[Pace] Un'intervista al leader palestinese Mustafa Barghouti: "È pulizia etnica"



Un'intervista al leader palestinese Mustafa Barghouti, sul Fatto Quotidiano del 29 agosto 2024.

"Vogliono fare in Cisgiordania come nella Striscia di Gaza. Anp ormai inutile”

L’intervista - “Gli occupanti compiono la pulizia etnica. E non abbiamo un esercito per difenderci”
Di Cosimo Caridi 

“Israele vuole un altro ’48, una nuova pulizia etnica”. Mustafa Barghouti è un politico palestinese. Né Hamas, né Fatah: l’uomo della terza via. Non ha dubbi sulle intenzioni del governo Netanyahu: “Espandere la guerra”.

Cosa sta accadendo in Cisgiordania?

L’esercito israeliano sta attaccando. È una guerra unilaterale contro la popolazione civile. Noi non abbiamo un esercito per difenderci, siamo sotto occupazione.

Il governo israeliano ha ordinato l’evacuazione di villaggi palestinesi, perché?

Questa è una violazione del diritto internazionale. Ci sono scontri a Jenin, Tulkarem, ma l’esercito israeliano ha attaccato villaggi e comunità a Gerusalemme e persino a Tuba, vicino Hebron. Sparano e arrestano. È pulizia etnica, vogliono spingere la gente fuori dalle loro case, dai loro villaggi. Come hanno già fatto a Gaza.

C’è un obiettivo chiaro?

Il loro obiettivo è espandere le colonie e hanno le mani libere per farlo. Lo hanno detto chiaramente dei ministri israeliani, persino lo stesso Netanyahu. Continuano a ripetere che non c’è posto per lo Stato palestinese. Il nostro popolo ha già subito nel 1948 una pulizia etnica e ora stanno tentando di fare lo stesso.

Cosa ne pensa della risposta dell’Anp?

L’Anp è fallita. È stata privata di ogni forza e legittimità, un governo senza autorità che vive sotto occupazione. L’Anp è inutile.

Da una parte l’Idf e dall’altra le milizie palestinesi? Ci può essere un’escalation?

Non penso. In Cisgiordania non ci sono gruppi militari capaci di fronteggiare l’Idf. Per i palestinesi stiamo parlando di un piccolo numero di giovani, non di un esercito. Non hanno i mezzi, né l’addestramento. La maggior parte degli scontri sta avvenendo tra l’Idf e gente che usa pietre, non fucili.

C’è una chiamata per una nuova Intifada?

È un’esagerazione dei social media. La situazione è molto diversa da venti anni fa, ma Israele sta tentando di tutto per arrivare allo scontro. La gente non risponde perché non vuole che la propria casa venga bruciata, non vuole vedere uccisi i figli.

Ci aspetta un futuro con scontri armati continui che si possono estendere a tutta la Cisgiordania?

Dipende da come agirà Israele. Dovunque arriva l’esercito ci saranno problemi, è un fatto. Ma le complicazioni peggiori vengono sempre dai coloni che si muovono come bande armate sotto la protezione dell’Idf e della polizia.

Nelle scorse settimane gruppi di coloni israeliani sono entrati in villaggi palestinesi, hanno sparato e ucciso. Il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, lo chiama “terrorismo ebraico”. È qualcosa di nuovo?

No. Stanno riproponendo quanto fatto nel 1948. Lo stesso tipo di ronde, gruppi paramilitari di coloni, allora si muovevano sotto il nome di Haganah. Sono coloro che hanno commesso i massacri nel 1948, che hanno spinto centinaia di migliaia di palestinesi a lasciare le proprie case. È quello che stanno tentando di fare oggi. Gli stessi comportamenti, la stessa ideologia sionista. Ma questa volta sta avvenendo davanti agli occhi del mondo e nessuno fa nulla per impedirlo.

Sono passati undici mesi dall’inizio della guerra, la narrazione del conflitto contro Hamas è superata?

Certo, Hamas non controlla la Cisgiordania. Qui non abbiamo dei forti gruppi armati. Siamo principalmente civili e viviamo, e abbiamo vissuto l’intera vita, sotto occupazione. Hamas non c’è in Cisgiordania.

Nei prossimi mesi ci saranno le elezioni negli Usa: aiuterà una stabilizzazione nella Striscia? E in Cisgiordania?

Nessuno può fare finta di non vedere cosa sta accadendo, specialmente Kamala Harris. Perderà le elezioni se questa terribile guerra non finirà subito.