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[Pace] Carovana della pace verso Rafah con 60 tra parlamentari, attivisti di ong e associazioni pacifiste e giornalisti
- Subject: [Pace] Carovana della pace verso Rafah con 60 tra parlamentari, attivisti di ong e associazioni pacifiste e giornalisti
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.org>
- Date: Sun, 18 May 2025 09:10:45 +0200
Carovana della pace verso Rafah, “Nessuno è al sicuro, salviamoli”
Europarlamentari e attivisti oggi al valico: «Da 75 giorni non entrano aiuti, è un massacro». Yousef: «La mia famiglia ha ricevuto l’ordine di evacuazione, sopravvivere è impossibile»
dalla nostra inviata Flavia Amabile
18 maggio 2025 la stampa
Europarlamentari e attivisti oggi al valico: «Da 75 giorni non entrano aiuti, è un massacro». Yousef: «La mia famiglia ha ricevuto l’ordine di evacuazione, sopravvivere è impossibile»
dalla nostra inviata Flavia Amabile
18 maggio 2025 la stampa
La pace supera il primo degli otto posti di blocco disseminati lungo i 180 chilometri di strada tra il canale di Suez e al-Arish, ultimo avamposto in terra egiziana prima di arrivare al confine con la Palestina. A quell’ora Noha è già morta insieme con i figli, il marito e i genitori, durante l’ultima raffica di bombardamenti lanciata dall’esercito israeliano sulla striscia di Gaza.
Valentina Venditti, responsabile per il Medio Oriente della ong Ciss, viene a saperlo mentre si trova sul pullman diretto a Rafah insieme a oltre 60 tra parlamentari, attivisti di ong e associazioni pacifiste e giornalisti. «Per gli altri la morte di Noha e della sua famiglia è un numero. Per me è un volto, una persona, un'amica. Insieme abbiamo realizzato insieme progetti per i bambini di Gaza, per la loro istruzione». Non lavorerà più per nessun bambino Noha. Tutto il suo lavoro, tutto quello che aveva costruito è stato cancellato. Come il futuro che Gaza avrebbe voluto costruire. Non stanno lavorando nemmeno gli altri cooperanti presenti nella Striscia. «Mi scrivono di essere terrorizzati - racconta Valentina Venditti - e che la situazione ormai è insostenibile. Ho detto loro di non andare in ufficio ma nessuno sa che fare a questo punto. Nessuno è al sicuro, che siano bambini o operatori umanitari, dentro Gaza non esistono più linee rosse».
Mentre il pullman prosegue la sua lenta marcia attraverso il deserto e i posti di blocco, anche sul cellulare di Yousef Hamdouna arrivano decine di messaggi da Gaza. Lui vive fuori dalla Striscia da tempo ma dentro sono rimasti i fratelli e le sorelle. Hanno letto i volantini lanciati dall’Idf con l'ordine di andare via. È l'ordine temuto da chi è ancora lì, vuol dire che si avvicina la soluzione finale. I parenti di Yousef la aspettano, qualunque sia. «Mi hanno scritto che sono stanchi di sopravvivere e che non intendono andare via in nessun caso». Stamattina Yousef sarà a Rafah insieme alla carovana. La Striscia inizia lì ma il confine è chiuso, non passano persone né aiuti. «Sarebbe un sogno se mi facessero entrare, anche se so che non potrei poi più uscire. Se non mi faranno entrare, telefonerò a mia sorella dal confine. Almeno saremo un po' più vicini mentre parliamo. I bombardamenti iniziati dopo il 7 ottobre sono i primi che non viviamo insieme, per me è davvero dura sopportare tutto questo».
Il pullman ha superato anche il quarto posto di blocco. Anche Luisa Morgantini è stata inondata di messaggi. Presidente di AssoPace Palestina, ex vicepresidente del Parlamento europeo, da sempre impegnata peri il riconoscimento dei diritti dei palestinesi dentro la Striscia ha legami forti e antichi. «Mi hanno scritto che stanno bombardando. Uno mi ha detto: stavolta non so se sopravvivo. Mi hanno parlato dell'ordine di evacuazione: tra quelli che conosco alcuni andranno via ma tanti resteranno comunque. Durante la prima tregua a migliaia si sono andate verso nord anche se le loro case erano distrutte. Amano la loro terra l’hanno amata sempre, non vogliono possederla».
Alle quattro di pomeriggio la carovana arriva ad al-Arish. I social di Cecilia Strada europarlamentare del Pd sono pieni di richieste di aiuto. «Più ci avviciniamo a Gaza più aumentano i messaggi di persone che sono intrappolate a Gaza e che mi chiedono aiuto per comprare un pacco di farina, i pannolini per i bambini o delle medicine. Oppure mi raccontano dei bombardamenti in corso, dei volantini lanciati per invitare le persone ad andare via».
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