Tunisia, assassinato il leader dell'opposizione, Paese in rivolta



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Tunisia, assassinato il leader dell'opposizione, Paese in rivolta

Tunisi (Tunisia), 6 feb. (LaPresse/AP) - Proteste e scontri in tutta la Tunisia a seguito dell'omicidio del leader d'opposizione Chokri Belaid, ucciso stamattina mentre usciva da casa nella capitale. Si tratta del primo assassinio di un politico nella Tunisia post rivoluzione del gelsomino, il cui percorso dalla dittatura alla democrazia è stato considerato finora un modello per il mondo arabo. I manifestanti sono scesi in piazza accusando il governo di aver permesso che l'assassinio avvenisse. Proteste in diverse città davanti alle sedi di Ennahda, partito al governo. A Tunisi i dimostranti sono scesi in corteo davanti al ministero dell'Interno e lungo il viale già teatro delle proteste che due anni fa portarono alla cacciata di Ben Ali. Il presidente tunisino Moncef Marzouki, che stamattina è intervenuto davanti al Parlamento europeo a Strasburgo, ha deciso di annullare la sua visita in programma al Cairo e di tornare in patria.

L'OMICIDIO. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa tunisina Tap, Belaid è stato ucciso mentre usciva da casa ed è stato portato in una clinica vicina, dove è morto. Il portavoce del ministro dell'Interno, Khaled Tarrouch, ha spiegato che chi ha sparato contro il politico ha esploso diversi colpi da breve distanza.

CHI E' CHOKRI BELAID. Avvocato e leader dell'alleanza di partiti di sinistra nota come Fronte popolare, Belaid, 47 anni, è stato un feroce critico del partito al potere Ennahda, sostenendo che chiudesse un occhio davanti alle violenze compiute dagli estremisti nei confronti di altri partiti. La famiglia fa sapere che riceveva regolarmente minacce di morte, la più recente delle quali martedì, ma che si era rifiutato di limitare le sue attività di alto profilo, pur esponendosi a rischi. Il motivo dell'omicidio non è chiaro.

Belaid era particolarmente critico nei confronti dei cosiddetti 'Comitati per proteggere la rivoluzione', che molti accusano di essere dietro alle violenze. Si tratta di gruppi che molti ritengono siano affiliati al partito Ennahda. I Comitati sostengono che la loro missione sia quella di cacciare ciò che resta del vecchio regime di Ben Ali. "Ci sono gruppi all'interno di Ennahda che incitano alla violenza", ha denunciato Belaid al canale Nessma TV la sera prima di essere ucciso. "Rachid Ghannouci considera le Leghe la coscienza della nazione, così risulta chiara la difesa degli autori delle violenze. Tutti coloro che si oppongono a Ennahda diventano obiettivo della violenza", aveva aggiunto il leader del Fronte popolare. Nel fine settimana alcuni radicali avevano interrotto un corteo guidato da Belaid nel nord della Tunisia; era stato solo l'ultimo di una lunga serie di casi di raduni politici interrotti da gang.

PROTESTE A TUNISI. Nella capitale migliaia di manifestanti si sono radunati davanti al ministero dell'Interno e la polizia è intervenuta usando lacrimogeni. Durante il corteo a un certo punto è stata portata davanti al ministero un'ambulanza che trasportava il corpo di Belaid. Una folla di persone si è radunata nello stesso viale che fu teatro di settimane di proteste durante la rivoluzione del gelsomino. Oggi, come due anni fa, i cittadini cantavano: 'il popolo vuole la caduta del regime'. Si sentivano inoltre intonare slogan come 'No a Ennahda' e 'Ghannouchi assassino', in riferimento al partito islamico moderato al governo e al suo leader. Gruppi di poliziotti in tenuta antisommossa hanno dato la caccia ai manifestanti per le strade. Dopo gli scontri il centro della città è rimasto deserto, con pietre sparse dappertutto, controllato da veicoli blindati della polizia e pattugliato da un carro armato della guardia nazionale.

CORTEI DAVANTI SEDI ENNADHA IN MOLTE CITTA'. Proteste anche in molte altre città, dove i manifestanti hanno attaccato le sedi di Ennadha, il partito islamico moderato al governo. A riferirlo sono Radio Mosaique e Radio Shems FM. A Susa, a sud di Tunisi, la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere una manifestazione.

LA REAZIONE DI ENNADHA. Il governo, da parte sua, respinge le accuse. Il leader di Ennadha, Rachid Ghannouchi, afferma che dietro l'omicidio ci sono "partiti i cui interessi sono minacciati dalla rivoluzione e dalla transizione democratica". Parlando con Associated Press, Ghannouchi ha definito il fatto "un crimine ignobile" e ha porto le condoglianze alla famiglia e ai sostenitori di Belaid, chiedendo un giorno di lutto. Il ministero dell'Interno ha definito il fatto "un atto terroristico".

MARZOUKI: MINACCIA A TUTTI I TUNISINI. Condanna unanime dell'omicidio. Il presidente Moncef Marzouki, che si trovava a Strasburgo, parlando davanti al Parlamento Ue ha detto che si tratta di una minaccia contro tutti i tunisini, ma ha avvertito: "Questa è una lettera inviata a noi e che ci rifiutiamo di aprire: noi respingiamo questo messaggio e continueremo a smascherare i nemici della rivoluzione". Poi ha deciso di tornare in patria annullando la visita prevista al Cairo, dove avrebbe dovuto partecipare al summit dell'Organization of the Islamic Conference.

LA CONDANNA DI HOLLANDE E DEGLI USA. "Questo omicidio priva la Tunisia di una delle sue voci più coraggiose e libere", ha commentato il presidente francese François Hollande esprimendo la sua condanna per l'omicidio di Belaid. "Durante la sua vita politica, Belaid è stato impegnato a combattere per la libertà, la tolleranza e il rispetto dei diritti umani", ha concluso l'inquilino dell'Eliseo. Per gli Stati Uniti l'assassinio è stato "un atto codardo". L'ambasciata degli Usa a Tunisi ha condannato i fatti, aggiungendo che "invitiamo il governo tunisino a condurre una indagine giusta, trasparente e professionale per assicurare che i responsabili vengano portati davanti alla giustizia".

DUE ANNI FA LA CADUTA DI BEN ALI. L'omicidio di oggi giunge mentre il governo tunisino sta negoziando con i partiti d'opposizione per un rimpasto e possibilmente per estendere la coalizione al potere. Settimane di colloqui, tuttavia, non hanno ancora portato a nulla perché i partiti sembrano incapaci di raggiungere un accordo sulla redistribuzione del potere. Pochi giorni fa, il 14 gennaio, era stato ricordato il secondo anniversario della caduta di Ben Ali a seguito della rivoluzione del gelsomino. Le rivolte erano partite il 17 dicembre del 2010, quando il venditore ambulante 26enne Mohammed Bouazizi si era dato fuoco nel piccolo paesino di Sidi Bouzid dando il via, inconsapevolmente, a una serie di proteste destinate a cambiare il volto del mondo arabo dall'Egitto al Marocco alla Libia. A 24 mesi dalla fuga dell'uomo forte della Tunisia, la preoccupazione principale dell'opposizione sono appunto le 'Leghe per la protezione della rivoluzione', denunciate anche da Belaid. Inizialmente si trattava di comitati creati per sorvegliare i quartieri nel caos immediatamente dopo la rivoluzione, ma il loro profilo si è via via trasformato e le Leghe sono state coinvolte in aggressioni agli oppositori dell'esecutivo e in diversi attacchi alla principale sede dei sindacati.

Pubblicato il 6 febbraio 2013