[Pace] Poiché le sanzioni alla Russia non funzionano come dovrebbero allora Draghi si smarca da Francia e Germania per avvicinarsi agli Usa



Draghi è sempre più vicino agli Stati Uniti supportando un ruolo oltranzista che in Ucraina punta sullo scontro militare fino all'ultimo uomo per sperare in una improbabile vittoria dell'Ucraina.

Languono così i negoziati di pace, apertamente abbandonati da Biden. Quest'ultimo ha accentuato il suo ruolo di "falco" in questa situazione di forte scontro militare. Da notare: lo staff del presidente Usa ha tentato di stemperare i toni delle dichiarazioni più dure di Biden. Ma Biden,  invece di fare marcia indietro, ha rincarato la dose, rimettendo il riga il suo staff che aveva tentato di correggere la definizione di "macellaio" da lui affibbiata a Putin.

Sta avvenendo quindi un cambio di strategia che punta apertamente alla destabilizzazione della Russia mentre in un primo momento gli obiettivi della Nato erano dichiaratamente limitati alla difesa dell'indipendenza e della sovranità dell'Ucraina.

Il Fatto Quotidiano sottolinea il ruolo di "falchetto" svolto da Draghi: “Il premier è schiacciato sulle posizioni Usa nei confronti della Russia. Nella settimana che si è appena conclusa, ha ancora una volta scelto di non mettersi in scia con l’asse franco-tedesco, ma di marcare, anche coi suoi molti silenzi, una maggiore vicinanza agli Stati Uniti. Se Emmanuel Macron ha preso posizione rispetto alle esternazioni di Biden sul ‘genocidio’ in Ucraina, il tedesco Olaf Scholz ha fermato il suo viaggio a Kiev dopo che Volodymyr Zelensky ha di fatto definito ‘persona non grata’ il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier. Draghi, come era accaduto quando Joe Biden aveva dato del ‘macellaio’ a Vladimir Putin, non ha commentato”. 

Draghi ha ribadito la sua posizione favore dell'invio delle armi all'Ucraina dato che le sanzioni non hanno provocato il cedimento immediato dell'economia russa,  come l'Unione Europea sperava in un primo momento. Draghi ha infatti dichiarato: “Da una parte c’è un popolo che è stato aggredito, dall’altra parte c’è un esercito aggressore. Qual è il modo migliore per aiutare il popolo aggredito? Le sanzioni sono essenziali per indebolire l’aggressore, ma non riescono a fermare le truppe nel breve periodo. Per farlo, bisogna aiutare direttamente gli Ucraini, ed è quello che stiamo facendo. Non farlo equivarrebbe a dire loro: arrendetevi, accettate schiavitù e sottomissione — un messaggio contrario ai nostri valori europei di solidarietà. Invece vogliamo permettere agli ucraini di difendersi”.

Un maggiore invio di aiuti militari diventa,  in questo nuovo scenario, una forma di compensazione del mancato successo delle sanzioni.
Infatti in Russia non si avvertono segnali di cedimento, né a livello politico (il consenso verso Putin è elevato) né a livello economico (il rublo ha recuperato e la borsa di Mosca pure).

Se nei giorni immediatamente successivi l’invasione il crollo del rublo aveva fatto scattare la corsa all’accaparramento nei supermercati, in Russia ora la situazione appare normalizzata. (Sole24 Ore, Andrea Franceschi, 18 aprile 2022)