[Pace] Repubblica titola: “Ucraina, una nazione in fuga”. In 4 mesi oltre 17 mila processi per diserzione e insubordinazione



Ucraina, una nazione in fuga. Kiev apre un ministero per richiamare esuli e disertori - la Repubblica (Paolo Brera)

Fuggono. Via dalle trincee infide, i fanti non ne possono più. Nei primi 4 mesi dell’anno, in Ucraina sono stati avviati oltre 10.584 procedimenti per “Abbandono di unità militare o luogo di servizio”, e 7.306 per “diserzione”. Entrambi sono puniti con il carcere, rispettivamente fino a 10 e a 12 anni.

Sempre meglio che morire uccisi dai droni e dai carri, dalle mine e dalle mitraglie; sbertucciati nei video che il nemico (poveri i fanti, su entrambi i clivi del fronte) pubblica su internet, con il sottofondo martellante delle musiche da videogioco. Tra bandierine e slogan, i social grondano del loro sangue. Giubilo e incitamento, non è cambiato molto dai tempi di Spartaco: «Iugula», sgozzalo, urlavano ai ludi nel Colosseo facendo il pollice verso. E se nelle serate a Kiev non mancano le ostriche — due euro l’una, e di prima scelta — né lo Champagne, è difficile sorprendersi se il morale di qualche fante si è così fiaccato che diserzioni e fughe sono diventati una gran gatta da pelare per lo Stato maggiore e il governo. Puoi avere gli F16 e gli Himars, ma senza i kalashnikov e chi li imbraccia le guerre non si vincono e neppure si pareggiano. E ben pochi si candidano a imbracciarli: meglio pulire le latrine in cella a Kiev, che servire il Paese in trincee battute dai mortai. 

Un comandante di battaglione, Roman Kovalev, ha detto al Telegraph ucraino che nelle unità di fanteria il fenomeno della fuga può riguardare «fino al 30 per cento dei soldati». Ma non c’è stabilità del fronte né controffensiva senza uomini da inviare all’assalto, o da blindare sotto le bombe e i droni russi. E dunque che fare? Consapevole della gravità della situazione, la Verkhovrna Rada (il parlamento) ha depenalizzato il primo tentativo di fuga dal fronte. Ma solo a patto che il soldato si penta, e torni nei ranghi. Tutti sanno che è solo un palliativo. 

La minaccia demografica

La crisi di vocazioni al martirio in prima linea si sposa con un’altra minaccia esistenziale per l’Ucraina: quella demografica. Dall’inizio della guerra, il Paese ha perso 14 milioni di cittadini — da 42 a 28 milioni — in gran parte fuggiti o riparati all’estero. Un’emorragia che include donne, minorenni e disertori, e rischia di lasciare l’Ucraina con una carenza di forza lavoro e una crisi sociale a lungo termine.

Il guaio è noto, la soluzione meno. Nei giorni scorsi il poeta nazionalista e di estrema destra Dmytro Korchynskyi è arrivato a proporre di «vietare la partenza dei bambini dall’Ucraina. Dovrebbero crescere qui, nell’odio del nemico». Il presidente Zelensky e il suo capufficio Yermak hanno deciso invece di ricorrere a una misura più bizantina: creare un ministero tutto nuovo per ammaliare gli ucraini all’estero convincendoli al dietro front. «Ministero del ritorno», lo hanno chiamato. Il capo fazione Arakamia dice che si sta già selezionando il ministro. Ma secondo il politologo Vladimir Fesenko, almeno il 50% di coloro che hanno lasciato il Paese ha preso il biglietto di sola andata: addio, e a mai più. 

E così mancano gli esseri viventi per combattere ma anche quelli che dovranno ricostruire il Paese; e mentre calano gli adulti attivi, e quindi le rimesse fiscali, aumentano i costi pubblici: quelli per assistere i soldati feriti al fronte e le famiglie di chi non tornerà, e quelli per prendersi cura dei mutilati e di chi richiederà assistenza a vita. Senza contare che il peso sulle casse dello Stato, già esaurite dal conflitto con un budget che da qui a fine anno è corto di 12 miliardi di dollari, si caricherà presto delle pensioni e dei programmi di assistenza ai veterani. 

Le stime delle diserzioni

Le stime sulle diserzioni nell’esercito ucraino variano, ma non di molto. Ruslan Gorbenko — deputato dei “Servi del popolo” di Zelensky — sostiene ci siano già stati oltre 80mila casi di abbandono non autorizzato di unità. Secondo il politologo ed ex deputato Oles Donii, nel 2022 ci sono state novemila diserzioni, nel 2023 sono salite a 21 mila e nel 2024 sono già 37 mila. Alcuni sono così disperati che pur di non combattere fuggono attraversando confini pericolosi: nei giorni scorsi hanno trovato l’ultimo cadavere nel fiume Dniester, che separa l’Ucraina in guerra dalla Moldavia in pace. Il Tibisco, che divide dalla Romania, è già un cimitero. E ora i ragazzi in fuga puntano persino sulla Bielorussia: la guarda di frontiera ha appena salvato la vita a un gruppo che preferiva sfidare il campo minato che il fronte. Arrestati, ma (per ora) salvi. 

Soldati o no, il morale caricato a patriottismo all’inizio del conflitto si sta erodendo. Un sondaggio della Democratic Initiatives Foundation ha rivelato che tra calo dei redditi e disillusione quasi il 40% degli ucraini ha smesso di donare alle forze armate. La corruzione nel reclutamento non giova, il senso di ingiustizia alimenta evasioni e diserzioni. A Odessa funzionari della migrazione sono stati arrestati perché vendevano rinnovi dei passaporti agli ucraini all’estero, disposti a pagare pur di restare lontani dall’anagrafe e dal reclutatore che li attende. 

Il nuovo Ministero del Ritorno arginerà la crisi? La questione irrisolta è come persuadere i fuggitivi a tornare, e magari pure a riprendere le armi. Il governo ci ha provato con le minacce, ora ritenta blandendo con il nuovo ministero. Ma l’esito è per lo meno incerto.



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