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18/01 Oriago di MIRA (VE): "Chi sono i nemici del terrorismomondiale?"



Associazione Culturale Punto Rosso  - Riviera del Brenta
in collaborazione  con
COMUNE  di  MIRA - Assessorato alla Cultura
e
Bandera Florida - Mirano
Associazione culturale ' eperché' - Mira

UN ALTRO MONDO E'  IN COSTRUZIONE
dibattito pubblico
Chi sono i  nemici del terrorismo  mondiale ?

Venerdì 18 gennaio 2002 , Sala conferenze - Biblioteca comunale B.go Matteotti
Oriago di MIRA, ore 20.45

Intervengono:
- Gianfranco BETTIN (sociologo, scrittore, prosindaco di Mestre)
- Paolo CACCIARI  (giornalista, assessore alla Pace del Comune di VENEZIA)
- Vani KAMIRAN "Kamu"
  (mediatore culturale, vice-presidente comunità curda in Italia)
- Mahmoud IBRAHIM(architetto, esponente comunità arabo- islamica)
- Martino TOSETTO (cooperativa ACLI-S.Gaetano, Bandera   Florida )

- Alessio BELLIN (portavoce del Veneziasocialforum)

Introduce e coordina:
Romano GASPAROTTI (Associazione culturale Punto Rosso)

Perché la globalizzazione, anziché garantire la pacificazione dei
conflitti, sembra aspirare alla guerra come condizione permanente?
A chi si devono le responsabilità politiche delle ferite sulle quali può
speculare il terrorismo internazionale?
E' davvero inevitabile considerare chi si oppone alla guerra o come
testimone di posizioni puramente etico-religiose(e quindi destinate a
rimanere apolitiche) o addirittura come fiancheggiatore, suo malgrado, del
terrorismo stesso?



Per informazioni : boscogrande1998@altavista.it   -   tel. 041-429411
(Associazione Punto Rosso - Riviera del Brenta) - tel. 041- 429 394
(Biblioteca comunale di Oriago)




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Traccia per la discussione

Dopo l'evento dell'11 settembre e  dopo la diffusione mondiale, il 13
dicembre, del filmato - posto che sia autentico e attendibile -  in cui Bin
Laden  rivendica e oscenamente  si compiace della strage provocata, risulta
sempre più arduo continuare ad opporsi  ad una guerra che  minaccia di
diventare davvero  infinita. Sembra addirittura che la parola "pace" mostri
solo il suo significato  retorico  e incapace di suscitare pratiche  di
azione politica concreta. Chi oserebbe ritenere "non giusto" combattere
contro un'organizzazione ramificata su scala globale il cui leader
ringrazia Allah  per la  realizzazione dei suoi piani perfettamente
calcolati e irride i  "fratelli" esecutori ignari del fatto che la loro
missione sarebbe stata suicida oltre che omicida ?
Eppure un approccio non emotivo, ma razionalmente critico di fronte a
quanto sta succedendo difficilmente riuscirebbe a smentire alcune
considerazioni di carattere  politico e anche morale :
1. Come testimoniano, per esempio,  i medici di Emergency : chiunque oggi
appoggi la guerra , volente o nolente, approva che vengano inevitabilmente
uccise immediatamente  migliaia di uomini, donne e bambini che non
combattono e, nel tempo, altrettante migliaia di bambini e innocenti  a
causa delle conseguenze della guerra( distruzioni materiali e degrado
ambientale, distruzione del tessuto socio-economico, fame, malattie, mine,
instabilità politica  ecc.).
2. Chiunque  oggi ritiene "giusta" la guerra non considera uguali nemmeno i
morti, ammettendo che i cinquemila lavoratori innocenti periti sotto le
macerie delle Twin Towers  siano oggettivamente più importanti delle
migliaia e migliaia  di vittime civili che , dalla fine della seconda
guerra mondiale continuano a morire in  Palestina, in Africa, in Iraq, in
Afghanistan, in Kurdistan e negli altrove dimenticati del globo.
Inoltre, nel caso specifico :

1. Ritenere  che la jih’d islamica implichi lo sterminio scientifico di
innocenti e il suicidio del kamikaze è semplicemente frutto di abissale
ignoranza .
2. Concordare con Bin Laden e Al Qaeda sul fatto che la lotta dei
palestinesi - uno dei popoli più laici del mondo arabo e caratterizzato ,
tra l'altro, da una forte presenza cristiana - sia del tutto  omogenea  con
il fanatismo fondamentalista  sarebbe altrettanto da ignoranti se non
celasse, in realtà, il cinico interesse di chi si pone alla guida
dell'attuale impero occidentale.
3. Tutti gli attuali nemici degli Stati Uniti - coloro che oggi incarnano
le "forze del Male" - fino a ieri erano alleati fedeli e ben pagati degli
stessi Stati Uniti in funzione di opposizione  contro altri nemici.
4. Le strategie politiche che hanno ispirato l'azione politica americana
dalla fine della guerra fredda ad oggi non manifestano il minimo segno
della presenza di un qualsiasi progetto chiaro, coerente e a lunga
scadenza, ma si costruiscono e si modificano di giorno in giorno seguendo i
luoghi  fonti di energia e i tracciati degli oleodotti da tenere
necessariamente sotto controllo  per continuare ad alimentare il modello
occidentale di sviluppo a spese dei Paesi poveri del  mondo.
5. Scelte politiche che coinvolgono direttamente la vita e la morte di
milioni di persone  sono determinate a partire dal punto di vista esclusivo
degli interessi economico-politici degli Stati uniti d'America e degli
interessi personali del presidente di turno(interessi petroliferi,
necessità di contraccambiare i gruppi  industriali e finanziari  che hanno
pagato la campagna elettorale, volontà di sostenere l'industria bellica e
il suo indotto ecc.)
6. Fatto ancor più grave è che , al di qua dell'Oceano, tali interessi sono
condivisi anche dai principali partiti della sinistra cosiddetta laburista
e/o  riformista sulla base della condizione/convinzione che solo accettando
questo punto di vista sarà possibile confermarsi come classe di governo o
legittimarsi per  governare  o( come in Italia)  ri-conquistare il potere
perduto.

Chi , in queste condizioni, si dichiara contrario non alla guerra in quanto
tale - perché contro di essa si sono schierati  ad Assisi proprio coloro
che avevano appena votato "per senso di responsabilità" la mobilitazione
italiana  - bensì contro questa "guerra infinita" o viene considerato, come
nel caso dei cattolici di base, rappresentante di posizioni puramente
etico-religiose e quindi apolitiche oppure viene    tacciato di
filo-terrorismo.
  Proviamo allora a rispondere, senza pregiudizi, a queste semplici
domande. A chi si deve la responsabilità politica di aver prodotto  le
ferite sulle quali il terrorismo internazionale può speculare?    Chi ha
utilizzato e finanziato le organizzazioni del terrorismo fondamentalista
islamico contro cui oggi si deve  combattere?  Chi non ha mai nemmeno
tentato  di risolvere, in una prospettiva che andasse al di là della
volontà di potenza dettata da  interessi unilaterali, i problemi e le
contraddizioni  di cui oggi il terrorismo è cinico parassita? Chi, pur in
guerra, pare non voler  annientare completamente i leaders e i principali
gangli del terrorismo perché essi potrebbero risultare utili in altre
circostanze, onde garantirsi  così l'occasione per poter combattere altre
guerre ? Su chi ricadono i profitti economici che ogni guerra porta con sé?
La risposta a queste domande suscita, allora, un' ulteriore domanda
politica generale, che chiama in causa tutti i sudditi dell'impero
globalizzato. Chi ci difende veramente dal terrorismo? Chi si oppone
davvero ad un mondo governato dai poteri economico-finanziari  dei Paesi
più sviluppati,  dagli interessi della famiglia Bush e, per quanto ci
riguarda, della famiglia Berlusconi?
Se la sinistra laburista e riformista ormai è impegnata  nella difesa
residuale, per quanto importante e doverosa  nella contingenza, di qualche
pezzo di welfare  e di un minimo di  solidarietà di fronte all'ultra o
neoliberismo dominante, quali sono gli orizzonti e i nuovi soggetti  capaci
di ridare un senso e una prospettiva lungimirante alla politica per
rispondere ai bisogni della  vita locale  e nel contempo contribuire a
nuovi assetti globali?
Sono questi i compiti di una nuova sinistra che riesca in tutti i  luoghi
di esperienza, di lavoro e di comunicazione  a dare respiro e obiettivi
politici, a partire dai vissuti,   alle fondamentali lotte per i diritti,
l'uguaglianza e la non-esclusione nel concreto delle   pratiche di vita  e
degli stessi atteggiamenti  etici.
In questa prospettiva il ruolo dei movimenti, delle associazioni
territoriali, dei Forum sociali è fondamentale  a patto che non si
rinchiuda in dimensioni localistiche o neoidentitarie e che non riproduca i
meccanismi del tradizionale modo di far politica, il cui lessico e le cui
categorie la stessa globalizzazione  attuale ha contribuito a  dissolvere.

p. punto rosso - Riviera del Brenta
          Romano Gasparotti