[Pace] La guerra alla Cina per salvaguardare il primato degli Stati Uniti



IL PUNTO 

Washington è divisa tra chi cerca un compromesso e chi suggerisce un attacco preventivo per salvaguardare il primato degli Stati Uniti. Una simile incognita attanaglia la Repubblica Popolare. Un conflitto armato tra superpotenze nucleari non vedrebbe vincitori.

Nessuno sa se, come, quando scoppierà la guerra fra America e Cina. Tutti però possono farsi un’idea su come finirebbe: devastazione del pianeta, a cominciare dai duellanti. Il “vincitore”, se vi fosse, non starebbe granché meglio dello “sconfitto”. Ammesso che non spariscano entrambi. Giacché la guerra totale fra Washington e Pechino – elevata perciò al grado atomico e cibernetico – sarebbe guerra mondiale. Sconvolgerebbe l’umanità intera. L’egemone del dopoguerra non sarebbe forse né l’America né la Cina, ma una terza potenza o gruppo di potenze che riuscisse a limitare le ricadute del conflitto sul proprio territorio. Sempre che il grado di distruzione globale non fosse tale da ridurre anche i più fortunati (?) alla lotta per sopravvivere. 


Ragione imporrebbe di evitare lo scontro fuori tutto fra Numero Uno e Numero Due, entrambi diversamente affetti da disturbo depressivo maggiore. Realtà – raramente governata da Ragione – rivela che nei laboratori strategici e persino nel dibattito pubblico americano e cinese la guerra è considerata possibile, anzi probabile. Per alcuni, scontata. Tutto quanto accaduto dopo il 2008 – l’anno delle trionfali Olimpiadi di Pechino e della crisi esplosa nella pancia della finanza privata americana – sembrerebbe disegnare un percorso obbligato verso la resa dei conti fra Stati Uniti e Repubblica Popolare.


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