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Palestina - i bambini dell'intifada - demolizioni case
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To: <intifada2001@yahoogroups.com>
From: "domenico negro"
Date sent: Sun, 13 Jan 2002 21:53:56 -0700
Israele ha ucciso 240 bambini palestinesi nel 2001
Sabato 12 Gennaio, 2002
IRNA
Il quotidiano Palestinese in arabo "al Qods" ha riportato giovedì
che il numero di bambini palestinesi uccisi dalle truppe di
occupazione israeliane e dai terroristi paramilitari ebrei
nell'anno 2001 ha raggiunto quota 240.
Il giornale ha sottolineato che i bambini hanno costituito il 25%
del numero totale delle vittime palestinesi dell'Intifada.
Riprendendo uno studio dell'Organizzazione Palestinese per la
Protezione dei bambini, si evidenziava che la grande massa di
bambini uccisi (228) erano della Striscia di Gaza, mentre il
restante dalla West Bank.
Il più giovane bambino ucciso dalle mani israeliane è stato Dhiya
Etmeizi, che aveva appena 3 mesi quando è stato ucciso dai coloni ebrei vicino al villaggio di Ethnam, 20 km ad ovest di al-Khalil,
quasi 5 mesi fa.
Lo studio si concludeva che il trattamento generale israeliano dei
bambini palestinesi e dei palestinesi in generale varia da
un'insensibile indifferenza ad un comportamento apertamente.
http://www.irna.com/
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From: "domenico negro"
Date sent: Sun, 13 Jan 2002 21:50:35 -0700
Subject: demolizioni di casa in Palestina
Rafah: Il responsabile comportamento di Israele
Domenica 13 gennaio 2002
Jeff Halper/ICAHD
Il massivo e crudele attacco israeliano del 10 Gennaio sulla popolazione
civile impoverita di rifugiati palestinesi -- 58 o più case
sistematicamente demolite (alcune mentre gli abitanti stavano ancora
dormendo dentro, secondo quanto pubblicato venerdì dal giornale Ha'aretz),
almeno 520 persone divenute senza casa nel mezzo dell'inverno (300 di loro
bambini) - raggela nella sua concezione non meno delle conseguenze umane.
Mentre presentato come "una rappresaglia" per l'attacco di Hamas verso una
postazione militare israeliana del giorno prima, il portavoce
dell'esercito israeliano ha ammesso che non c'era nessuna connessione fra
l'attacco e le demolizioni.. Infatti, i piani per demolizioni massive -
descritte dal portavoce del IDF come "un numero di strutture demolite al
di fuori di considerazioni tattiche " - era stato tracciato settimane
prima, e si stata aspettando solo un "momento opportuno". Il Generale
Yom-Tov Samia, primo comandante del Comando Sud del IDF, ha detto in una
intervista radiofonica nello scorso Settembre che "L' IDF deve radere al
suolo tutte le case [ nel campo profughi di Rafah a ridosso del confine
egiziano] entro una fascia di 300-400 metri di ampiezza....Arafat deve
essere punito, e dopo tale incidente 2-3 file di case devono essere rase
al suolo....Dobbiamo impiegare questo strumento molto estremo; è
realizzabile...ed io sono felice che venga usato. Sfortunatamente, in
passi troppo piccoli. Si deve fare in un'unica grande operazione."
L'abbattimento di case a Rafah, mentre è inusuale nella sua scala di
grandezza, è parte di una politica a lungo termine, un tipo di conflitto a
bassa intensità che spesso sfugge all'attenzione pubblica. Dall'inizio
della seconda Intifada, 80 civili Palestinesi sono stati uccisi nel campo
profughi di Rafah, fra di loro 22 bambini. 1125 Persone sono state ferite,
, 108 sono seriamente handicappate.
Circa 200 case sono state demolite, altre 200 seriamente danneggiate, 1400
senza tetto-fino all'ultimo attacco. 69 negozi sono stati distrutti, 1600
persone hanno perso il lavoro, 520 acri di terreno agricolo sono stati
"ripuliti" e le risorse idriche sistematicamente distrutte (a tal
proposito si legga il report sulle conseguenze dell'occupazione israeliana
sull'ambiente della Striscia di Gaza N.d.T.). Anche l'esercito israeliano
definisce Rafah come una "terra desolata".
L'abbattimento israeliano di case a Rafah è chiaramente un crimine di
guerra e costituisce una grave violazione della IV Convenzione di Ginevra,
che protegge la popolazione civile sotto occupazione ( e che Israele ha
firmato e ratificato).
L'articolo 33 della Convenzione afferma che: "Nessuna persona protetta può
essere punita per un offesa che non ha personalmente commesso. Le
punizioni collettive ed altre simili misure di intimidazione o di
terrorismo sono proibite. Le rappresaglie contro persone protette e la
loro proprietà sono proibite."
L'articolo 53 proibisce "Ogni distruzione da parte della potenza occupante
di proprietà personale appartenente individualmente o collettivamente a
persone private " - un altro chiaro riferimento alla demolizioni delle
case.
Le demolizioni di masse erano particolarmente drammatiche e visibili
violazioni del diritto internazionale, ma a malapena le uniche. Perché la
Convenzione di Ginevra definisce "occupazione" come una condizione
temporanea e quindi proibisce le potenze occupanti dal rendere la loro
presenza permanente, virtualmente ogni elemento dei 35 anni di occupazione
israeliana è illegale. Alle potenze occupanti è proibito di brutalizzare
la popolazione civile (Articolo 32, che include l'assassinio). Ad essi è
proibito di saccheggio (Articolo 33 che si applica all'uso estensivo
israeliano delle risorse idriche della Striscia di Gaza e della West Bank,
specialmente poiché esse sono negate alla popolazione palestinese locale).
Ad essi è proibito usare le punizioni collettive (ancora l'articolo 33,
che include l'imposizione di chiusure prolungate e di coprifuochi, come
pure delle demolizioni). Alle potenze occupanti è proibito impoverire la
popolazione locale o impedire la sua ricerca di un lavoro retribuito, come
la chiusura decennale dei Territori Occupati ha provocato (Articolo 39).
L'Articolo 49 proibisce la deportazione della popolazione ed ogni
"trasferimento forzato", che includerebbe alcune pratiche comuni come la
revoca del permesso di residenza a Gerusalemme ai residenti palestinesi o
proibire ai Palestinesi di ritornare dal lavoro, dallo studio o da un
viaggio all'estero.
La IV Convenzione di Ginevra mette anche fuorilegge gli insediamenti "La
Potenza occupante non trasferirà parte della sua propria popolazione
civile nei territori occupati " (Articolo 49).
L'articolo 64 proibisce cambi nel sistema legale locale che, fra le altre
cose, aliena la popolazione locale dalla sua terra e proprietà, come
Israele ha fatto attraverso espropriazioni massicce.
Come altre convenzioni sui diritti umani, la IV Convenzione di Ginevra
considera responsabili gli individui che hanno commesso "gravi violazioni
" della Convenzione (Articolo 146), incluso secondo l'articolo 147, molte
azioni praticate quotidianamente sotto Occupazione ed evidenziate così
tragicamente a Rafah: gli omicidi premeditati, tortura o trattamento
inumano, causare volontariamente grande sofferenza o ferite serie,
deportazione illegale e la distruzione estensiva e l'appropriazione di
proprietà. Ed è qui il punto: con l'aiuto dei suoi avvocati e della
comunità internazionale, Israele ha agito con assoluta impunità del
diritto internazionale, ed è sfuggita alla responsabilità.
È accaduto svariate volte. Primo, Israele si presenta cinicamente al mondo
come una "vittima". Begin fu il primo ad usare l'Olocausto in uno
strumento politico dando autorità morale alla sua politica aggressiva
degli insediamenti ed alla invasione del Libano, intanto usando
effettivamente la colpa Cristiana/Occidentale per stornare le critiche
alla sua politica. La Germania, per esempio, gioca un ruolo chiave nella
formazione della politica estera europea, ma la sua "Relazione Speciale"
con Israele impedisce dal considerare Israele responsabile, ed i tentativi
europei per vincolare Israele sono spesso fermati con il veto dalla
Germania (con l'assistenza attiva dell'Olanda e della Gran Bretagna e
recentemente dai governi di destra di Italia e Spagna). E questo è
precisamente il punto: essere una "vittima" è proprio auto assistenza. Le
vittime non portano nessuna responsabilità, e non possono essere ritenute
responsabili, dato che sono...vittime. Così Israele possiede uno dei più
sofisticati eserciti nel mondo (ha recentemente firmato contratti che
valgono miliardi di dollari per addestrare ed equipaggiare sia l'esercito
cinese sia quello indiano), possiede fra le 200-300 testate nucleari
(rendendola così la quinta potenza nucleare al mondo) controlla le vite di
tre milioni di Palestinesi sotto un'occupazione belligerante, passa lei
stessa come una "vittima" del terrorismo, demolendo la case di 500
rifugiati nel principio dell'autodifesa". Non essendo capace di persuadere
il mondo a considerare responsabile Israele per le sue azioni, i
Palestinesi, nelle parole di Edward Said, sono divenuti le "vittime delle
vittime", isolati, senza potere, con nessun luogo dove andare.
Secondo, Israele si comporta come Alice nel Paese delle Meraviglie e
afferma che non c'è nessuna occupazione, che sta semplicemente
"amministrando" la West Bank e Gaza (avendo formalmente annesso
"Gerusalemme Est") fino a che il loro status finale sia negoziato. Israele
rivendica che l'occupazione" si riferisce solo alla conquista di
territorio appartenete ad uno stato sovrano, e poiché nessuno stato aveva
sovranità sopra i Territori prima del 1967, non c'è nessuna occupazione
illegale.
(Dato questo punto di vista, con chi i Territori saranno negoziati? Se i
Palestinesi non hanno nessuna rivendicazione legale sui Territori
Occupati, perché Israele sta negoziando con loro? E se essi lo fanno, deve
esserci un'occupazione.)
Nessun paese nel mondo sostiene la posizione di Israele. Anche gli Stati
Uniti, fra il 1967-1993, consideravano l'Occupazione illegale e
sostenevano l'applicabilità della IV Convezione di Ginevra.
Sfortunatamente ( ma non sorprendentemente), gli USA hanno cambiato la
loro posizione all'inizio del processo di "pace" di Oslo. Si accettò la
protesta d'Israele che se il diritto internazionale formava la base del
negoziato, Israele avrebbe perso i Territori Occupati, dato che la sua
rivendicazione era ovviamente senza fondamento. Così gli USA
riclassificarono i Territori Occupati come "territori contese". (Infatti,
gli USA descrivono la loro posizione nel negoziato di Oslo come quella di
una "costruttiva ambiguità".) Questo ha lasciato indifesi i Palestinesi,
costringendoli a negoziare ogni insediamento, ogni strada, ogni centimetro
di terra da una posizione estremamente debole di negoziato. Ha anche
permesso ad Israele di continuare ad evadere le clausole della Convenzione
di Ginevra e di altri strumenti del diritto internazionale.
E qui arriviamo alla ragione principale perché Israele è capace di
mantenere la sua occupazione per più di una generazione nonostante la sua
evidente illegalità e a dispetto degli sforzi di chiamare Israele a
rendere conto: delle amministrazioni USA e, in definitiva, del Congresso
USA. L'efficacia del AIPAC (il Comitato di Affari Pubblici
Americano-Israeliano, la lobby israeliana nel Congresso), l'acritico ed
anche disonorevole ruolo giocato dagli organizzati ebrei d'America che
pensano che il sostegno alle posizioni dell'estrema destra israeliana
costituisce il "supporto ad Israele", insieme con l'influenza della Destra
Cristiana - e certamente il sentimento anti-arabo post 11 Settembre-hanno
tutti creato in Washington un impenetrabile ombrello di sostegno che
lascia Israele e la sua occupazione intoccabile. Questo è tutto quello che
Israele ha bisogno per schernire il resto del mondo.. L'Europa non ha una
politica estera indipendente (nonostante sia una partner commerciale con
Israele molto più ampio degli USA), le Nazioni Unite e le sue agenzie per
i diritti umani sono state neutralizzate, ed il mondo arabo è ligio ed
obbediente. Il Popolo Palestinese rimane assolutamente isolato, eccetto
per piccoli gruppi di sostenitori internazionali ed ancora più piccoli
sostenitori israeliani.
Le demolizioni di case rappresenta una delle più crudeli espressioni della
politica repressiva israeliana. Può essere paragonata alo stupro, dove
l'essenza principale dell'umanità della persona è violata poiché il
contenuto delle loro case - i mobili, i documenti, i giocattoli dei
bambini, i vestiti tutte le cose più intime di una famiglia - è gettato
fuori (nel caso di, nel mezzo dell'inverno) e la casa demolita davanti
agli occhi terrificati dei bambini.
Più di 7000 case sono state demolite da Israele dal 1967, lasciando decine
di migliaia di Palestinesi traumatizzati e senza casa.
È impossibile per i membri di ICAHD visitare il sito in solidarietà alle
famiglie, o impegnarsi nella ricostruzione così come facciamo nella West
Bank e a Gerusalemme Est. Organizzeremo attività di protesta,
naturalmente, e cercheremo di coinvolgere l'opinione pubblica
internazionale. Ma in più, abbiamo promesso solennemente di portare i
responsabili, dai più alti livelli del governo (Sharon e Ben-Eliezer) ai
militari (Il Responsabile dello Staff Shaul Mofaz, Comandante del Comando
Meridionale Doron Almog) ai soldati comuni che conducevano i bulldozer, ad
un processo per crimini di guerra. Israele deve essere ritenuta
responsabile per le sue azioni, e la comunità internazionale (inclusi gli
Stati Uniti) devono accettare la responsabilità per la fine di questa
illegale, crudele e gratuita occupazione.
http://www.icahd.org/
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