[Pace] Gaza, la macabra sproporzione



“Ho una videocamera con me, ma ho scoperto oggi di essere un pessimo
cameraman. Non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in
lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io”.

Così scriveva Vittorio Arrigoni cinque anni fa. Parlava dei palestinesi
che visitavano le celle frigorifere per riconoscere i loro morti. Molti
non erano interi. Di alcuni restavano frammenti. Scriveva di una donna che
dopo ore di ricerca tra i pezzi di cadaveri riconosce il marito in una
mano amputata con una fede al dito.

Scriveva il primo gennaio 2009: “Intendiamoci, come pacifista e non
violento aborro in maniera più totale e convinta qualsiasi attacco di
palestinesi contro israeliani, ma quaggiù siamo stanchi di sentire la
cantilena che questa strage di civili è la risposta di Israele ai lanci
dei modesti ‘razzi’ artigianali palestinesi. Per inciso, dal 2002 sino ad
oggi i Qassam su Israele hanno prodotto 18 morti, qui sabato in una
manciata di ore di civili morti negli ospedali ne abbiamo contati più di
250”.

Una settimana dopo gli israeliani morti di quei giorni erano 4, i
palestinesi 768 di cui 219 bambini.

Alla fine dell’operazione militare i morti tra i palestinesi sono circa
1.300. Mille volte di più rispetto alle vittime israeliane.Sul giornale di
ieri cerco i numeri di Gaza per questi giorni: 176 morti e oltre 1.200
feriti. 100mila persone rimaste senza acqua.La cosa che continua a
colpirmi da anni è la macabra sproporzione.

Ascanio Celestini


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