) This had nothing to do with Cold war, transparently. It was because of the counterinsurgency war. (…) The end result was pretty awesome: tens of thousands of people killed, two to three million refugees, massive ethnic cleansing with some 3500 villagers destroyed.” (...)
La Turchia "processa" Chomsky ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA Quello all'editore di Chomsky è soltanto l'ultimo di una serie infinita di processi, denunce, sequestri di libri, riviste, dischi, cassette di materiale definito "separatista". Il processo che si apre oggi godrà di qualche copertura internazionale 'grazie' al fatto che coinvolge uno scrittore conosciuto e famoso. Ma il 2001 è stato un altro anno di lotta alla cultura. E il 2002 si è aperto all'insegna di processi contro editori e scrittori. Oltre a Chomsky e Tas, infatti, a finire sotto accusa (per l'ennesima volta) è uno dei più importanti scrittori kurdi, Memhed Uzun. Questa volta Uzun è accusato dal tribunale per la sicurezza dello stato di Diyarbakir di istigazione al separatismo: rischia tra i cinque e gli otto anni di galera. Il processo è fissato per l'otto marzo e il tribunale ha anche emesso un mandato di cattura per Uzun, che vive da anni in Svezia. L'accusa si riferisce ad una conferenza sul suo lavoro letterario che lo scrittore ha tenuto a Diyarbakir il 15 gennaio 2000 di fronte a seimila persone. L'editore di Uzun in Turchia, Hasan Oztoprak è stato più volte chiamato in tribunale. L'ultima volta, il 29 gennaio, gli è stato contestato il contenuto del volume "Creare una lingua" (Bir dil yaratmak) nel quale Mehmed Uzun parla di una cultura e di una letteratura kurde distinte e della necessità di riscoprire e riappropriarsi della propria lingua. Sotto la scure della censura è finita anche l'ex presidente della commissione parlamentare sui diritti umani, Sema Piskinsut. Subito rimossa dall'incarico dopo aver dichiarato che la tortura in Turchia è pratica sistematica, Piskinsut ha scritto un libro sulla tortura. La polemica è esplosa e i tribunali si stanno già muovendo per incriminare la scomoda deputata (che ha creato un suo partito) e ordinare il sequestro del libro. La band di sinistra più famosa, Grup Yorum, ha una storia lunga quanto la sua esistenza con tribunali, galera, tortura, sequestro di dischi e censura. L'ultimo lavoro del gruppo "Feda" (si potrebbe tradurre con sacrificio) dedicato ai detenuti politici in sciopero della fame da oltre un anno, è stato ritirato dai negozi di dischi per ordine dei magistrati. Le autorità non hanno risparmiato neanche una agenda in kurdo distribuita in un'assemblea del partito Hadep a Bursa. Lo stesso Hadep è nuovamente sotto processo da qualche settimana: il pubblico ministero ha chiesto la chiusura del partito per attività di sostegno al Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan. E' in questo contesto di repressione che si svolgono in tutto il paese manifestazioni di studenti universitari e delle superiori che chiedono di poter studiare il kurdo a scuola e all'università. Con centinaia di arresti e decine di denunce: basta firmare la petizione che chiede l'introduzione del kurdo nel curriculum per essere arrestato e accusato di separatismo. L'Europa, che pure aveva chiesto alla Turchia di mettere in moto riforme in direzione di un maggior rispetto dei diritti umani e della libertà di pensiero e opinione, dopo qualche timida protesta verso il governo di Bulent Ecevit per gli studenti arrestati, ha scelto il silenzio. Anche di fronte alle centinaia di detenuti politici ancora in sciopero della fame. Anche di fronte alla importante decisione del Pkk di cambiare nome e modificare la sua strategia e le sue strutture in Turchia e in Europa. Puntuale invece il commento sulla scelta del partito di Ocalan è arrivato dai maggiori quotidiani turchi che "subodorano l'inganno". In un editoriale il moderato Cumhuryet scrive infatti che il Pkk ha cambiato nome d'accordo con l'Unione europea che proprio per questo non l'avrebbe inserito tra le organizzazioni terroristiche.
Alla vigilia del viaggio l'agenzia kurda Meha lo ha
intervistato
Secondo il diffuso quotidiano turco "Hurriyet" la sua
decisione di recarsi in Turchia ed a Diyarbakir è parte di una campagna
antiturca connessa alla petizione sulla lingua kurda, che ha condotto finora
all'arresto di duemila dei quindicimila studenti firmatari e che sarebbe
organizzata dal Pkk...
Lei ha viaggiato molto. Si è sentito accusare altrove di fare propaganda
antinazionale?
Si è scritto che il suo viaggio vuol essere un test del grado di libertà in
Turchia...
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