Vi segnalo questo mio articolo apparso, in forma ridotta, su Panorama di
questa settimana.
Grazie per l'attenzione.
Farid Adly
presidente Associazione Culturale Mediterraneo
ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo di Farid Adly via Nettuno, 1 98070
Acquedolci Tel. 0941.730053 Fax.
0941.730114 e-mail: anbamed@katamail.com La Cia e Bin Laden di Farid Adly La
Cia nega, disperatamente. Il quotidiano francese Le Figaro sostiene che Osama Bin Laden è
stato curato in un ospedale americano di Dubai, da un medico americano, dottor
Terry Callaway (specialista di calcoli renali e problemi di infertilità
maschile). Il ricovero sarebbe avvenuto lo scorso Luglio, dal 4 al 14, per
“un’infezione renale con complicazioni al fegato”. Secondo il quotidiano
parigino non solo la Cia lo sapeva, ma addirittura un agente del servizio si è
incontrato con l’uomo più ricercato del mondo, con una taglia offerta proprio
dall’amministrazione americana di 5 milioni di dollari, per le accuse di essere
il mandante degli attentati contro le ambasciate USA in Kenya e Tanzania del
1998. Radio France Internationale, dopo la smentita della portavoce della Cia, Anya Guelsher, rilancia le accuse rivelando nome e cognome del visitatore segreto: Larry Mitchell. Ma tutto questo potrebbe essere catalogato come sensazionali trovate giornalistiche senza uno straccio di documentazione a supporto. Un altro filone di informazioni documentate, invece, è quello fornito dalla stampa sudanese, e confermato dal Ministro degli esteri di Khartoum, sulle offerte del governo del generale Al Bashir, nel 1996, di consegnare Bin Laden agli Stati Uniti. Il
governo sudanese, infatti, accusa Washington di aver rifiutato nel 1996 una sua
offerta di consegnare Bin Laden. Lo ha rivelato un quotidiano sudanese e la
notizia viene resa ufficiale ed arricchita da particolari precisi e con peso
diplomatico da Mustafa Othman Ismail, ministro degli esteri di Khartoum , in
un’intervista al giornale saudita di Londra, Asharq
Al-Awsat. Secondo
il ministro, le trattative tra i servizi segreti dei due paesi sono durate ben
due mesi e mezzo, dal 3 Marzo 1996 al 18 Aprile 1996 e poi interrotte
unilateralmente dalla CIA. Sulle
ragioni di questo rifiuto e questa interruzione del dialogo su una questione
vitale per la sicurezza degli Stati Uniti Ismail ha una ipotesi, che annuncia in
modo carico di rammarico. Secondo le loro informazioni, dice, la Commissione per
l’Africa Orientale del Dipartimento di Stato ha chiesto la fine delle
trattative, perché in caso di consegna di Bin laden, gli Stati Uniti sarebbero
stati obbligati a migliorare i rapporti con il governo sudanese, un passo che
era contrastato dai consiglieri del Segretario di Stato signora
Albright. In
effetti il Sudan era entrato nel mirino dell’amministrazione Clinton per due
ragioni: le accuse rivolte dall’Egitto al governo di Khartoum di dare asilo agli
attentatori contro la vita del presidente Mubarak in Adiss Abeba, nel 1995.
L’altra questione è la situazione drammatica nel Sudan meridionale, dove la
guerriglia controlla i giacimenti di petrolio ed i bombardamenti governativi
hanno costretto due milioni di sudanesi alla condizioni di
profughi. Il
Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva votato nell’Aprile del 1996 sanzioni
simboliche (la limitazione della rappresentanza diplomatica) e l’anno seguente
Washington impose sanzioni unilaterali più dure. Le sanzioni Onu sono state
revocate alla fine di settembre 2001, con l’astenzione dal voto del
rappresentante americano in segno di buona volontà per conquistare gli arabi
alla coalizione. Giovedì primo Novembre, invece, il presidente Bush ha rinnovato
le sanzioni unilaterali USA, probabilmente per fare maggiori pressioni sul
governo sudanese per una maggiore collaborazione nella lotta contro il
terrorismo e per condizionare il negoziato in corso, con la mediazione
dell’Egitto e della Libai, per una soluzione negoziata del conflitto sudanese.
Il
ministro Ismail spiega che “i rapporti tra Sudan e Stati Uniti stanno
migliorando e sono caratterizzati, dal 2000, cioè dall’arrivo di Bush junior
alla Casa Bianca, da una costante collaborazione. Queste ultime misure della
Casa Bianca non bloccheranno il riavvicinamento, ha affermato. “Dopo l’attacco
dell’11 settembre, abbiamo fornito agli USA tutti i dossier sugli investimenti
di Bin Laden in Sudan. Le informazioni sulla Banca Islamica del Nord (Albank
Alislami Ashamali), dove Osama Bin Laden ha una forte partecipazione, sono state
fornite da noi; con sorpresa non abbiamo visto questa Banca tra la lista, resa
pubblica dal presidente Bush, di 27 società internazionali collegate alla rete
di Al Qaeda”. Il
ministro degli esteri di Khartoum ritorna sulla trattativa di 5 anni fa ed
aggiunge altri particolari sull’interesse sudanese a portare a termine l’affare:
“Lo stesso presidente Omar Al Bashir, per tentare di sbloccare la situazione, ha
inviato l’allora ministro senza portafoglio e attuale rappresentante del Sudan
all’ONU, AlFateh Urwah, a Washington per concludere le trattative”. Lo scenario
che il ministro sudanese delinea è simile alle trattative fatte con la Francia,
sfociate allora nella consegna di Carlos, con un’operazione di copertura di
commandos francesi nel 1994. L’inviato sudanese ha offerto ai suoi interlocutori
statunitensi, in caso Washington non fosse interessata alla consegna, l’arresto
di Bin Laden oppure la sua estradizione verso l’Arabia Saudita, dove sarebbe
stato sotto vigile controllo. Ma gli interlocutori USA hanno declinato la
proposta. A
quel punto, Bin Laden deve aver avuto sentore delle trattative ed ha preferito
di rifugiarsi
in Afghanistan. Il resto della storia è cronaca. Farid
Adly ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo |